Trenta voti per trenta franchigie: ecco il nostro pagellone universitario dopo la 9^ settimana di regular season NBA.
1. New York Knicks: vittoriosi una sola volta nelle ultime 19 uscite. Melo prova invano a tenere in piedi la baracca con oltre 30 punti di media nelle ultime 6, ma il ginocchio sinistro non dà sicurezze e la stessa ala piccola sembra ormai rassegnata: “NY sta morendo”. La peggiore stagione della franchigia, con un titolo che manca da 40 anni.
2. Minnesota T’Wolves: serie aperta di 8 sconfitte. Ad ovest sono stati doppiati da tutti in fatto di successi: 5 per loro, 10 per tutti gli altri (salvo i Lakers a 9),
3. Philadelphia 76ers: tutta Miami aspettava la sfida coi Cavs e loro ne approfittano per cercare di evitare il famigerato 8-74 che sarebbe record NBA, portandosi a quota 4 W.
4. Detroit Pistons: tagliano Smith e riscoprono di essere una squadra NBA e riescono a battere Indiana e Cleveland, con i Cavs rei di aver giocato solo il primo quarto.
5. Charlotte Hornets: finita la benzina che li ha portati a battere Denver e Milwaukee, crollano davanti a Thunder e Magic.
6. Los Angeles Lakers: alla Vigilia ospitano Golden State e, pur senza Kobe, scartano il loro regalo di Natale. Poi finisce la magia ed escono con le ossa rotte dal tris Chicago-Dallas-Phoenix. Un’opportunità in più a Nick Swaggy-P Young non guasterebbe, come dimostrano le 4/6 triple messe proprio contro i Suns partendo dalla panchina, come succede un po’ troppo spesso.
7. Boston Celtics: iniziano a vedersi gli effetti collaterali della cessione del cervello della squadra. Riescono a giocarsela fino in fondo soltanto con Brooklyn, mancando il buzzer-beater per l’OT.
8. Indiana Pacers: settimana discreta per i gialloblu, condita da una notevole vittoria contro New Orleans e poi una a casa Nets.
9. Orlando Magic: percorso identico per la franchigia della Florida. Stesse date, stessi risultati. Le vittorie arrivano a danno dei modesti Hornets e Celtics, si premia la classifica.
10. Sacramento Kings: la prova maestosa di Cousins (39 punti e 11 rimbalzi) è a malapena sufficiente per fare fuori New York, che riesce a rimandare la sconfitta di 5 minuti. Il licenziamento di Malone è ancora una ferita aperta.
11. Utah Jazz: sono su una striscia positiva di 4-1, è probabilmente la ammazzagrandi di questa stagione NBA. Miami, Memphis, Oklahoma, San Antonio, Phoenix, Cleveland le vittime illustri dei ragazzi di Salt Lake City nei primi due mesi di NBA.
12. Denver Nuggets: 7 giorni senza grandi emozioni per i Nuggets, se non fosse per il record di franchigia di The Manimal. Kenneth Faried mette infatti a referto 25 rimbalzi e 26 punti contro i malcapitati Timberwolves.
13. Oklahoma City Thunder: in tutto dicembre hanno vinto due soli scontri diretti per i play-off NBA. Westbrook può anche fare il Westbrook, ma l’ MVP Kevin Durant manca alla causa di OKC, sconfitta da New Orleans (2 volte), Dallas, Portland e Golden State. Solo le crisi di Suns e Spurs hanno concesso un sorriso ai ragazzi di Scott Brooks.
14. Brooklyn Nets: infilano tre successi (non troppo scontati per la loro stagione) consecutivi e poi si perdono in casa contro Indiana. Rimangono comunque aggrappati alla post-season NBA.
15. San Antonio Spurs: dicembre 2014 verrà ricordato negli annali come il peggior mese dei texani dall’inizio del nuovo millennio. Il 7-9 registrato da Duncan e compagni grida vendetta, ma la sensazione è che i numerosi stop occorsi ai Big Three abbiano arrugginito gli ingranaggi di una macchina che sembrava perfetta. Tony Parker verrà preservato ancora a lungo e Kawhi Leonard non sembra prossimo al rientro. Intanto sul campo non si apprezzano più le tanto elogiate spaziature e la creazione di tiri ad alta percentuale. La fretta di tornare in alto sta giocando un brutto scherzo al Pop.
16. Cleveland Cavaliers: arrivano a South Beach convinti di poter fare il colpo e subito vanno sotto di 15. Rimontato fino al pari, ma non riescono mai nel sorpasso nonostante Wade vada 1/10 a cavallo tra terzo e quarto quarto. Contro Detroit giocano agli antipodi, ma il risultato è lo stesso: primo quarto sprint (+15) e poi la testa va ai festeggiamenti del nuovo anno. Dal 17-32 Cavs, i Pistons fanno un parziale di 86-48 e rovinano i programmi di LeBron e compagni. Kyrie non c’era, vero, ma l’assenza pesante sembra essere più quella di Varejao, senza un vero sostituto, che starà ai box fino al prossimo anno alle prese con la rottura del tendine d’Achille.
17. New Orleans Pelicans: sembrano sempre non averne abbastanza, si ritrovano ad un passo dai play-off NBA e ad un passo rimangono. Il problema di molti, ad ovest.
18. Miami Heat: i vicecampioni NBA ospitano i Sixers quasi senza scendere in campo. Tutti sono già al match del ritorno di King James in quel di Miami, e Philly strappa una vittoria che per gli Heat sarebbe un 1. Il metodo però paga, perché l’atteggiamento dei ragazzi di Spoelstra contro Cleveland è da 30. Wade nel primo tempo è da applausi, il secondo regala qualche brivido ai tifosi, ma i Cavs peccano di cinismo e graziano gli Heat. Il tutto senza Bosh, ancora fuori e senza una data di rientro.
19. Los Angeles Clippers: per Paul e compagni vale lo stesso discorso fatto per OKC, ma il loro avvio di stagione permette qualche scivolone in più. Ad oggi i Clippers sono tutto e non sono niente. L’anno scorso con Dunk City avevano trovato una loro identità, quest’anno, con un Blake Griffin cresciuto in maniera esponenziale anche fuori dal pitturato, paradossalmente faticano di più a trovare la via del canestro.
20. Milwaukee Bucks: non sarà la squadra più entusiasmante da vedere, non sarà la migliore da dietro l’arco, non sarà la migliore in schiacciate e neanche la migliore a difendere, ma nonostante tutto (rottura del crociato per Jabari Parker) continuano la loro corsa verso la post-season NBA. Se poi questa corsa continua con una vittoria di 30 sugli Hawks, tanto meglio.
21. Phoenix Suns: 2-0, 0-6, 6-0 è il sunto del dicembre dei viola d’Arizona, che con l’ultimo filotto (gli unici -con Chicago- ad avere uno 6-0 aperto) si riappropriano dell’ottavo posto ad ovest. Contro i Mavericks si riprende anche Gerald Green, che mette 6 triple, dopo il 2/15 dal perimetro di qualche giorno prima.
22. Dallas Mavericks: dopo due partite di rodaggio per l’innesto di Rajon Rondo, il quintetto comincia a girare e sembra non avere più punti deboli. La visione del play ex Boston, l’esplosività di Ellis e il fadeaway di Dirk Nowitzki. Ma soprattutto Dirk Nowitzki. Il tedescone sale all’ottavo posto dei migliori marcatori NBA di sempre nella sfida contro i Lakers, conquistando un applauso anche da Kobe Bryant, da poco sul podio di questa classifica.
23. Memphis Grizzlies: flessione inevitabile, quando tutto il peso dell’attacco deve essere sostenuto da Marc Gasol. Il problema al ginocchio per Zach Randolph ha pesato non poco nell’economia del gioco dei Grizzlies, che riescono a battere Miami paga del successo contro Cleveland.
24. Houston Rockets: in attacco nessun problema, trentelli come se piovessero. In difesa qualcosa è ancora da rivedere: sempre troppo passivi e troppo lontani dai potenziali tiratori sul perimetro. Contro San Antonio (cioè contro Ginobili e Belinelli) sono sempre in ritardo sullo scarico per la bomba da tre punti e infatti pagano dazio.
25. Washington Wizards: sfortunati ad incontrare nel giro di tre notti le due squadre più in forma della settimana (Phoenix e Chicago). NY e Boston rappresentano normale amministrazione, o quasi. Di sicuro per Wall, che concede un 360 lay-up alla platea sia contro i Knicks, sia contro i Celtics.
26. Golden State Warriors: sembravano imbattibili, poi si ammalano di losangelite acuta. Perderne una o anche due ci sta, ma perdere le partite più sentite della stagione contro due squadre non propriamente all’apice della forma non è un segno positivo, ma la stagione NBA è ancora lunga e saprà essere la migliore consigliera.
27. Atlanta Hawks: in Georgia i complimenti si fanno ad aprile. Le 15 vittorie nelle ultime 17 partite sono un bel biglietto da visita, ma non sembrano intenzionati a fermarsi. Il -30 patito dai Bucks è stato subito vendicato con una vittoria proprio a Milwaukee. Mina vagante, e anche qualcosa in più per i play-off NBA.
28. Portland Trail Blazers: è la squadra con il maggior numero di vittorie della lega (avendo giocato qualche partita in più), ma il dato resta significativo. L’OT vinto ad Oklahoma ancor di più, dopo essere stati sotto di 10 a metà del quarto quarto.
29. Toronto Raptors: vincono a Denver e vincono a Los Angeles (sponda Clippers). Un mese senza DeRozan e sembra non essersene accorto nessuno. Lowry e Ross mettono a ferro e fuoco le difese di tutti gli Stati Uniti. E lo dimostrano anche i 120 punti segnati a Chicago, se non fosse che..
30. Chicago Bulls: …che i Bulls nel solo quarto quarto riescono nell’impresa di portare a casa 49 punti. Non succedeva dal 1993, per mano dei Celtics contro i Lakers. Non solo, viaggiano con uno 6-0 aperto grazie alle vittorie tutt’altro che pronosticabili (in serie) contro Memphis, Toronto, Washington, Lakers e New Orleans.
30 e lode. Gli abbracci tra amici-rivali: il primo è palese, LeBron che torna a South Beach con la canotta dei Cavs. Le immagini che riprendono l’abbraccio senza rancori sul parquet tra James e Wade, le risate all’intervallo, il saluto a fine partita, senza vincitori né vinti. O almeno in amicizia. L’altra re-union è quella che vede Kobe e Pau ritrovarsi in Lakers at Bulls nel Christmas Day NBA. Sei stagioni insieme non si dimenticano, ed ecco l’abbraccio sintomo di stima, rispetto e amicizia che lega questi due campioni.
A settimana prossima con il pagellone universitario NBA.
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