Vincenzo Campi, fruttivendola
Ci rendiamo conto raramente di ciò che era l'alimentazione prima della rivoluzione fisiocratica settecentesca che introdusse nella vita quotidiana il pomodoro, lo spaghetto, la patata e che diede finalmente retta ai dettami, fino ad allora poco seguiti, san Carlo Borromeo che promuoveva il granturco. Era d'obbligo il cavolo. Le prime nature morte, precedenti addirittura le invenzioni caravaggesche, sono quelle di Vincenzo Campi, cremonese non a caso, poiché Cremona nel Cinquecento era più popolosa di Londra ed era la più ricca centrale d'alimentazione nella più ricca parte d'Europa, la Lombardia. La sua Fruttivendola, leggermente fiera e imbarazzata, s'è vestita per la festa e propone il campionario completo di ciò che la campagna fornisce attraverso le stagioni, dalle cerese (ciliege da sempre note) ai perzigh ( le pesche da poco introdotte dalla Persia). Ci ritroviamo i fichi scoperti nella dieta ebraica e il gelso, del quale la foglia era ghiottoneria per i bachi da seta, mentre il frutto per i bimbi.Poi nel Cristo in casa di Marta e Maria, riecco la serva vestita chic che s'è cambiata d'abito. Il menu è lombardo e completo: radici, carote e cavoli, pesci rigorosamente d'acqua dolce, in mezzo alla piccola cacciagione di pennuti e un cinghialetto. Il dipinto ha una evocazione evangelica, perché narra la cucina dove Marta è al lavoro e dove Gesù viene a farle i complimenti per l'opera.Far bene la spesa è metà del cucinare!!!Vincenzo Campi, Cristo in casa di Marta e Maria