La mostra Navi, squeri, traghetti da Jacopo de’ Barbari, realizzata grazie alla collaborazione e al sostegno di Società Duri i Banchi di Venezia, conduce lo spettatore dentro il brulichio di attività del porto e dei cantieri nautici, gli “squeri”. Nell’epoca d’oro dell’antica Repubblica erano numerosi, concentrati specialmente nel sestiere di Castello. Lì nascevano le imbarcazioni adatte ai fondali bassi della laguna: gondole, sandoli e altre barche tipiche veneziane. I vascelli progettati per il mare aperto, dalle navi da carico alle galere da guerra, prendevano invece forma all’Arsenale. Quest’ultimo campeggia nella celeberrima veduta di Venezia a volo d’uccello di Jacopo de’ Barbari, di cui la Fondazione possiede uno dei primi esemplari. La pianta lo disegna com’era nell’anno 1500 con le tese, i bacini, le torri e le mura che ancora in parte lo cingono. Proteggevano la flotta e i segreti dell’organizzazione formidabile del cantiere di Stato, che fu la prima vera fabbrica della storia.
Proiettati alle pareti, i dettagli suggestivi della carta, con le rive piene di vita, i mercantili numerosi alla fonda intorno alla Dogana, il traffico in Canal Grande e le scene di regata, daranno la sensazione di muoversi nella Venezia marinara di quel tempo. Sarà un’esperienza appassionante confrontarli con le riproduzioni virtuali di altre stampe e di dipinti. L’incisione del De’ Barbari è una sbalorditiva xilografia in sei tavole, di quasi tre metri di larghezza per un metro e mezzo d’altezza, considerata fin dall’inizio, per le qualità estetiche e la padronanza della prospettiva, un capolavoro della storia della cartografia. L’esemplare della Querini risale al primo stato: porta la data in numeri romani MD e il campanile-faro di San Marco vi compare ancora privo di cuspide.
L’affiancano, restaurate, altre opere, tratte dalla spettacolare miscellanea “Arsenale di Venezia e Marina“, pressoché inedita, patrimonio anch’essa della Fondazione. È una raccolta di centoquarantadue tra acquerelli, disegni preparatori a penna, acqueforti, bulini. Spiccano per valore documentaristico, ma anche per l’eccellenza artistica, i disegni della Pianta a colori dell’Arsenale, delineata dal perito Filippo Rossi nel 1776. Vi sono raffigurati tutti i settori di attività del cantiere, dal punto di raccolta dei roveri allo squero delle galeazze. Straordinarie immagini di naviglio veneziano sono riunite in Navi o vascelli di Vincenzo Maria Coronelli, pubblicato nel 1697.
Chiude idealmente l’esposizione, la Commedia dantesca, aperta su quel Canto XXI dell‘Inferno che descrive l’Arzanà, nella prestigiosa edizione veneziana commentata da Cristoforo Landini. È del 1491, l’anno prima della scoperta dell’America, che avrebbe segnato la fine di un mondo e, con esso, della Venezia ancora trionfante della pianta di Jacopo de’ Barbari.
L’esposizione è a cura di Cristina Celegon e Angela Munari, con la consulenza scientifica di Guglielmo Zanelli.
Progettazione multimediale e allestimento “happytobehappywith”. Ad accompagnare la mostra è il volume Navi, squeri, traghetti da Jacopo de’ Barbari, curato da Guglielmo Zanelli, con prefazione di Giovanni Sarpellon, edito dal Centro Internazionale della Grafica.
Il 22 marzo, alle 18, si terrà un incontro di presentazione della mostra.
Fondazione Querini Stampalia Santa Maria Formosa
Castello 5252, 30122 Venezia
tel 041 2711411 fax 041 2711445
Navi, squeri, traghetti da Jacopo de’ Barbari
23 marzo / 12 maggio 2013
orari di apertura
da martedì a domenica 10 / 18 lunedì chiuso