Dalle ceneri del settimanale triestino il Tuono, di cui ho parlato in un post precedente, è nata La Voce di Trieste, per ora nella versione on line, nel prossimo futuro anche su carta. La redazione capeggiata dal direttore Paolo Parovel ha così reagito all'improvvisa chiusura del settimanale decisa dall'editore alla vigilia dell'uscita del primo numero del 2011. Nell'editoriale del direttore disponibile sul sito del nuovo periodico, si legge che "la Voce di Trieste nasce come risposta immediata ad un atto di censura stampa prepotente ed intollerabile per l'intera categoria dei giornalisti". Una censura conseguente, nelle parole di Parovel, alla "linea combattiva d'inchieste documentate sulle reti di malaffare politico-economico che parassitano la città rubandole lavoro, dignità e vita. Dagli appalti all'urbanistica, all'edilizia, al porto, all'ambiente, all'assistenza e alla sanità, ai servizi ed alla spesa pubblici, alla giustizia, agli spazi culturali". La Voce di Trieste propone "una linea di chiarezza, riflessione e cultura indipendente da partiti, illusioni ideologiche, slogan e luoghi comuni, nei valori etici e spirituali cavallereschi di bene, verità, coraggio e difesa dei più deboli". Il nuovo periodico sogna una Trieste "che ritrovi consapevolezza della sua dimensione multiculturale mitteleuropea del passato ed europea del presente e del futuro, liberandosi dai ristagni morbosi nelle suggestioni ideologiche e nazionali del Novecento [...]. Perché Trieste non è solo una delle tante aree produttive in crisi dappertutto. É anche fossilizzata nel ruolo di ex appendice economica e psicologica di frontiera dei tempi della guerra fredda finita vent'anni fa. Una specie di capsula del tempo di pochi chilometri quadrati dove si rimuginano ancora idee e torti veri o presunti del secolo scorso, mentre tutto il mondo circostante - subito oltre il Timavo ed i confini aperti con la Slovenia - vive e lavora nel presente del terzo millennio". Auguri per la nuova avventura!
Dalle ceneri del settimanale triestino il Tuono, di cui ho parlato in un post precedente, è nata La Voce di Trieste, per ora nella versione on line, nel prossimo futuro anche su carta. La redazione capeggiata dal direttore Paolo Parovel ha così reagito all'improvvisa chiusura del settimanale decisa dall'editore alla vigilia dell'uscita del primo numero del 2011. Nell'editoriale del direttore disponibile sul sito del nuovo periodico, si legge che "la Voce di Trieste nasce come risposta immediata ad un atto di censura stampa prepotente ed intollerabile per l'intera categoria dei giornalisti". Una censura conseguente, nelle parole di Parovel, alla "linea combattiva d'inchieste documentate sulle reti di malaffare politico-economico che parassitano la città rubandole lavoro, dignità e vita. Dagli appalti all'urbanistica, all'edilizia, al porto, all'ambiente, all'assistenza e alla sanità, ai servizi ed alla spesa pubblici, alla giustizia, agli spazi culturali". La Voce di Trieste propone "una linea di chiarezza, riflessione e cultura indipendente da partiti, illusioni ideologiche, slogan e luoghi comuni, nei valori etici e spirituali cavallereschi di bene, verità, coraggio e difesa dei più deboli". Il nuovo periodico sogna una Trieste "che ritrovi consapevolezza della sua dimensione multiculturale mitteleuropea del passato ed europea del presente e del futuro, liberandosi dai ristagni morbosi nelle suggestioni ideologiche e nazionali del Novecento [...]. Perché Trieste non è solo una delle tante aree produttive in crisi dappertutto. É anche fossilizzata nel ruolo di ex appendice economica e psicologica di frontiera dei tempi della guerra fredda finita vent'anni fa. Una specie di capsula del tempo di pochi chilometri quadrati dove si rimuginano ancora idee e torti veri o presunti del secolo scorso, mentre tutto il mondo circostante - subito oltre il Timavo ed i confini aperti con la Slovenia - vive e lavora nel presente del terzo millennio". Auguri per la nuova avventura!
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