In questi giorni sto letteralmente trangugiando i libri di Amélie Nothomb, autrice che ho conosciuto con Stupore e tremori, dal quale è stato tratto anche un film davvero fedele al romanzo.
Adoro lo stile di questa autrice, graffiante e sarcastica, ma al contempo delicata e sentimentale, poetica e mai banale. Dopo Metafisica dei tubi (del quale spero riuscirò a postare una recensione a breve), ho quasi terminato anche Né di Eva né di Adamo e dovevo per forza parlarvene.
No, non si tratta di una recensione ma bensì di alcune frasi che mi hanno fatta sorridere o emozionata. Con ogni probabilità questo mio post diverrà in seguito una postilla alla recensione vera e propria.
Premesso che l'autrice è nata in Giappone e che questa terra da sempre occupa una posizione privilegiata nelle sue opere, Né di Eva né di Adamo è una sorta di romanzo sentimentale. Per la prima volta Amélie narra le proprie vicende sentimentali con Rinri, ragazzo giapponese a cui per un determinato periodo di tempo impartì lezioni di francese.
Da appassionata del Giappone nonchè dei ragazzi giapponesi, non potevo farmi sfuggire questo romanzo che purtroppo, come tutti i romanzi dell'autrice, è fin troppo breve.
Ecco alcune parti che ho segnato per condividerle con voi :)
Amélie incontra Rinri per la prima volta ed inizia una breve conversazione per sondare il livello del francese parlato dal suo allievo.
Per recuperare, parlai d'altro: quali alimenti mangiava? Perentorio, rispose:
- Uoffffhhhh.
Credevo di conoscere la cucina giapponese, ma questa cosa non l'avevo mai sentita. Gli chiesi di spiegarmi. Sobriamente, ripeté:
- Uoffffhhhh.
Sì, d'accordo, ma di che si trattava?
Stupefatto, mi prese il quaderno dalle mani e tracciò il contorno di un uovo. Ci misi parecchi secondi a rimettere insieme i pezzi nella mia testa ed esclamai:
- Uova! (NDI - in francese "uova" = oeufs)
Spalancò gli occhi come per dire: ovvio!
- Si pronuncia uova, -aggiunsi- uova.
- Uoffffhhhh.
- No, guardi la mia bocca. Bisogna aprire di più: uovo.
- Allargò la bocca:
- Uffffhhhh.
Mi interrogai: era un progresso? Sì, perchè quel suono costituiva un cambiamento. C'era un'evoluzione, se non nella direzione giusta, almeno verso qualcos'altro.
- Va già meglio - dissi, piena di ottimismo.
Rinri ricorre al francese per presentare Amélie al suo amico Hara
- Chi è? - domandai.
- Hara. Un amico che studia con me.
Il giovanotto si avvicinò per salutarlo. Rinri fece le presentazioni in inglese. Io insorsi:
- In francese, per cortesia. Anche il suo amico studia la lingua.
Il mio allievo si riprese, si impappinò per il brusco cambiamento di registro, poi articolò come poté:
- Hara ti presento Amélie, la mia padrona.
Amélie si reca a lezione di giapponese
Non tardai a rendermi odiosa. Ogni volta che qualche dettaglio mi incuriosiva, alzavo la mano. I vari insegnanti (NDI: in giapponese si dice sensei) si facevano quasi venire un attacco cardiaco quando mi vedevano brandire le falangi verso il cielo.
[...]
La cosa durò fino al giorno in cui uno dei professori, scorgendo il mio gesto abituale, cominciò a urlarmi addosso con una violenza incredibile.
- Basta!
Rimasi pietrificata, mentre tutti gli studenti mi fissavano.
Dopo la lezione andai a scusarmi con l'insegnante, soprattutto per capire quale fosse stato il mio crimine.
- Non si fanno domande al Sensei - mi sgridò il professore.
- Ma, e se non capisco?
- Bisogna capire!
Compresi allora perchè l'insegnamento delle lingue zoppicasse in Giappone.
Rinri prepara la fonduta
Misi in bocca l'oggetto e masticai: era assolutamente insapore. Compresi che i giapponesi adoravano mangiare la fonduta svizzera per il lato ludico della faccenda e ne avevano creata una che eliminava l'unico dettaglio increscioso di quel piatto tradizionale: il sapore.
Rinri telefona ad Amélie
Mi telefonava spesso. Si esprimeva in modo così involontariamente comico che mi incantava ancora di più per la sua serietà:
- Buongiorno, Amélie. Vorrei conoscere il tuo stato di salute.
- Eccellente.
- In queste condizioni, ti auguri di vedermi?
Scoppiavo a ridere. Lui non capiva perché.
Amélie, Rinri e sua sorella sono al parco a guardare i fuochi d'artificio
Quando le aurore boreali cessarono di crepitare al di sopra delle nostre teste, Rika esclamò, desolata:
- Già finito?
- Ci sono ancora le stelline - disse il ragazzo.
Prese dalla valigia dei mazzetti di stelline e ce li distribuì. Ne accese solo uno che propagò l'incendio a tutte le estremità. Ogni bastoncino emise il suo fascio di scintille vorticanti.
La notte tingeva d'argento i bambù del parco Shirogane. La nostra apocalisse di lucciole proiettava il suo oro su quella candida opacità. Il fratello e la sorella erano incantati dai loro spiedini di stelle. Mi rendevo conto di essere in compagnia di due bambini innamorati l'uno dell'altra ed era una visione sconvolgente.
Che regalo avermi ammesso tra loro! Meglio di una manifestazione d'amore, era una manifestazione di fiducia.
E ancora sulla lingua...
I miei progressi in giapponese mi meravigliavano, meno però di quelli di Rinri in francese, che erano folgoranti.
Giocavamo a sbalordirci l'un l'altra su questo terreno. Quando c'era un acquazzone, Rinri diceva:
- Viene giù come piscio di vacca.
Il che, con la sua voce sempre distinta, non mancava di comicità.
Alla faccia della postilla, direte voi! Non potevo evitare di condividere con voi queste piccole perle di comicità o, come nel caso delle stelline, di atmosfera davvero emozionante :)
Da questo romanzo è stato tratto anche un film, Tokyo Fiancée, che purtroppo non sono ancora riuscita a reperire. Qualora sapeste dove potrei trovarlo, vi prego, inviatemi una mail ^_^ vi lascio il trailer: