Nature morte (non morte): fiori fiamminghi

Creato il 10 febbraio 2014 da Artesplorando @artesplorando

Jan Bruegel il Vecchio, natura morta con fiori in vaso

Quando si parla di nauture morte, non si può non parlare di fiori. E non si può non parlare dei fiamminghi. Tra tutti loro certo spicca Jan Bruegel il Vecchio, figlio di Pieter Bruegel il Vecchio e fratello del minore Pieter Bruegel il Giovane. Ebbe la fortuna, sul finire del Cinquecento, di incontrare il buon cardinal Federico Borromeo (nostra vecchia conoscenza), il quale se lo portò a Milano dandogli da fare. Se ne tornò poi ad Anversa nel 1596 con un potente bagaglio di immagini italiane d'avanguardia che mescolò con le sue fantasticherie fiamminghe. Aveva imparato dagli italiani forse, l'affetto per la mosca nei dipinti che divenne poi passione per ogni tipo di animaletto. Trasmise questa sua inclinazione bizzarra a Balthasar van der Ast, che di citazioni ambrosiane sembra farcito, al punto tale che le sue variazioni sulla Canestra del Caravaggio darebbero la prova che il cardinale possedesse il dipinto già nel 1596. Il resto della fantasia di Balthasar gli veniva dal suo maestro Bosschaert. In fondo gli olandesi hanno un profondo legame con i fiori, in particolare i tulipani. I mercanti olandesi andavano matti per i bulbi di tulipani, simboli del fiore perenne d'Oriente e della loro personale indipendenza e ricchezza. Pensate che i prezzi salirono al punto che negli anni '30 del Seicento un bulbo poteva costare quanto un tiro a quattro cavalli, e un cuoco fu processato per avere affettato un bulbo prenendolo per una cipolla fuori misura. Poi come sempre accade in questi casi, nel febbraio del 1637 i prezzi crollarono e fu un disastro con fallimenti e suicidi. Quanta storia in un fiore!

Balthasar van der Ast, canestra


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