Di Marco Crestani
Avrei dovuto saperlo quel pomeriggio, quando ci eravamo stretti la mano, che non avrei più rivisto Mr Black. Così non l’avrei lasciato andare. Oppure l’avrei costretto a continuare la ricerca con me. O gli avrei raccontato che papà aveva telefonato mentre ero in casa. Invece non lo sapevo, proprio come non sapevo che sarebbe stata l’ultima volta che papà mi rimboccava le coperte, perché non sappiamo mai niente.
(Jonathan Safran Foer, da “Molto forte, incredibilmente vicino“)
Il giovane autore di “Molto forte, incredibilmente vicino” e di “Ogni cosa è illuminata” è oggi uno dei più originali scrittori della sua generazione che con umorismo, tenerezza e stupore ha affrontato i traumi della nostra storia recente.
In un’altra intervista a BookPage, Jonathan Safran Foer ha confessato che gli piace scrivere “in movimento” e che “Molto forte, incredibilmente vicino” lo ha per la maggior parte scritto alla New York Public Library, al caffè, ma anche in case di amici.
C’è qualcosa nella vita sociale in quanto a naturalezza, spontaneità, immediatezza, vivacità che può essere molto utile per chi scrive, dice.
Forse per questo la sua immaginazione è così fresca e “fresh” è davvero una parola indovinata per descrivere il suo linguaggio scritto.