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‘Ndrangheta: tagliano mille ulivi ad una cooperativa che ha detto “No al Pizzo!”, arrestati

Creato il 23 gennaio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

L’azienda si era rifiutata di consegnare l’olio prodotto ad una cosca della ‘ndrangheta. Sono state fermate sei persone accusate di estorsione e tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.

Un campo di ulivi in Calabria (tipitosti.it)

Un campo di ulivi in Calabria (tipitosti.it)

I carabinieri delle compagnie di Vibo Valentia e di Tropea hanno fermato sei persone accusate di estorsione e tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. I provvedimenti di fermo, che sono stati emessi dalla Dda di Catanzaro, hanno colpito quattro persone, accusate di estorsione nei confronti della cooperativa agricola “Talitha Kumi” la quale, nel novembre del 2011, subì un danneggiamento. I quattro fermati sono: Domenico Bonavota, di 35 anni; Domenico Cugliari (55), Gregorio Giofrè (41) e Giuseppe Barbieri (41). Altre due persone sono state fermate per la tentata estorsione ad un imprenditore che opera nel settore della lavorazione del ferro. Si tratta di Antonio Campisi, 23 anni, e Nicola Vittorio Drommi (25), entrambi già ai domiciliari. I due, secondo gli inquirenti, sarebbero vicini alla cosca della ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi.

Mille alberi di ulivo furono tagliati dagli esponenti della cosca Bonavota alla cooperativa “Talitha Kumi” che si era rifiutata di consegnare alla ‘ndrangheta l’olio prodotto. E’ quanto emerge dalle indagini dei carabinieri di Vibo Valentia che stamane per l’episodio hanno fermato quattro persone ritenute vicine alla cosca della ‘ndrangheta dei Bonavota. Il terreno sul quale si trovavano gli alberi, di proprietà di un imprenditore agricolo ed assessore del Comune di San Gregorio D’Ippona, era stato concesso alla cooperativa per la raccolta delle olive e la produzione dell’olio. Alcuni esponenti della cosca Bonavota si presentarono dai responsabili della cooperativa e gli chiesero di consegnare tutto l’olio prodotto. La richiesta fu respinta e la cosca decise di tagliare i mille alberi utilizzando delle seghe elettriche. L’episodio del taglio dei mille alberi di ulivo aveva destato particolare allarme tanto che il Vescovo, in quella circostanza, non esitò a definire il gesto come “Un’offesa a Dio ed agli uomini”. Anche la comunità di Sant’Onofrio si era mobilitata in segno di solidarietà e protesta per il danneggiamento.

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