Naufraghi

Creato il 06 dicembre 2011 da Francosenia

Si nutrivano di radici, lombrichi ed uccellini, e questo in regime di lavori forzati, ma era solo l'inizio della triplice tragedia dei repubblicani spagnoli - tra i quali molti astruiani - rinchiusi nei gulag di Stalin. In primo luogo, subivano una sorta di "sequestro politico", difficile da spiegare. Loro erano "rossi" e si trovavano nella patria di riferimento dei "rossi", l'Unione Sovietica. In secondo luogo, non potevano tornare in Spagna, o in Francia, perché i capi del Partito Comunista (PCE) Spagnolo in Unione Sovietica "hanno una responsabilità enorme dal 1948, perciò non vogliono che lascino la Russia e raccontino cosa è loro successo". Questa ipotesi, la sostiene Secundino Serrano, autore di un libro pubblicato recentemente, «Españoles en el gulag. Republicanos bajo el estalinismo» (Ediciones Península).
Secundino Serrano (nato a León, nel 1953), ha studiato Geografia e Storia presso l'Università di Oviedo e, nella ricerca che ha portato al suo libro, ha raccolto alcune testimonianze degli asturiani che furono vittime dei due conflitti, la guerra civile spagnola e la Seconda Guerra Mondiale.
E la terza tragedia, per quegli uomini, fu che anche il PCE li accusò di essere "spie infiltrate" o "falangisti mascherati" che si erano mescolati ai repubblicani. La verità è che i Repubblicani, dal 1948, dovettero "frequentare" gli stessi gulag in cui venivano rinchiusi i membri della División Azul, l'esercito franchista che combatteva in Russia a fianco di Hitler, catturati dai sovietici. Questa coincidenza forzata di destini venne sfruttata dal PC  per "insultare così quei repubblicani che volevano trattenere in Unione Sovietica."
Secundino Serrano ha raccolto testimonianze di asturiani come Avelino Acebal Pérez, nato a Jiove (Gijón) nel 1894, che fu nel gulag dal giugno del 1941, quando fu arrestato ad Odessa insieme ad altri 44 marinai spagnoli. Nel 1942, quei marinai, insieme a 25 piloti, vennero trasferiti in Kazakistan, in tre campi. Nel 1948 vennero portati ad Odessa, e poi transitarono per i gulag di Cherepovets e Bovoroski, nella Russia europea. Avelino Acebal venne rilasciato nel 1954, tredici anni dopo, ed arrivò nel porto di Barcellona il 2 Aprile 1954, sulla nave greca "Semíramis", insieme ad altri 285 prigionieri spagnoli dei gulag, tra cui 38 repubblicani.
Avelino era stato fuochista sulla nave «Inocencio Figaredo», insieme ad altri marinai come Victor Rodriguez Bango (Oviedo, 1916). Ma "ad Odessa Bango firmò un documento in cui si criticava il deviazionismo dei piloti e dei marinai, ed accettava di rimanere a vivere in Unione Sovietica" - spiega Secundino Serrano. Bango venne poi rilasciato nel 1948, e tornò in Spagna il 18 dicembre 1956, in una delle sette spedizioni che riportarono in Spagna più di duemila "Russi Spagnoli". Un terzo marinaio, Julio Martinez Berros, di Gijon, morì durante la deportazione del 1941, mentre lavorava su una strada tra Norilsk e Dudinka, nel Circolo Polare Artico. Ed un quarto, José Sáez Menendez (Gijon, 1900), viene dato per disperso, negli archivi del governo repubblicano in esilio. Esiste almeno un altro asturiano, Manuel Martínez Vázquez (Navia, 1910) che venne arrestato a Berlino nel 1945 e poi portato in Unione Sovietica e confinato in un campo di lavoro.
Secundino Serrano elabora nel suo libro le cinque tipologie dei repubblicani sottomessi nel gulag sovietico. In primo luogo, c'erano i "marinai", che la fine della guerra civile sorprende mentre si trovano in Unione Sovietica. "Le autorità russe sequestrano le navi ed i marinai vengono riuniti in un albergo, ad Odessa", spiega Serrano. Quattro sono gli asturiani che rientrano in questa tipologia. Dopo, "vengono i piloti, o gli allievi dell'aviazione che erano andati a seguire un corso di sei mesi, in Unione Sovietica, per pilotare gli aerei russi che erano stati venduti alla Repubblica". Anche questi vengono sorpresi dalla fine della guerra civile, mentre si trovano in Russia. Nessun asturiano risulta in questo gruppo. Il terzo tipo è quello dei "berlinesi" che erano "detenuti a Berlino nel 1945." E' il caso già citato di Manuel Martinez. Il quarto gruppo sono gli "esuli politici, i pedagogisti ed educatori, che erano andati in Russia con i cosiddetti "figli della guerra". Il quinto tipo è quello dei "disertori pianificati", ed anche in questi non si registrano asturiani. Questi "disertori erano uomini di sinistra, molti del PCE, che si arruolarono nella División Azul in modo programmato, perché in Spagna avevano reso loro la vita impossibile, con ritorsioni e rappresaglie." Il loro scopo era quello di "raggiungere l'Unione Sovietica e passare con l'Armata Rossa. E ci riuscirono, ma incapparono nello stesso degli altri repubblicani, invece di venire incorporati nell'esercito, o tornare liberi, vennero mandati nei campi di lavoro".
Le vicende di tutti questi repubblicani, circa 200 in totale, hanno avuto diverse fasi, spiega Secundino Serrano. "La maggior parte dei Repubblicani aveva deciso di restare in Unione Sovietica, con un lavor e una vita normale, ma il problema era per quelli dei 200 che non volevano tornare tornare in Spagna per paura della repressione, ma non volevano nemmeo restare in Unione Sovietica". Questa situazione "sembrava incomprensibile ai sovietici, ed al Partito Comunista Spagnolo, perché si trattava di gente di sinistra che alla Russia preferiva la Francia, o l'America Latina, dove probabilmente avevano dei parenti." Il fatto è che quei repubblicani "si fermarono lì, come sul confine, e infatti vennero ben nutriti e curati per due anni, senza lavoro e con una paga; i marinai, ad Odessa, ed i piloti, alla periferia di Mosca". Ma tutto si complica, a partire dal 21 giugno 1941, quando comincia l'"Operazione Barbarossa", ovvero l'invasione dell'Unione Sovietica da parte della Germania nazista. "Da quel giorno, tutti gli stranieri sono sospetti e qualsiasi straniero che procura problemi è doppiamente sospetto, per cui una settimana dopo l'invasione i repubblicani spagnoli erano già nei campi di lavoro".
Per quanto riguarda gli asturiani, Serrano, riesce a localizzare anche loro, in Unione Sovietica, ma non si trovavano nel gulag. "Nel 1942 e nel 1943, l'esercito nazista fece prigionieri, nel Caucaso e in Finlandia, 37 'bambini della guerra', e di questi undici erano asturiani" - racconta Serrano. "Tra loro ci sono due storie molto particolari: uno di essi si chiamava Roberto Montes Rodríguez, soprannominato "Cantinflas", e l'altro era Eloy Álvarez Alonso, "el Ruso". I due vennero portati in Spagna, aggregati ai nazisti, e poi finirono per unirsi alla guerriglia asturiana, al maquis, e nel 1950, quando venne preso Caxigal, morirono in uno conflitto a fuoco vicino Laviana". "Cantinflas" e "el Ruso" avevano subito un processo di rieducazione ed erano arrivati a Madrid con la divisa dei falangisti, ma finirono la loro vita nella guerriglia".
Dopo il ritorno dei repubblicani, dal gulag, in Spagna, incluso l'asturiano Avelino Acebal, "il quale batte tutti i record di permanenza nei campi di lavoro forzato, 13 in totale," l'effetto dell'Unione Sovietica di Stalin su questi uomini era stato definitivo, "Nel complesso, erano tutti anti-comunisti viscerali, come si può immaginare; erano stati repubblicani, alcuni erano stati comunisti, ma dopo anni di gulag, senza nessuna spiegazione più o meno logica, erano fondamentalmente anti-repubblicani", conclude Secundino Serrano.
La triplice tragedia russa era stata efficace, ma nella direzione opposta.


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