Bossetti in aula: “Quel dna sugli abiti di Yara non è mio. Non cedo perché sono innocente”
Il carpentiere risponde alle domande del pm: tirate fuori le prove vere. STEFANO RIZZATO BERGAMO Con il computer? «Totalmente negato». Le ricerche sulle ragazzine? «Non sono né mie né di mia moglie». Il dna? «Non mi appartiene. È un dna strampalato». Massimo Bossetti continua così, negando tutto su tutti i fronti, la sua difesa nel processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la giovane scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra, nel Bergamasco, e ritrovata senza vita tre mesi dopo. Davanti alla Corte d’Assise di Bergamo e alla presenza anche della moglie Marita Comi, il carpentiere di Mapello sta rispondendo alle domande del pm Letizia Ruggeri. Con qualche incongruenza e tanti «non ricordo». Soprattutto su quel 26 novembre. Per il quale Bossetti resta senza alcun alibi. «Mi ricorderei quel giorno - si difende il muratore - solo se fosse successo un evento specifico. Quel giorno lo ricorderebbe bene un colpevole. Io, da innocente, non ci riesco».«Se uno è innocente non cede» E, rispondendo agli avvocati che gli domandavano se avesse subito pressioni in carcere per confessare, risponde: «Se uno è innocente, su che cosa deve cedere? Ho ricevuto pressioni da tutti», ha spiegato senza fare nomi.
E ha aggiunto che sua moglie, durante i colloqui, gli fece un «quarto grado». «Se avessi mentito me lo avrebbe letto negli occhi». «Rivolgo un pensiero a Yara tutte le sere, prego per lei e per la sua famiglia» ha aggiunto Bossetti nel controinterrogatorio. «È una cosa vergognosa - ha detto - che non avrei mai potuto fare. Anche quando i miei figli si sbucciavano le ginocchia io mi sentivo male, figuriamoci se avrei potuto fare quello che hanno fatto a Yara». Quella ricerca del 29 maggio 2014 Quella più vistosa è la differenza tra ciò che Bossetti dice e quello che i periti informatici hanno trovato sul suo notebook. Una lunga lista di ricerche a sfondo pornografico, ma soprattutto alcune a sfondo pedopornografico, su ragazzine e tredicenni. L’unica datata con certezza è del 29 maggio 2014, pochi giorni prima dell’arresto del muratore. Quel giorno - ha ricordato il pm in aula - dal suo computer e dal profilo «Massimo» viene fatta la ricerca: «ragazzine con vagine rasate». Proprio nella settimana in cui Bossetti di era dato malato al cantiere in cui lavorava. E proprio nei minuti in cui il suo cellulare agganciava una cella compatibile a quella di casa sua. Da questo blog: 27/02/2016 Madre Scuola è indubbiamente Ester Arzuffi, madre dell'uomo che ha lasciato il suo DNA sul corpo di una povera bambina: Yara Gambirasio. Tre figli nessuno dei tre del marito e lei continua a dire che il DNA non conta, conta quello che dice lei.Ester Arzuffi
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