Natura morta con briciole, di Anna Quindlen – Recensione

Creato il 07 agosto 2014 da Visionnaire @escrivere
Titolo: Natura morta con briciole
Autore: Anna Quindlen
Editore: Cavallo di Ferro
Pagine: 288

Trama (dal sito dell’editore): Rebecca Winter è, o meglio era una famosa fotografa, considerata un tempo un’icona femminista. Ormai diventata una donna matura, la sua carriera subisce una pericolosa battuta d’arresto; così, in cerca di un luogo in cui ricominciare la propria vita dopo il doloroso divorzio dal marito che l’ha lasciata per una ragazza più giovane, Rebecca abbandona il suo appartamento di New York e si trasferisce in un cottage di campagna, nella speranza di ritrovare dentro di sé quel genio creativo che l’ha portata ad essere un’artista di successo.
Ma come fa una celebrità di città ad adattarsi alla vita fra i boschi? Eccola allora alle prese con il suo nuovo mondo mentre si trascina dietro le macerie del vecchio. Tuttavia il destino ha ancora in serbo qualcosa per la fotografa che aspetta dentro di lei.
Scritto con una prosa brillante e potente, Natura morta con briciole è un romanzo che commuove, diverte e racconta di emozioni inattese. Un viaggio al centro della vita di una donna, del suo cuore, dei suoi pensieri, alla scoperta delle sorprese che l’esistenza può riservare.

Recensione:

Natura morta con briciole è la foto più fortunata di Rebecca Winter. Appartenente a una serie di scatti denominata Piano di Cucina, la fotografia è diventata icona del movimento femminista, fruttando fama e denaro a Rebecca. Ma sono anni che la donna non produce più niente di interessante e la conseguente condizione economica in declino le toglie il sonno. Se prima arrivavano royalties e inviti a eventi mondani, adesso sono solo conti da pagare, e il bilancio fra entrate e uscite è decisamente negativo.
Rebecca ha sessant’anni all’inizio della storia, un’età in cui si dovrebbe godere dei frutti del proprio lavoro, degli affetti ormai saldi, mentre invece tutto crolla, o l’ha già fatto, intorno a lei. I suoi genitori non sono più autosufficienti – e alimentano le uscite per pagare la casa di riposo per la madre e l’affitto del padre – il marito è un ex-marito risposato e la bella casa a New York diventa l’unica fonte di sostentamento. Rebecca infatti decide di affittarla temporaneamente per avere un’entrata e va a vivere in un piccolo cottage in campagna.
È così che la troviamo nell’incipit, mentre rimugina sui propri problemi e su quanto il cottage, incantevole nelle fotografie che aveva visto, sia scomodo, ammuffito e spartano. Sono divertenti queste prime pagine, ma l’ironia attraversa tutta la storia. Uno stile di scrittura leggero e di piacevole lettura, senza essere però superficiale, con capitoli che scorrono veloci, è uno dei punti di forza del romanzo; uno stile che Anna Quindlen deve aver maturato negli anni in cui scriveva come giornalista per il New York Times. Insieme, c’è anche una buona capacità di analisi, almeno per quanto riguarda la protagonista.
Il suo percorso, forse un po’ scontato – lo capiamo subito che ritroverà se stessa, un nuovo amore, una nuova linfa creativa – è arricchito da ricordi ed eventi che ci fanno capire cosa ha portato Rebecca a essere quella che è: una donna non è più soddisfatta di se stessa, spenta mentre si trascina nei doveri, con un blocco creativo.
Meno approfonditi sono gli altri personaggi, che interpretano più che altro dei ruoli prestabiliti e arrivano con meno forza al lettore.
Non è però un libro di sola analisi interiore. C’è una trama che si dipana senza lungaggini, in modo piuttosto classico: un nuovo incontro, l’avvicinamento, l’evento che riallontana e un finale felice. Elementi da romance che vedono mescolate le vicende da fotografa della protagonista, ma che non rendono la lettura particolarmente avvincente. Sono, appunto, lo stile e la caratterizzazione di Rebecca ad avermi interessata di più, e ad aver dato un significato più ampio a un romanzo che, per tematiche e modo in cui gli eventi accadono, non rientrerebbe fra le mie letture preferite.
Mi sono infatti chiesta quanto ci fosse dell’autrice nella sua protagonista, in fondo entrambe fanno un lavoro creativo in cui la crisi è sempre dietro l’angolo, hanno un’età simile, ma non conosco ulteriori elementi biografici per continuare l’analogia. Certo è che la sensazione è quella di un personaggio realistico, e questo è sicuramente un pregio. Ho apprezzato meno il tema della rinascita, già visto e già letto.
In sintesi, il romanzo si lascia leggere con facilità e se si cerca qualcosa di leggero e di positivo, può essere adatto.

Voto:

  • Nerina

    Chi sonoBella domanda. Se fossi una filosofa riempirei pagine e pagine a questionare sull'essere. Ma non sono una filosofa. Amo scrivere, ma il più delle volte odio come lo faccio. Mi trovo bene fra i branchi di cani. Mi piace l'acqua. Bere dalla bottiglie e le piscine. Tutto qua ^^


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