A Campo de’ Fiori e dintorni – come negli altri quartieri della movida romana- sono i pubblici esercizi, che seguono la liberalizzazione degli orari. Sono loro – bar, ristoranti e altri locali di somministrazione di cibi e bevande – i veri protagonisti di questa riforma.
Alle associazioni di categoria, infatti, non risultano negozi di altro tipo, a partire dall’abbigliamento, che abbiano superato l’orario previsto dalle vecchie norme comunali (le 22) nonostante l’avvio dei saldi invernali. «Il primo weekend di svendite è stato una delusione – sottolinea Valter Giammaria, presidente di Confesercenti Roma – C’è stato un calo del 20-25 per cento delle vendite». D’accordo anche Federstrade-Cna: «Nell’abbigliamento i clienti sono passati dall’acquisto medio di sei, sette capi a tre al massimo – dice la presidente Mina Giannandrea – Ci ritroveremo con i magazzini ancora pieni di merce invenduta e per molti di noi questo vorrà dire una sola cosa: la chiusura dell’esercizio». Diversa la questione per i pubblici esercizi, che fino allo scorso 31 dicembre, salvo alcune deroghe, dovevano chiudere le saracinesche entro le 2. «Nel weekend ci sono stati diversi locali che hanno prolungato l’apertura fino alle 2,30 o alle 3, per attendere l’uscita di tutti i clienti – spiega Nazzareno Sacchi, leader romano di Fipe-Confcommercio – Ma i veri effetti della liberalizzazione degli orari si potranno valutare soltanto in primavera, quando il clima spingerà sempre più persone a uscire di sera». Se i gestori sono contenti, però i residenti dei quartieri della vita notturna sono preoccupati: con l’arrivo della bella stagione, infatti, gli eccessi della movida potrebbero aumentare e rovinare il quieto vivere.
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