Nei sotterranei del Museo Egizio…

Creato il 16 aprile 2015 da La Civetta Di Torino @CivettaTorino

Dunque… il titolo di questo post è un po’ gigione: in realtà parleremo del piano interrato del nuovo Museo Egizio, dove si trova la mia sezione preferita. Ok, non sono proprio i sotterranei, ma siamo sempre sotto il livello stradale! Qui, vicino alla biglietteria, è raccontata la storia del museo e dei personaggi che hanno contribuito alla sua formazione e al suo arricchimento. Potrebbe sembrare anomalo che, con un intero palazzo dedicato alla misteriosa civiltà egizia (quella che forse più di ogni altra ha dato grandissima importanza ai defunti e alla morte), io mi sia fissata proprio su questa piccola area! Ebbene, in realtà non sono una grande amante del mondo egizio, ma mi entusiasmano le vicende degli scopritori dei reperti esposti. Senza la curiosità, l’intraprendenza e la passione di queste persone, il Museo Egizio di Torino in fondo non esisterebbe! In più, in queste salette troviamo alcuni legami anche con i cimiteri di Torino e altri aspetti “funerari” che ci possono interessare! Vediamo un po’ quali sono…

Calco del medaglione con il profilo di Vidua tratto dal suo monumento funebre.

Carlo Vidua, il viaggiatore instancabile

Il conte Carlo Vidua di Conzano (1785-1830), iniziò ad esplorare il mondo nel 1809. Sbarcò in Egitto nel 1819 ed entrò in contatto con Bernardino Drovetti. Venendo a conoscenza del fatto che questi era intenzionato a vendere la sua collezione di antichità egizie, si adoperò subito per fare in modo che fosse comprata dai Savoia. Sarebbe stata un vanto per Torino e l’Italia tutta! Raggiunto il suo scopo (Drovetti firmò la cessione della collezione il 23 marzo 1823), Vidua potè tornare a dedicarsi ai suoi viaggi, che lo portarono però ad un tragico destino… esplorando la Nuova Guinea, il poveretto scivolò dentro il fango bollente di un piccolo vulcano, riportando gravi ustioni che lo condussero alla morte il 25 dicembre 1830. Il Museo Egizio espone (in prestito dalla Gipsoteca Bistolfi di Casale Monferrato) alcuni oggetti della collezione egizia del conte e il calco in gesso del medaglione con il suo profilo. L’originale, eseguito dopo il 1836 da Angelo Bruneri, si trova sul suo monumento funebre nella parrocchiale di San Maurizio a Conzano.

Particolare del Libro dei Morti di Iuefankh.

Un lunghissimo Libro dei Morti

Il Libro dei Morti di Iuefankh (Epoca Tarda, 332-30 aC) è uno dei papiri più lunghi al mondo: 18 m e 43 cm! E’ esposto in un corridoio, disteso all’interno di una teca che sembra non avere mai fine. Fu studiato e tradotto intorno al 1840 dal tedesco Richard Lepsius, quando venne in visita al museo. E’ stato proprio osservando questo documento che Lepsius indicò per la prima volta come “Libro dei Morti” l’insieme di formule funerarie scritte su papiro, utili al defunto durante il suo lungo viaggio verso l’Aldilà. Gli egizi erano molto più originali e solari: lo chiamavano “Libro per uscire alla luce del giorno”. La Morte infatti non era considerata da loro un evento negativo, ma un momento di passaggio verso la vita vera, quella eterna, nel Regno di Osiride.

Lorenzo Delleani, “Il Museo Egizio di Torino”, 1871. Il personaggio seduto è Ariodante Fabretti. Photo by: www.paginadellarte.it

Un quadro di Lorenzo Delleani

La sala più affascinante della sezione è senza dubbio quella in cui si trovano le vetrine antiche del museo, in cui sono esposti i reperti senza didascalie, come si usava nell’Ottocento…

Qui si incontrano Champollion, il decifratore dei geroglifici; Giulio Cordero di San Quintino, il conservatore del Museo; Bernardino Drovetti, del quale ho scritto nell’articolo del 3 aprile scorso… di Drovetti è esposto un busto in legno realizzato da Giovanni Albertoni, autore anche del monumento funebre del console nel Cimitero Monumentale di Torino.
E’ esposto poi un quadro di Lorenzo Delleani, che rappresenta com’era il museo nel 1871… si vedono alcuni studiosi che si confrontano tra di loro… tra questi spicca la figura di Ariodante Fabretti (1816-1894), direttore del Museo Egizio dal 1871 al 1894 e fondatore nel 1883 della SoCrem di Torino. Quando morì le sue ceneri furono portate a Perugia, sua città natale.

Leonardo Bistolfi, “Ernesto Schiaparelli”.

Che ci fa Leonardo Bistolfi al Museo Egizio?

Beh, in realtà è esposta un’opera di Bistolfi, scultore molto presente con le sue opere anche al Monumentale di Torino… si tratta del busto in cui l’artista ha raffigurato (con lo sguardo un po’ stanco secondo me…) Ernesto Schiaparelli (1856-1928), direttore del museo dal 1894 al 1930 e fondatore della Missione Archeologica Italiana. La M.A.I. organizzò 12 campagne di scavo grazie alle quali vennero completate le collezioni museali con reperti di varie epoche storiche provenienti dalle diverse aeree geografiche dell’Egitto. Fu durante queste spedizioni che Schiaparelli scoprì la tomba saccheggiata della regina Nefertari, sposa del faraone Ramesse II, e quella intatta dell’architetto Kha. Schiaparelli è sepolto presso il cimitero di Occhieppo Inferiore (BI), paese in cui nacque.

L’antropologo Giovanni Marro

Dal 1913 lo psichiatra e antropologo Giovanni Marro (1875-1952), su richiesta di Schiaparelli, entrò a far parte della squadra di esploratori della M.A.I. in Egitto. La sua professionalità fu rilevante nella scoperta e nello studio degli innumerevoli resti organici rinvenuti, così come fondamentali furono le sue cronache degli scavi e il ritrovamento dell’epistolario privato di Drovetti (oggi all’Accademia delle Scienze). Figlio di Antonio (medico, assistente di Lombroso e direttore del Manicomio di Torino) Giovanni fondò nel 1926 il Museo di Antropologia e Etnografia; diresse come il padre il Manicomio e scoprì anche i graffiti rupestri della Val Camonica! E’ sepolto nella tomba di famiglia nella I ampliazione del Monumentale di Torino: qui una scultura di Virgilio Audagna ritrae il padre Antonio mentre è tutto intento a misurare un cranio.

La restauratrice Erminia Caudana nel suo laboratorio.

Erminia Caudana, la restauratrice di papiri

Dopo tanti uomini baffuti, ecco finalmente una donna! La torinese Erminia Caudana (1896-1974) iniziò il suo lavoro di restauratrice cartacea presso la Biblioteca Nazionale, diventando la direttrice del laboratorio di restauro. Dal 1929 fu chiamata a collaborare con il Museo Egizio al recupero dei delicati papiri della Collezione Drovetti (tra cui il preziosissimo Papiro Regio, che riporta la cronologia di tutti i faraoni fino a Ramesse II) e di quelli rinvenuti durante le spedizioni della M.A.I. Già mi immagino l’emozione che provò a tenere tra le mani documenti così antichi e importanti e il suo impegno per “curarli” e preservarli dalla distruzione. La Caudana morì nel 1974 ed è sepolta presso il Cimitero Parco.

Bene, dopo che avrete visto tutto questo (e molto altro), potrete uscire dai “sotterranei” del Museo Egizio per iniziare la visita vera e propria ai piani superiori! Buon divertimento!

Approfondimenti
Leggi anche: La tomba di Bernardino Drovetti, il padre del Museo Egizio di Torino


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