Negombo

Creato il 23 marzo 2015 da Cristina

Randagia nel mondo

Negombo fai da te 17/18 agosto 2014

17/8

Arrivo a Colombo Fort alle ore 4.30.

A prima vista pare un po’ complicato capire dove comprare il biglietto. Chiedo comunque indicazioni dapprima ai ferrovieri, e poi agli altri passeggeri. Bisogna girare a sinistra subito dopo l’uscita e percorrere pochi metri, ci sono sportelli numerati, ognuno serve una linea diversa. Le file sono molto lunghe, lenti gli impiegati. Conviene controllare bene la corrispondenza sportello/linea, o si fa la fila per niente.

I treni per Negombo hanno soltanto la terza classe, costo 40 LKR.

Il primo utile è alle 5.40, il vagone è un misto di merci e passeggeri, tavoli e altri mobili sono accatastati al centro, lungo le pareti sono disposte panche dove siedono gli utenti. I nuovi arrivati buttano a loro volta la mercanzia sopra quella degli altri e poi si sistemano dove riescono. Grandi sorrisi ovunque. Ricordo che alcune stazioni sono le stesse incontrate arrivando da Trincomalee, quindi potevo anche scendere qua e guadagnare tempo, se lo avessi saputo. Ho fatto una ricerca su internet per capire quali siano, ma invano. Passiamo anche vicinissimo all’aeroporto, a Katunayake.

All’arrivo a Negombo, oramai alle 7.30, divido un tuk tuk con due ragazzi, e mi faccio portare nella zona di Lewis Place, rimanendo però sulla via parallela più interna, Cemetery Road. Un jogger americano mi informa che qui le pensioni costano meno rispetto a Lewis Place, che è fronte mare. Dopo un po’ capito alla Sri  Devi Guesthouse, 031 2224497, 3000 LKR, dove mi aggiudico la stanza spaziosa con un grande terrazzo coperto del primo piano. Il bagno è esterno, ma è tutto per me.

Sistemo le cose, faccio doccia e bucato, decido di non mettermi a letto nonostante la nottata in treno, della serie chi dorme è perduto, e mi avventuro alla scoperta di Negombo. La zona è prettamente turistica, non ci sono hotel dove consumare una economica colazione e quindi decido di comprarmi delle merendine in un negozio.

Incontro, anzi è lei a chiamarmi, Aileen, la ragazza cinese già incontrata a Jaffna, e decidiamo di trascorrere parte della giornata insieme. Il tempo è bigio, anche se fosse stato bello la mia priorità sarebbe comunque stata quella dei souvenirs e non certo la spiaggia.

Decido di dedicare un paio di ore allo shopping e di ricongiungermi con Aileen più tardi. Ho deliberatamente deciso di acquistare tutto all’ultimo per non appesantirmi troppo, ma ora sono un po’ angosciata. Su Tripadvisor mi avevano rassicurata che ci sono più negozi del genere a Negombo rispetto a Colombo, ma i prezzi che vedo sono un po’ cari e quindi rimpiango di non averne approfittato a Kandy, soprattutto per il vestiario. Sbrigata questa formalità, raggiungo Aileen alla sua pensione, la Lion In Guest, che non è male e molto meno cara della mia. 1200 LKR è la tariffa walk-in, se portati da un tuk tuk con la commissione magari si arriva a 2000.  I cinesi spuntano sempre i prezzi migliori, sono dei mastini a contrattare, tenaci, non mollano mai, a volte anche aggressivi, li ho osservati nei negozi. Fa parte della loro cultura, ma forse già in partenza gli srilankesi gli sparano prezzi più bassi rispetto agli europei. Decidiamo di andare in centro città, Aileen è già passata da queste parti e conosce la zona, quindi mi lascio guidare, prendiamo un bus al volo (a dire il vero non sono troppo frequenti), 20 LKR che ci lascia al terminal dei bus. E’ la prima volta che incontro turisti cinesi fai da te, e sono curiosissima. Un’altra delle loro peculiarità che ho avuto modo di scoprire osservandoli e parlando con gli srilankesi è che hanno molte difficoltà ad adattarsi al cibo del posto, alcuni si portano dietro i loro noodles, e chiedono negli hotels se possono cucinarseli nelle cucine. Aileen mi fa capire che non apprezza molto il curry, ma ci troviamo d’accordo nel pranzare all’Hotel Raheemya, che ha una facciata di tipo circolare, e che ha un menù davvero amplissimo. Io spendo 140 LKR, il rice and curry costa 100 LKR, e la macedonia 80. Aileen ordina riso fritto. Le porzioni sono enormi. Dopo pranzo, passeggiamo nella zona del porto, fermandoci per parecchio tempo a parlare sul ponte, perché qui soffia un vento gradevolmente sostenuto che mitiga molto il calore, ed è piacevole per una volta non sudare.

Con un bus, 20 LKR, rientriamo alla pensione Lion In, dove banchettiamo a base di frutta fresca nel cortile davanti alla stanza di Aileen.

Ci raggiungono delle signore cinesi che avviano una conversazione molto animata, quando se ne vanno Aileen informa che il soggetto delle discussioni ero io, o meglio il mio piano di rientro in aeroporto per l’indomani. Aileen rende partecipi le sue connazionali che la mia idea sarebbe quella di prendere un tuk tuk alla modica spesa di 650 LKR, mi sono già informata sui prezzi. Le signore non sono assolutamente d’accordo che io spenda questa folle cifra, manco dovessero tirar fuori loro i soldi! Insistono che è meglio che io vada con loro in bus (i nostri aerei più o meno partono allo stesso orario). Il problema è che loro hanno la fermata del bus locale davanti alla pensione e io no, e poi ci sarebbe da prendere lo shuttle per l’aeroporto che però lascia i passeggeri a circa un km di distanza. Spiego ad Aileen che in questa vacanza ho speso pochissimo, e quindi la corsa in tuk tuk non mi manderà in bancarotta, e soprattutto mi eviterà di sbattermi coi bagagli, allora lei si offre di venire alla mia pensione per aiutarmi, e non vuole sentire ragioni, anche se per lei significherebbe fare un’alzataccia. Sono veramente sbalordita da tanta cortesia, e soltanto dopo parecchio tempo riesco a convincerla. L’arte della contrattazione è nel suo DNA e sicuramente il mio atteggiamento deve sembrarle bizzarro. Anche a me non piace buttare i soldi, ma ci sono dei momenti in cui valuto la proporzione tra risparmio e sbattimento e agisco di conseguenza.

Dopo la merenda io e Aileen facciamo ancora un giro di shopping, io spendo, lei mi assiste. Passando dalla spiaggia notiamo una folla enorme ed andiamo a curiosare. Sembrerebbe una sagra paesana, ma credo che semplicemente la gente si raduni per parlare con gli amici, mangiare zucchero filato, far volare gli aquiloni.

Ho letto nei diari di viaggiatori che sono stati in questo immenso paese che i cinesi che vivono in Cina sono molto diversi da quelli che emigrano. Più parlo con Aileen e più la sento simile a me. Sono dispiaciuta nel lasciarla, e sono dispiaciuta di non averla incontrata prima, o aver approfondito la conoscenza a Jaffna. E’ veramente una splendida persona e sono commossa nel salutarla. Spero di rivederla, un giorno, nel frattempo continuiamo a sentirci via email.

Si congeda da me, la portata di riso fritto era troppa e per cena si limiterà a consumare della frutta che ha in camera. Io invece, dopo essere rimasta sola, mi lascio sopraffare dalla sindrome da “ultimo giorno” e, un po’ malinconica, mi compro dei samosa. Rientro alla pensione verso le 21, e vorrei andare a letto perché la nottata in treno non è stata delle più rilassanti, tuttavia vengo bloccata dalla padrona di casa che cerca di coinvolgermi in un giro di chiacchiere con amici che ha invitato. Sono veramente gentili, e non mi sento di allontanarmi.

Finalmente, dopo un’ora, riesco a congedarmi e me la svigno in camera. Dormo benissimo.

18/8

L’indomani mattina il tuk tuk puntuale mi aspetta, e mi accompagna al Bandaranaike Airport per la cifra pattuita.

Incontro le signore cinesi amiche di Aileen, che parlano pochissimo inglese, e nonostante ciò mi rimproverano ancora per i 650 LKR.

Scopro con gioia che l’area transiti è piena di chioschi di souvenirs, e nell’attesa rimpinguo ulteriormente il bagaglio a mano, più ci penso e più mi vengono in mente persone a cui vorrei portare un pensierino.

Lascio lo Sri Lanka così come sono arrivata, con una sensazione di leggerezza, la stessa degli aquiloni visti volare la sera prima…

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