ANIMA DI POESIA
TraccePerLaMeta Edizioni, 2014, pp. 80
ISBN: 978-88-98643-08-0
Poesia
Poesia come ricerca di cospirazioni iperboliche
Poesia nitida, chiara, coinvolgente per il tentativo di scalare la montagna della vita e carpirne da là gli orizzonti più lontani. Ho avuto il piacere di seguire l’evoluzione della poetica di Marcuccio, e, sinceramente, in questa silloge, Anima di Poesia,continuano e si sviluppano le tematiche introspettive e analitico-formali del Nostro: l’attenzione per il figurato, per l’essenzialità della forma, per un crescendo di stilemi che diano corpo ad un sentire generoso e gorgogliante. Un andare malizioso e al contempo spontaneo in cui versi estremamente brevi, trisillabi, si alternano a stesure più ampie (novenari, decasillabi, endecasillabi), per concretizzare le modulazioni dei patemi vicissitudinali:
la punta di un albero in piazza
espande
propaggini
profumi
nella notte
la punta di un iceberg nel glaciale
propaga
bufere
all’aurora (Punte).
Una struttura metrica originale e rampante per forzatura significante e sintattica: il verso incipitario è formato da una successione di trisillabi, ed è seguito da tre versi trisillabi a formare la prima strofa. Ne segue una seconda di un solo quaternario, e un’altra ancora di un endecasillabo e due trisillabi. Lo spartito prosodico si chiude con un verso quinario. Una versificazione che intreccia immagini e note musicali di eufonica sonorità da richiedere nel suo ascolto l’accompagnamento di uno strumento musicale. I versi sono sapientemente distribuiti in vista di un effetto euritmico suasivo, generato da una successione di misure alternate: il primo novenario e il sesto endecasillabo dànno il via ad una cadenza che si fa vera sinfonia con la somma degli ultimi tre versi (propaga bufere all’aurora).
il panismo, appunto, dove la notte, il mattutino, il cicaleccio, il mare, l’autunno, la luna, i girasoli, gli alberi, le aurore sono tanti simboli di un’anima tutta volta a concretizzare il suo sentire:
Torna l’estate
col suo incessante cicaleccio,
torna l’estate
per gli arbusti accesi
e per le vie,
per le montagne
e per le valli amiche… (Torna l’estate)
il memoriale:
Com’eri piccolo e indifeso
in quel letto d’ospedale,
caro papà mio… (Caro papà),
le impressioni sensoriali di una realtà sublimata che si sfumano nell’oblio:
… l’aria serena della notte
dolce e cristallina
si rabbuia nella notte;
dolce al mattutino
si dilegua nell’oblio (Gli odori della notte),
dove la serenità, la notte (ripetuta), e il nulla hanno molto a che vedere con la Bellezza e la precarietà della vicenda umana,
l’impegno civile
Tutto hanno perduto,
(…)
I sopravvissuti che sopraggiungono
si perdono in quel mare di cemento,
si confondono nella rovina di quelle case,
e chiedono aiuto, a tutti chiedono aiuto! (Per i terremotati d’Abruzzo),
l’abbraccio del canto nella poesia eponima:
Anima di poesia, non svegliarmi,
lasciami ancora sognare… (Anima di poesia),
e, soprattutto, la coscienza della brevità della vita. L’azzardo a superarne i limiti, lo slancio oltre le soglie che delimitano il nostro essere:
… c’è una soglia che io voglio varcare
in questa pioggia del mio vegetare,
in questo mare del mio non vivere (Eternità).
Una poesia totale, in cui l’Autore abbraccia l’universo umano, delineandone con stupore e meraviglia le bellezze, mutandole in sorprese, ma che ne esprime, anche, quell’inquietudine terrena, quella voglia di elevazione, che è e sarà sempre il nutrimento della grande poesia.
Ed è proprio in lei, in questa eterna avventura che il poeta si rifugia. E’ lì che trova il terriccio fertile per fiorire e ri-fiorire. Perché è proprio la Poesia a dargli il respiro della vita, la luce della notte, un sole che lo illumini:
Siamo come girasoli
ed è la poesia il nostro sole,
che ci fa poeti,
che dà vita ai nostri
caotici pensieri… (Girasoli).
Nazario Pardini
Arena Metato (PI), 10 settembre 2014