Varchi quella soglia e sei un fallito. Per sempre.
Mi sono fatto forza e sono entrato. Di fretta, quasi col fiatone e con le parole che martellavano al centro del petto. Non è stato affatto semplice, no. Orgoglio, forse vergogna. Chissà che aspetto avevo mentre casualmente giravo intorno all’isolato. Avanti e indietro per un paio di giorni, aspettando che la città si distraesse. Che non badasse a me e al colletto della mia camicia spelacchiato. Con tutte le lucine che le facevano l’occhiolino, perché sembrava interessata soltanto alla mia andatura rassegnata, a questo sguardo che punta e non guarda?
Non la ricordo neanche la scritta dell’insegna. I colori, sì. Nero e giallo come la divisa del Borussia Dortmund, quelli del 3-1 alla Juve nella finale di Champions 1997. Sfondo nero e scritta gialla, a caratteri cubitali: COMPRO ORO. Sotto, qualcosa che si riferiva al pagamento: “in contanti”, “immediato”, o giù di lì.
- Nel periodo di Natale la quotazione dell’oro dovrebbe salire, è bene approfittare di quei giorni per concludere un buon affare.
Credo di averla ascoltata da qualche parte questa dritta, qualcuno deve avermela soffiata come rimedio da adottare in caso di emergenza. Che puntualmente è arrivata.
Non avevo altra scelta, con il piano di rateizzazione per il pagamento della bolletta appeso all’albero come una pallina. Va bene l’affitto scaduto da mesi e mesi, bontà del proprietario della mia abitazione, ma il taglio della corrente no. Inizierò a pagare alla fine di gennaio, quattro rate mensili. Nel frattempo arriverà il primo trimestre del prossimo anno, ma che importa. Non sono nella condizione di pensare a cosa potrà accadere da qui a quattro mesi. Non so neppure se sarò ancora vivo, tra quattro mesi.
Ricordo però il sorriso dell’uomo dell’oro. Uguale a quello del mio medico da bambino, quando tentava di farmi ingoiare l’antibiotico:
- È uno sciroppo buonissimo. Dolce. Non è vero che è amaro. Lo bevono tutti i bimbi che vogliono diventare imbattibili nella corsa.
Quel sorriso che non riesce affatto a nascondere il trucco. Che sa di fregatura lontano un miglio. Però non mi ha chiesto nemmeno la carta d’identità, una cortesia inconsueta che ho apprezzato. È stato come andare da una puttana senza essere riconosciuto da nessuno. Tutto sommato, va bene così.
La bilancia elettronica è stata feroce: 22 grammi. E sì che avevo rovesciato sul bancone i miei quarant’anni tradotti in oro. Battesimo, comunione, anniversari e altri eventi meritevoli di gioielli insignificanti che mai ho indossato. Non abbiamo idea di quanta vita possa contenere un sacchetto di carta per le caramelle. Pazienza se equivale a otto banconote da 50 euro e due da 20. Quel che conta è che Babbo Natale arriverà anche per i miei figli. Ci concederemo un pranzo diverso da quello striminzito che ogni tanto attendo tra un clochard e un indiano, in fila alla mensa della Caritas. Stapperemo anche lo spumante, se spumante può contenere una bottiglia prezzata 99 centesimi.
E sarà Natale anche per noi.