La Calabria, stupenda terra in grado di coniugare mare e montagna in pochissimi chilometri e le cui specialità gastronomiche sono abbastanza difficili da ricordare esaurientemente per varietà e tipologia, ogni tanto si è presa lo sfizio anche di partorire qualche sportivo degno di questo nome. Così accadde il 5 marzo del 1974, quando il quel della stupenda cittadina di Paola venne alla luce Salvatore Miceli a cui oggi siamo ben contenti di porgere il nostro consueto Buon Compleanno. Centrocampista dai polmoni d’acciaio, cresce nelle file della conterranea Amantea fino a quando viene notato da alcuni osservatori del Cosenza, che decidono di farlo entrare a far parte della primavera. Il suo debutto in serie B avviene nel 1994 con la prima squadra del Cosenza, con la quale rimarrà per tre stagioni di seguito mettendo in cassa cento presenze e quattro reti messe a segno. La stagione successiva arriva il trasferimento al Venezia e la prima stagione lagunare porterà al nostro Salvatore grandi soddisfazioni, nonché la promozione del club nella massima serie. Dopo ventisette partite ed un goal in A, nel ’99 Miceli lascia Venezia e va in prestito al Napoli, squadra con la quale vedrà la seconda promozione in serie A ancora una volta guidato dal tecnico Walter Novellino, lo stesso che portò la Serenissima alla vittoria. E’ proprio vero che non c’è due senza tre, infatti il 2001 porta Salvatore alla corte del Piacenza il quale, a fine stagione, conseguirà a sua volta la promozione in A. Nel 2003 però, con all’attivo soltanto tredici presenze nella massima serie con la maglia del Piacenza, Miceli si ritrova tra i cadetti della Sampdoria e negli anni seguenti vagherà nella stessa categoria indossando le maglie di Piacenza e Catania prima di ritornare a casa in forze al Catanzaro, prima di chiudere la carriera dilettandosi in campionati, appunto, dilettantistici. Un bell’esempio di sportivo, che ha dedicato la sua vita al pallone e che ha saputo anche riadattarsi alle circostanze, non considerando un’onta fare un passo indietro quando ce n’è stato il bisogno. E di questi, ottimi elementi, il calcio ne conta molti di più di quelli che appaiono sui paginoni. A questo punto, è d’obbligo chiedersi quale delle due tipologie sia veramente l’anima del calcio… Come diceva Ligabue, una vita da mediano… a recuperar palloni…
di Andrea Mariani