Un gesto qualificato come storico e' stato quello del presidente croato Ivo Josipović e del premier Zoran Milanović che insieme hanno partecipato alla celebrazione religiosa della Vigilia di Natale ortodosso svoltasi nella chiesa ortodossa di Zagabria. Per la prima volta, il presidente e il premier croati si sono trovati cosi' ad assistere a questo evento. Salutati con applausi dai credenti, i due leader politici croati hanno espresso i loro auguri di Buon Natale al capo della chiesa ortodossa in Croazia, il metropolito Jovan Pavlović. La Vigilia del Natale ortodosso e' stata celebrata anche in altri parti della Croazia dove vive la comunita' serba. "Sono convinto che la celebrazione del Natale anche quest'anno sara' una motivazione per tutti i credenti e per la gente di buona volonta' di promuovere nei loro ambienti comportamenti sociali responsabili, dialogo, pace e collaborazione" si leggeva nell'augurio del presidente croato Ivo Josipović.
L'atmosfera alla Vigilia di Natale nella chiesa ortodossa di Zagabria e' stata quest'anno veramente speciale. All'inizio del suo mandato, a questo evento aveva partecipato anche l'ex presidente Stjepan Mesić, ma questa e' stata la prima volta che il presidente e il premier si sono riuniti insieme ai credenti ortodossi. Evidente e' stato anche l'entusiasmo del capo della chiesa ortodossa Jovan Pavlović il quale tra l'altro ha augurato ai credenti "molta fede e ottimismo perche' la leadership politica si impegnasse a far si' che le nostre negativita' presenti nello stato siano meno possibili e che ci sia il maggior possibile rispetto".
Non e' stato invece cosi' in Kosovo. La Vigilia del Natale ordotosso il presidente della Serbia Boris Tadić l'ha celebrata in Kosovo, piu' precisamente partecipando alla liturgia ortodossa nel monastero di Dečani. Gia' il suo arrivo ha dovuto subire un'accoglienza da non benvenuto. I militanti del movimento "Autodeterminazione" avevano lanciato pietre verso il convoglio di macchine in cui si trovava il presidente serbo. Circa 250 persone hanno manifestato a Dečani contro la visita del capo dello stato serbo mentre per la sua sicurezza hanno provveduto i rappresentanti della Kfor e dell'Eulex. Manifestazioni di protesta si sono svolte anche a Peć. I manifestanti oltre a denunciare la politica di Tadić paragonandola con quella di Milošević avevano indicato che i serbi kosovari godono di assoluta liberta' religiosa in Kosovo a differenza degli albanesi di Preševo, Bujanovac e Medveđa. Va ricordato che il monastero di Visoki Dečani e' oggi il piu' grande ed il miglior custodito monastero medievale serbo conosciuto soprattutto per i suoi affreschi del 14-esimo secolo. A Dečani oggi vive esclusivamente la popolazione albanese e il monastero e' assicurato dai rappresentanti italiani del contingente della Kfor.
Il messaggio del presidente serbo e' voluto essere quello di pace: "Invio un messaggio di pace a tutti, non soltanto ai serbi bensi' anche agli albanesi, a tutta la gente che vive in Kosovo e Metohija, un messaggio di pace anche alle persone di altre religioni, con il desiderio di collegare tutti non rinunciando pero' alla nostra identita' e valori, alla nostra chiesa, al nostro credo, credendo proprio nella pace" ha sottolineato Tadić. Ma nell'intervista per la TV "Most" (Ponte) di Zvečani, Tadić ha ribadito che non accettera' la richiesta di abolire le istituzioni serbe in Kosovo perche' cio' significherebbe a lungo termine il trasferimento della popolazione serba dalla provincia. Ha rieptuto che l'idea di spegnere le istituzioni rappresenta una grande pressione che arriva da quei paei che sono molto influenti, da parte delle grandi potenze – membri del Consiglio di Sicurezza che hanno riconosciuto il Kosovo e che desiderano mettere questo problema ad acta. Il presidente serbo ha ribadito che l'abolizione delle istituzioni serbe e' completamente impossibile. Tadić ha aggiunto che se avesse accettato che la Serbia rinunciasse alla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza quando si tratta della rappresentanza regionale delle istituzioni del cosidetto stato indipendente Kosovo, la Serbia avrebbe sicuramente ottenuto lo status di candidato all'adesione. Tadić ha sottolienato che bisogna trovare la soluzione che prende in considerazione non soltanto gli interessi nazionali serbi bensi' anche quelli albanesi e che pensa che cio' sia possibile. "La Serbia non accetta l'indipendenza del Kosovo e non lo accettera' mai. Cio' si basa sulla Risoluzione 1244 e sulla nostra Costituzione ma accettiamo la posizione delle grandi potenze che e' impossibile la divisione del Kosovo" ha detto il capo dello stato serbo.
Molto dura e' stata la reazione di Priština. Per voce del vice del premier kosovaro e ministro della giustizia Hajredin Kući il governo kosovaro ha detto che non permettera' in futuro l'ingresso al presidente della Serbia Boris Tadić in Kosovo a causa delle sue dichiarazioni politiche nel monastero di Visoki Dečani. Per la televisione di Priština Kući ha precisato che Tadić ha abusato della sua visita al monastero dichiarando che il Kosovo e' terra serba e che la Serbia non riconoscera' mai l'indipendenza del Kosovo, in piu' che non intende ritirare le strutture parallele al nord del Kosovo. Sempre in occasione della festa di Natale a Dečani, Tadić aveva detto che "qui a Visoki Dečani non si puo' dire nient'altro e per questo il monastero e' il luogo sacro non soltanto per il popolo serbo bensi' per tutta la gente che visita il nostro Kosovo e Metohija, la nostra terra. Questo e' il nostro comune territorio europeo".
[*] Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda giovedì 12 gennaio