Speciale: Neal Adams: supereroi e mito
- Neal Adams – Supereroi e Mito
- Neal Adams – Superheroes and Myth
Intro
Quando si decide di voler parlare di una leggenda del fumetto il rischio di cadere nella retorica e nell’elegia è enorme. Se si è appassionati di fumetto supereroistico e la leggenda di cui si deve parlare è Neal Adams il rischio non può che tramutarsi in realtà.
Dovrei spiegare perché Adams è, nei fatti, il disegnatore che incarna il fumetto supereroistico tout court.
Perché un suo disegno di Batman, oggi come quaranta anni fa, è Batman. Come, disegnando solo una manciata di storie, sia riuscito
a creare canoni di disegno e layout di tavola che hanno creato dipendenza in centinaia di migliaia di lettori in tutto il mondo e che hanno influenzato centinaia di disegnatori (due generazioni in pratica) che a lui devono graficamente la professione.
Lo farà invece l’amico Gian Piero Travini; io mi perderei nel descrivere le scansioni delle vignette, i primi piani che violentano il lettore, le splash page e le copertine furbescamente d’effetto, realizzate con capacità tecniche mostruose ma progettate da una mente orientata al marketing.
Parlerò, sommariamente, un po’ della sua parabola lavorativa (forse più una sinusoide a dire il vero) e della sua personalità.
(clicca per vedere l’immagine ingrandita)
Un po’ di storia (1)
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Neal Adams è un ragazzo del ’41; a vent’anni era già un professionista e prima dei trenta aveva già ampiamente mostrato le sue doti da illustratore e fumettista realizzandoper la DC Comics gli albi che ne hanno creato il mito con una qualità già assolutamente, da subito, superiore alla media.
Cooptato quasi subito per disegnare copertine che si son subito evidenziate per efficacia e impatto, Neal ha realizzato storie per serie di non enorme successo di pubblico, riuscendo a infondere in ogni testata che “toccava” nuova linfa e a creare grande attenzione da parte del pubblico. Ha disegnato, tra la metà degli anni sessanta e la metà degli anni settanta, principalmente storie di Batman (World’s Finest, The Brave and the Bold, Batman), Deadman e Green Arrow.
Questi albi, come spiegherà Gian Piero, sono le fondamenta grafiche del supereroe così come si può immaginare oggi. L’abecedario che due generazioni di disegnatori ha mandato giù a memoria sperando di riuscire a capire “come si fa”…
A metà degli anni settanta Neal Adams ha pensato di mettere a frutto le sue esperienze professionali come pubblicitario fondando lo studio chiamato poi Continuity (con Dick Giordano) e abbandonando progressivamente il mondo del fumetto supereroistico per seguire la sua nuova attività.
Lo studio ha prodotto, negli anni, diversi fumetti, sovente disegnati dallo stesso Adams, finendo però in quella spirale di contrazione del mercato della fine degli anni novanta.
Con il passare del tempo, come ci ha accennato nella lunghissima intervista che pubblicheremo a chiusura dello speciale, le commissioni lavorative come studio pubblicitario sono diminuite e Neal è prontamente tornato a disegnare per la DC.
Continuity
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La Continuity è uno studio pubblicitario che realizza i più disparati progetti per diverse aziende; grazie a uno studio di registrazione video e audio al suo interno, è strutturato per poter offrire progetti di animazione (vedasi dei “trailer” di fumetti realizzati in maniera spettacolare, realizzati partendo dai disegni dei fumetti con una tecnica singolare), ma anche progetti pubblicitari (pagine pubblicitarie, jingle, spot).
In diretta ho potuto vedere all’opera un collaboratore di Neal Adams al lavoro su questo trailer e in particolare preoccuparsi di rendere realistica la luna sullo sfondo, all’inizio del racconto.
In tutto questo la figura di Neal Adams è sempre centrale; ha la responsabilità artistica di tutto quanto viene prodotto dallo Studio e, negli ultimi anni, ha reindirizzato il timone della Conmtinuity verso il fumetto “puro”, organizzandosi anche per partecipare a numerose convention negli Stati Uniti al fine di far conoscere (e questa sembra una bestemmia) il suo nome ai giovani nuovi lettori di fumetti che lo vedono approcciare solo ora il mercato (con Batman: Odissey ma anche con la miniserie appena conclusasi
The First X-Men della Marvel).
In mezzo a tutto questo, dicevamo, convention, pubblicità, animazione, fumetti inediti pubblicati dalla stessa Continuity nati dalla voglia di tornare in campo… Di tutto questo abbiamo parlato (più lui che noi) due ore con Neal Adams.
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La sua avventura sul tavolo da disegno, che sembrava interrotta sul finire degli anni novanta con la chiusura della divisione editoriale della Continuity [1] , è ripartita con Batman: Odissey.
Una miniserie (in due tronconi) che è stata aspramente criticata per la sceneggiatura (dello stesso Adams, appunto) ma che, al netto della voglia dell’autore di inserire nella storia praticamente tutti i personaggi che ha disegnato in passato e di concepire una storia che veicoli, oltre ad azione e thriller, anche un messaggio “morale” destreggiandosi in maniera abbastanza ardita fra molteplici situazioni, graficamente è un piccolo paradiso perduto ritrovato.
Ora, dopo The First X-Men, anche il riapprodo ai lidi della Marvel è avvenuto; il nome dell’autore farà sì che le successive “commissioni” possano essere solo su top charachters.
Sarà banale anche questo, ma dopo aver saccheggiato le nostre risorse economiche per acquistare le ristampe in volume deluxe dei suoi fumetti degli anni sessanta e settanta, non vediamo l’ora che accada.
La miniserie Batman: Odyssey (il suo rientro con un lavoro importante dopo molti anni per una Major) lo vede anche sceneggiatore (ma di questa sua attività al momento non abbiamo alcuna intenzione di parlare) e, soprattutto, a capo di un gruppo di disegnatori che lo hanno inchiostrato che sono assolutamente tutti suoi figli da un punto di vista artistico (Bill Sienkiewicz, Scott Williams, Michael Golden, Paul Neary, Kevin Nowlan), senza contare Josh Adams, suo figlio per davvero… E’ un prodotto completamente realizzato e curato in pratica dallo Studio Continuity, che abbiamo avuto il piacere di visitare questo ottobre.
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L’uomo, Neal Adams
Se sfogliate la miniserie Batman: Odissey sarete molto incuriositi dall’espediente narrativo utilizzato per narrare in parte la storia. C’è Bruce Wayne che si rivolge “al lettore” (che in realtà è una persona, di cui sovente si intravedono le mani). Quel che ora sapete (dopo che avrete letto e visto l’intervista) è che quel Bruce Wayne è essenzialmente Neal Adams. Gesticola come lui, parla come lui, intrattiene, gigioneggia, giocherella con qualcosa fra le mani.
C’è un uomo che ha lavorato da sempre e che ha sempre cercato una strada per lavorare; sembra una banalità, ma forse non lo è. C’è un artista che ha sempre accettato le commissioni (ha disegnato, per Archie Comics, Jerry Lewis…) senza battere ciglio, applicando la sua arte alla richiesta dell’editore e non sentendosi mai “il migliore” (a tal proposito è singolare quanto avvenne quando Stan Lee gli chiese di disegnare una serie, qualsiasi serie lui volesse -quindi cacciando eventualmente il disegnatore assegnato in precedenza- per la Marvel – vedi l’intervista qui). C’è un imprenditore che, forte del suo nome e di quanto imparato in anni di lavoro sia come pubblicitario che come disegnatore, ha creato una struttura che produce prodotti multimediali per il mercato pubblicitario. C’è un disegnatore che non ha alcun problema a scendere nella mischia fra ventenni d’assalto “di ogni dove” per tornare a disegnare i supereroi.
Si capisce, parlandoci, che si tratta di una persona comunque molto sicura di sé; ciò che è altrettanto sicuro è che questo non è un qualcosa sopraggiunto con l’età matura. Siamo sicuri che Neal Adams non si diventa, lo si è da subito (o non lo si è). E pertanto non ci sono dubbi nel credere che negli anni settanta sia stato fra i primi a muoversi concretamente, parlando da autore affermato e quindi con una posizione anche rischiosa, in difesa dei diritti economici degli autori di fumetti, con convegni, incontri, faccia a faccia con gli editori.
(clicca per vedere la pagina ingrandita)
Avendolo davanti si riesce a capire cosa c’è, in realtà, dietro quei possenti segni a matita, dietro quelle massicce mandibole e quelle sventole da far girare la testa (inteso sia come cazzotti che come donne discinte…).
Un’altra battaglia portata avanti da Neal Adams è quella per ottenere la restituzione dei disegni originali di Dina Gottliebova Babbitt, sopravvissuta all’Olocausto nel campo di concentramento di Auschwitz perché abile disegnatrice. Lui, Joe Kubert e Stan Lee hanno prestato la loro arte per realizzare una storia breve di 6 pagine [2] che servisse ad attirare l’attenzione dei media sull’assoluta mancanza di risposte del Museo di Auschwitz – Birkeanu (che detiene questi originali) alle richieste di Dina [3] .
Il suo coinvolgimento personale nelle vicende riguardanti l’Olocausto è recentemente sfociato anche in un lavoro del suo studio: la Continuity ha prodotto 10 motion comics con la Disney raccontando le storie di cittadini americani che, all’epoca dell’Olocausto, si batterono contro il silenzio e l’indifferenza generale. They Spoke Out: American Voices of Protest Against the Holocaust sono storie realizzate con il tipico stile dei motion comics della Continuity, mischiando animazione, fumetto, immagini dell’epoca… [4]
Link utili:
Un video su cosa realizza la Continuity lo potete trovare qui .
Qui, invece, vi segnaliamo un documento video eccezionale: Moebius, Joe Kubert e Neal Adams disegnano e parlano in un programma televisivo francese (1972).
Altro video: Neal Adams schizza un Batman omaggio ad un lettore:, qui.
Neal Adams abbozza un Batman a matita, qui.
Qui, invece, il video nel quale Neal Adams spiega il suo appoggio alla cosiddetta teoria Expanding Earth.
Note:
- che, come editore, ricordiamolo, ha sfornato albi di personaggi supereroistici decisamente maturi, violenti e cupi, quasi tutti disegnati dallo stesso Adams e scritti dal suo autore preferito, quel Peter Stone che collabora ancora con lui [↩]
- qui il link al file in formato pdf scaricabile [↩]
- per maggiori dettagli potete consultare l’articolo del New York Times qui [↩]
- trovate il sito Disney qui [↩]
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