Lo Giudice nelle dichiarazioni fatte ai magistrati della Dda di Reggio Calabria, che poi ha ritrattato, si era autoaccusato di tre attentati fatti nel 2010.
L’ex collaboratore di giustizia, boss della ‘ndrangheta, Antonino Lo Giudice (tempi.it)
L’ex boss della ‘ndrangheta e collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice, fuggito il 3 giugno scorso dagli arresti domiciliari, è stato arrestato a Reggio Calabria. A catturarlo sono stati gli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria insieme a quelli dello Sco. Lo Giudice era stato condannato a 6 anni e 4 mesi per la stagione delle bombe e per le intimidazioni ai magistrati di Reggio Calabria nel 2010 tra cui anche il procuratore Giuseppe Pignatone.
Il primo fu quello compiuto contro la Procura generale di Reggio Calabria, davanti al portone della quale fu fatto esplodere un ordigno. Il secondo, pochi giorni dopo, fu l’attentato incendiario contro il portone dell’edificio in cui abita il Procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. La terza intimidazione, infine, fu quella diretta contro lo stesso procuratore Pignatone: davanti agli uffici della Dda fu lasciato un bazooka, la cui presenza fu segnalata con una telefonata anonima fatta da un telefono pubblico alla Polizia.
Tutti episodi che vennero spiegati da Lo Giudice, dopo il suo pentimento, con l’attuazione di una strategia della tensione da parte della ‘ndrangheta contro la magistratura di Reggio Calabria. Nei memoriali inviati ad un avvocato dopo la sua fuga, Lo Giudice ritrattò poi le sue affermazioni autoaccusatorie, dichiarando la propria estraneità ai tre episodi e sostenendo che le dichiarazioni erano frutto delle pressioni esercitate nei suoi confronti dalla Dda di Reggio Calabria.
Le parole del Procuratore generale, Salvatore di Landro. “Sono contentissimo e spero che si riesca a fargli dire la verità, rimuovendo le ridicole giustificazioni rese in passato in ordine agli attentati alla mia persona” ha detto all’ANSA il Procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. ”Sarebbe opportuno soprattutto chiedergli – ha aggiunto – come mai, se egli era l’autore dei due attentati contro di me e quindi portatore di una forte volontà malevola di colpirmi, nelle migliaia di intercettazioni riguardanti lui, suo fratello Luciano e altri del suo entourage, pur imprecando contro vari soggetti, mai, dico mai, Lo Giudice ha fatto riferimento a me o alla mia condotta. Io per i Lo Giudice – è la conclusione del pg Di Landro – è come se non fossi mai esistito. E allora come si giustifica tanto accanimento così pervicace ed aggressivo nei miei confronti?”. (ANSA)