In relazione all'appuntamento di Venerdì 1 Giugno al Museo Archeologico di Sinnai, ore 18.30, sono lieto di comunicare che, oltre alla programmata visita guidata lungo le vetrine espositive del Museo, sarà allestita una mostra sulla navigazione nuragica. Colgo l'occasione per pubblicare l'articolo riguardante gli studi sul tema.
Osservazioni e riflessioni sulle appendici delle navicelle nuragiche
di Gerolamo Exana (Associazione Archistoria - Sinnai)
Presenti unicamente nelle navicelle bronzee a fondo piatto a sezione trapezoidale, e interpretate come “peducci” dalla gran parte degli studiosi, si prestano facilmente ad altre interpretazioni quando queste sono riprodotte in situazioni tutt’altro che confacenti alla funzione di piedistalli.
La funzione di peducci infatti ha un senso fino a quando questi si ritrovano sistematicamente disposti alla base dello scafo in numero di 4 nei vertici di un rettangolo o di un rombo immaginario;
ma questa non è la situazione reale.
Nell’osservazione delle appendici si notano espressioni che vanno dalle piccole prominenze appena abbozzate, rotte o consumate, alle chiare forme intatte di elementi piani a forma di rettangolo o trapezio, sviluppati obliquamente verso il basso o anche sullo stesso piano del fondo. E’ in questa espressione di “chiare ed esplicite” forme che lo studio deve essere concentrato, in quanto risultato della migliore espressione tecnico artistica del maestro che ha voluto fissare in un oggetto bronzeo ciò che fù di queste antiche navi.
Come in tutti i campi infatti le realizzazioni artistiche possono essere caratterizzate da espressioni di “particolari” appena abbozzati o fortemente stilizzati che possono deviare l’osservatore dalla giusta interpretazione.
Lo studio attento e meticoloso permette comunque di individuare fra le varie espressioni quelle che sono chiara ed evidente forma voluta dal maestro più realista, che riassume nella propria realizzazione tutti gli input meno precisi e realistici delle altre espressioni.
Esempi sulla dubbia funzione dei peducci sono i casi in cui poggiando su un piano orizzontale una navicella con due appendici presso una estremità, si viene a creare la situazione di scafo inclinato.
Situazione di dislivello indesiderata, soprattutto se lo scopo dell’artista era quello di realizzare un modello con peducci o piedini atti a migliorare o stilizzare la stabilità del modello su un piano.
Non solo, spesso poi, si tratta di scafi a fondo piatto con superfici abbastanza larghe tali da non richiedere l’ausilio di peducci. Ancor più se queste navicelle erano destinate ad essere appese.
da notare:
-scafo con fondo notevolmente piatto in cui le appendici non influiscono sulla stabilità.
-peducci orizzontali? se fossero piedini sarebbero rivolti verso il basso.
Le seguenti osservazioni costruttive possono aiutare a comprendere quale possa essere la reale funzione delle appendici;
nello sviluppo si è cercato di non escludere nessuna ipotesi:
Osservazioni a favore della funzione di “peducci”:
-in molti casi sono rappresentati in numero di quattro disposti secondo i vertici di un rettangolo o di un rombo, sollevando lo scafo in modo eguale su tutto lo sviluppo nei riguardi di un piano sottostante.
Osservazioni a favore di altre funzioni:
-ammesso che le navicelle venivano attrezzate di anello per essere appese, a che cosa servivano allora i peducci?
-perché compaiono solo nelle navicelle a fondo piatto sez. trapezoidale e mai in quelle a sez. curvilinea ?
-spesso i peducci sono rappresentati solo in numero di due
-i soli due oltre che al centro compaiono spesso in prossimità delle estremità snaturandone la posizione più logica per la funzione di peduccio
-spesso i due peducci sono inclinati verso il basso di circa 45° e quindi tengono sollevato e inclinato il piano del fondo in corrispondenza del loro innesto
-la loro presenza non è necessaria in quanto spesso il fondo presenta caratteristiche di grande stabilità in quanto piano e abbastanza largo
-le appendici spesso sono rappresentate come pinne di forma pseudo trapezoidale, sviluppate maggiormente in larghezza e lunghezza che nello spessore … un peduccio invece prediligerebbe una forma a bastoncello a sezione tonda o anche quadra, o se vogliamo arricchirlo di stile, a mo’ di zampa.
-uno scafo a fondo piatto è meno stabile di uno scafo a fondo curvo e quindi può necessitare maggiormente di accorgimenti che lo stabilizzino. A parità di scafo esso è dotato di maggiore superficie galleggiante e di conseguenza è soggetto maggiormente ai movimenti di rollio e beccheggio.
Elenco delle ipotesi sulla loro funzione:
-stabilizzatori del rollio nei casi di posizione a rettangolo, a rombo e a coppia singola in prossimità delle estremità
-stabilizzatori del beccheggio nei casi di posizione a rombo (con appendici alle estremità)
-stabilizzatori del rollio nei casi di posizione centrale allo scafo
-stabilizzatori della direzione in supporto dell’unico propulsore remo – timone. Essi (se inclinati verso il basso) impedirebbero la perdita della direzione impressa dal rematore posto su un lato in corrispondenza della poppa (vedi anello scalmiera presente solo nelle navicelle a sez. trapezoidale)
-sistemi per facilitare il disincaglio nei bassi fondali in quanto permettono allo scafo di mantenere un margine di galleggiamento dovuto alle appendici distanzianti dal fondo. Inoltre con delle leve agendo sulle appendici si può ottenere lo spostamento dello scafo
-supporti per lo spiaggiamento della nave tramite sollevamento o traino
-protezioni dello scafo contro urti accidentali (in questo caso i “peducci” andrebbero persi senza creare falla all’imbarcazione in quanto, come osservato in alcuni bronzetti, applicato “esternamente” tramite un’unica barra passante sul fondo.
-speroni per il danneggiamento delle navi avverse
Esempi di “alette stabilizzatrici passive antirollio” utilizzate nei natanti di oggi:
Esempi di alette stabilizzatrici attive:
Osservazioni sulla ipotetica propulsione remiera delle imbarcazioni a fondo piatto marginato:
Esse si caratterizzano per la mancanza dell’albero e della frequente presenza dell’”anello scalmiera” sul lato fiancata presso la poppa.
Il remo in questo caso agiva come propulsore, e la spinta di questo nascendo da un lato appena dietro la metà dello scafo compensava la tendenza alla rotazione dello scafo nel caso il remo fosse posizionato al centro o direttamente all’estremità della poppa.
Inoltre avvicinando o allontanando il remo dallo scafo si modificava la direzione dell’imbarcazione.
Non avendo carena a sezione a curva che conferisse allo scafo un maggiore pescaggio, una certa resistenza allo sbandamento e quindi una buona tenuta della direzione , la presenza di appendici inclinate verso il basso poteva dare supporto alla direzione impostata dal “remo – timone”, impedendo la traslazione o scarroccio e o rotazione indesiderata dello scafo piatto
Conclusioni:
Le navi a fondo piatto sono probabilmente imbarcazioni di media – piccola stazza di costruzione più semplice, condotte da un solo rematore timoniere, sistematicamente prive di alberatura e adatte per acque calme o sottocosta, con bassi fondali, come lagune, stagni o estuari di fiume. Necessitano di stabilizzatori del rollio in quanto per loro natura (piccola stazza , fondo piatto, ampia superficie di galleggiamento e basso pescaggio) soggette ai minimi movimenti della superficie del mare.
Osservazioni sul comportamento idrodinamico degli scafi:
Per le prove sono stati realizzati 5 modelli di scafo, perfettamente identici fra loro in scala 1:25.
Essi riproducono il tipico scafo delle navicelle a fondo piatto e sezione trapezoidale munito di appendici,
questi si differenziano unicamente per il numero e la disposizione delle appendici.
ciò ha permesso di evidenziare le differenti caratteristiche comportamentali individuali che ne derivano dalla presenza e diversa disposizione di queste.
I cinque modelli rappresentano le seguenti tipologie di scafo attrezzati di appendici:
A) Scafo a fondo piatto privo di appendici
B) Scafo a fondo piatto con 1 coppia di appendici ad 1/3 dello scafo in prossimità di una estremità (nei modelli bronzei esistono esemplari con appendici in prossimità sia della prua che della poppa
C) Scafo a fondo piatto con 2 coppie di appendici disposte rispettivamente una a 1/3 dello scafo in prossimità della prua e una a 1/3 dello scafo in prossimità della poppa
D) Scafo a fondo piatto con 2 coppie di appendici disposte rispettivamente una coppia a ½ dello scafo e una coppia lungo l’asse longitudinale dello scafo alle estremità della prua e poppa
E) Scafo a fondo piatto “convesso” con 1 coppia di appendici ad 1/3 dello scafo in prossimità della prua
E’ in fase di realizzazione:
F) Scafo a fondo piatto con una coppia di appendici disposte a ½
G) Scafo di maggiori dimensioni a sezione curvilinea
Test eseguiti sui 5 modelli:
prova di comportamento sul movimento di rollio
prova di comportamento sul movimento di beccheggio
risultato dei test:
A) Scafo a fondo piatto privo di appendici
Risposta al movimento di rollio: movimento di rollio intenso e prolungato nel tempo
Risposta al movimento di beccheggio: movimento di beccheggio veloce
B) Scafo a fondo piatto con 1 coppia di appendici ad 1/3 dello scafo in prossimità di una estremità (nei modelli bronzei esistono esemplari con appendici in prossimità sia della prua che della poppa
Risposta al movimento di rollio: movimento di rollio moderato e limitato nel tempo
Risposta al movimento di beccheggio: movimento di beccheggio mediamente veloce
C) Scafo a fondo piatto con 2 coppie di appendici disposte rispettivamente una a 1/3 dello scafo in prossimità della prua e una a 1/3 dello scafo in prossimità della poppa
Risposta al movimento di rollio: movimento di rollio molto lento con pochi atti di rollio
Risposta al movimento di beccheggio: movimento di beccheggio mediamente veloce
D) Scafo a fondo piatto con 2 coppie di appendici disposte rispettivamente una a ½ dello scafo e una lungo l’asse longitudinale dello scafo alle estremità della prua e poppa
Risposta al movimento di rollio: movimento di rollio molto lento con pochi atti di rollio
Risposta al movimento di beccheggio: movimento di beccheggio mediamente lento
E) Scafo a fondo piatto “convesso” con 1 coppia di appendici ad 1/3 dello scafo in prossimità della prua
Risposta al movimento di rollio: movimento di rollio più veloce del modello B ma con meno atti di rollio
Risposta al movimento di beccheggio: movimento di beccheggio mediamente veloce
F) Scafo a fondo piatto con una coppia di appendici disposte a ½
Risposta al movimento di rollio: movimento di rollio molto lento con pochi atti di rollio
Risposta al movimento di beccheggio: movimento di beccheggio mediamente veloce
G) Scafo di maggiori dimensioni a sezione curvilinea
Risposta al movimento di rollio: movimento di rollio mediamente lento con pochi atti di rollio
Risposta al movimento di beccheggio: movimento di beccheggio mediamente lento
Conclusioni:
Le prove hanno evidenziato una “certa” influenza della presenza di “appendici” sul comportamento dello scafo piatto a sezione trapezoidale in acqua.
Nello specifico la loro presenza aumenta la stabilità dello scafo piatto nei confronti del movimento di rollio e beccheggio
Nelle prove il modello G a sezione “curvilinea” di maggiori dimensioni o stazza si comporta con una discreta tenuta del rollio e del beccheggio, a dimostrazione che, come rappresentato dai modelli bronzei, le navi a fondo piatto a sezione trapezoidale dovevano essere corrette o stabilizzate con delle appendici in quanto per la loro conformazione e minore stazza, più soggette ai movimenti di rollio e beccheggio.
In particolare la sezione trapezoidale dello scafo a fondo piatto crea un momento di brusco cambiamento di assetto in fase di rollio in quanto le superfici della carena formano due angoli d’azione nei confronti del liquido sostenente che non consentono di assorbire, addolcire e limitare i movimenti di rollio come si verificherebbe invece in uno scafo a sezione curvilinea e di maggiore stazza.