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Nei paradisi fiscali si parla italiano (con forte accento fiorentino e genovese)

Creato il 05 aprile 2013 da Tafanus

Ora emerge, fra rulli di tamburi, ciò che tutti sapevano, e cioè che i paradisi fiscali esistono, li usano in tanti, e che gli italiani non sono secondi a nessuno. E, come spesso accade, un posto d'onore nei paradisi (fiscali) spetta proprio a loro: ai duri e puri Savonarola da comizio e anche ad alcuni emeriti servitori di "servitori dello Stato". Una prima avvisaglia del forte accento fiorentino col quale si parla in certi paradisi fiscali la si era percepita a novembre 2012, quando era emerso il Renzi-Gate, in seguito alla strano miscuglio di interessi fra Matteo Renzi, il finanziare Davide Serra, la Nei paradisi fiscali si parla italiano (con forte accento fiorentino e genovese)Di recente era esploso il caso del forte accento ligure-piemontese dell'italiano che si parla in Costarica (un paese che l'OCSE toglie e mette a targhe alterne nell'elenco dei paradisi fiscali. Ci riferiamo, naturalmente, alla strana urgenza di un autista di Grillo e di una cognata di Grillo di aprire in Costarica 13 società per azioni i cui azionisti sono sconosciuti. Ne abbiamo diffusamente parlato in Quelli che la trasparenza. Quelli che lo streaming. Quelli che la rottamazione. Quelli che lo Stato. questo post del mese scorso. Cassa di Risparmio di Firenze, che proprio alla vigilia della cena elettorale di Renzi aveva investito ben 10 milioni nel discusso Fondo Albertis di Davide Serra con sede alle Cayman. In calce a questo post riportiamo i dettagli dell'intreccio quantomeno "strano".
Un database su 122 mila società aperte alle Antille e in Polinesia. Usate per traffici e affari. Nelle quali spuntano 200 connazionali (di Leo Sisti - l'Espresso)
Riportiamo un estratto dell'atteso articolo odierno de l'Espresso:
È un data base colossale, che permette di penetrare nei segreti di 122 mila società create nelle British Virgin Islands, nel mar delle Antille, e nelle Cook Islands [...] Sono due paradisi fiscali, la patria delle società offshore e dei trust che rendono complesso individuare chi si nasconde dietro questi elaborati schemi finanziari. Ma adesso è possibile ricostruire parte dell'attività di due vere e proprie multinazionali-ombra che da queste isole esotiche muovono più di mille miliardi di dollari: somme in grado di destabilizzare l'economia del pianeta. Una è la Commonwealth Trust Law Ltd (Ctl), sede nelle British Virgin Islands. La seconda si chiama Portcullis TrustNet (Ptn), fondata nelle Cook Islands, poi spostata a Singapore, con uffici in 16 altre località, dalle British Virgin Islands alle Caymans, da Hong Kong alle Mauritius e Seychelles. I suoi clienti provengono da 140 Paesi: tra 45 e 77 mila da Cina, Taiwan, Singapore e altre nazioni asiatiche; 4 mila da Usa e Canada; 1.300 dall'Unione europea. I servizi di questo Trust sono usati da grandi banche come Ubs, Deutsche Bank, Clariden, dal gruppo Credit Suisse e da società di revisione come Price WaterhouseCoopers, Deloitte e Kpmg.
È un sistema opaco, scandagliato dal media network di Washington, The International Consortium of Investigative Journalists (Icij), con la collaborazione di 86 giornalisti investigativi di 46 Paesi, appartenenti a 38 testate: dal "Washington Post" al "Guardian", da "Le Monde" a "El Pais" e a "Suddeutsche Zeitung". Inoltre, tra le televisioni, la "Bbc" e la "Canadian Broadacsting Corporation (Cbc)". Per l'Italia Icij ha scelto come partner esclusivo "l'Espresso".
In 15 mesi di lavoro sono stati esaminati due milioni e mezzo di file che abbracciano un arco di trent'anni in 170 Paesi. Per avere un'idea delle dimensioni, basti pensare che WikiLeaks di Julian Assange ha diffuso 252 mila cablo delle ambasciate Usa con una pen drive da 1,64 GB, mentre questa radiografia della finanza offshore è 160 volte più grande: 260 GB. Un flusso di dati che analizza decine di migliaia di transazioni finanziarie, tra quelle perfettamente legali, e altre, illegali, a volte utilizzate per far girare tangenti, in uno scenario dove spiccano anche despoti, spie, trafficanti d'armi e uomini dei cartelli della droga.
Frugando nelle carte si fanno a volte scoperte sorprendenti. Ci si può imbattere nella Candonly Ltd, una società irlandese già entrata nell'indagine milanese su " Oil for Food", cioè il programma umanitario delle Nazioni Unite che, durante l'embargo posto all'Iraq di Saddam Hussein fu usato dal regime per finanziare politici e imprenditori amici. Ebbene, la Candonly era un canale usato da un affarista italiano, prima condannato e poi salvato dalla prescrizione, vicino all'ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, per far circolare tangenti [...]
In queste pagine "l'Espresso" presenta i primi quattro casi di società legate a cittadini italiani, su circa 200 che risultano collegati al sistema offshore, senza che dai documenti emergano illeciti. Un trust delle Cook Islands che ha come "protector" Gaetano Terrin, all'epoca commercialista dello studio Tremonti. Una offshore che indica come beneficiario Fabio Ghioni, hacker dello scandalo Telecom. Un complesso sistema finanziario legato a tre famiglie di imprenditori e gioiellieri. Infine un trust che riporta come direttori i commercialisti milanesi Oreste e Carlo Severgnini.
Ma ci sono altri esempi. Emergono dai file i patrimoni accumulati da miliardari indonesiani legati al dittatore Suharto, morto nel '98. L'americana Denise Rich, moglie del finanziere Marc, residente in Svizzera e accusato di evasione fiscale negli Usa, ma salvato dal perdono di Bill Clinton, disponeva nel 2006 di 144 milioni di dollari in un trust delle Cook Islands. Qui è approdata anche la baronessa Carmen Thyssen-Bornemizsa per acquistare, alle aste di Sotheby's e Christies, alcuni quadri, tra cui il dipinto di Van Gogh "Mulino ad acqua a Gennep", per il suo museo spagnolo.

Renzi-Gate, quei dieci milioni alle Cayman, e la risposta che manca (Fonte: Giampiero Calapà - Il Fatto).

Nei paradisi fiscali si parla italiano (con forte accento fiorentino e genovese)
Nei paradisi fiscali si parla italiano (con forte accento fiorentino e genovese)

Matteo Renzi Davide Serra

Lo hanno chiamato anche Renzi-gate . E in Consiglio comunale a Firenze ha già provocato un terremoto con una frattura nel gruppo Pd tra bersaniani e non. Una cosa è certa: se il sindaco Matteo Renzi - un mese fa, subito dopo esser stato accusato di avere " amicizie alle Cayman", dopo la cena di Milano con la grande finanza - avesse detto, elencando le doti e i meriti di Davide Serra, anche che l' Ente Cassa di Risparmio di Firenze, la fondazione di rifermento della sua città, aveva recentemente investito 10 milioni di euro in Coco Bond tramite il fondo Algebris di Davide Serra, a quest'ora risparmierebbe su di sé qualsiasi critica di scarsa trasparenza rispetto a questa vicenda.

Alfredo Serra in versione "strafigo"

Perché pur essendo assolutamente legittimo l'investimento dell'Ente - discutibile certo puntare su un fondo ad alto rischio, ma sono affari loro di cui devono rendere conto ai fiorentini - è impossibile pensare che né l'amico Jacopo Mazzei (presidente del Cda della fondazione), né l'amico Marco Carrai (membro dello stesso Cda), né Bruno Cavini (portavoce del sindaco nominato dallo stesso Renzi nel comitato d'indirizzo della fondazione), né nessun altro, abbiano informato il sindaco di quei 10 milioni investiti proprio poco prima della cena di Milano con Davide Serra e altri.
O, se effettivamente, come hanno assicurato, non gli è neppure passato per l'anticamera del cervello di informarlo (neppure per metterlo in guardia dopo la deflagrazione della polemica sulle "cene con chi ha i fondi delle Cayman"), Renzi dovrebbe riflettere un po' meglio sulle persone di cui si è circondato in questi anni, almeno su quanto gli sono davvero amiche.

Nei paradisi fiscali si parla italiano (con forte accento fiorentino e genovese)

Forse Matteo Renzi non sapeva chi fosse Davide Serra. Ignorava l'esistenza del Fondo Albertis alle Cayman, e non sapeva che la Cassa di Risparmio di Firenze (nel cui ente di gestione i renziani sono così ben rappresentati) se ne servisse generosamente. Forse non sapeva del fatto che alla vigilia della cena "fund raising" di Renzi la Cassa aveva investito 10 milioni di euro nei Coco-Bonds commercializzati dal Fondo Albertis dell'amico ed estimatore Davide Serra, che presto gli avrebbe regalato 100.000 euro. Forse nessuno degli amici di Renzi inseriti nell'ente di gestione della Cassa di Risparmio di Firenze ha avuto l'ideuzza di informare il Sindaco Renzi. Forse.

Ma forse Renzi non poteva ignorare quale fosse il curriculum vitae e il dossier giudiziario di Alfredo Romeo, visto che i giornali per adulti ne erano pieni. Ma forse Renzi non li legge. Forse legge solo il "Corriere dei ggiovani", e il Giornalino dei Boy Scouts. Forse


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