Nei treni si incontrano le anime gemelle

Da Robertodragone

foto:flickr

Mi arriva un comunicato dall’uomo dei treni, che lo leggo con-voglio. Dice: “Cari Tutti, (..) quindi sono stanco (..), provateci voi a (..), cazzo, cazzo, cazzo, (..), con questo vi saluto”. Riassumendo il mio riassunto, l’uomo dei treni è stanco di vedere il suo lavoro che va a puttane. Il lavoro dell’uomo dei treni è quello di far prendere il treno (inteso come regionale, interregionale, metro e metro di superficie) a coppie di anime gemelle per farle comunicare, ma che queste poi sprecano il loro viaggio a fare di tutto tranne che parlare alla propria anima compagna.

Per capire bene il pensiero dell’uomo dei treni dobbiamo fare un passo indietro, anzi, dobbiamo andare una fermata indietro. E’ forse vero che nei treni è facile trovare persone che a prima vista sembrano interessanti? Sì, è facile. Il problema alzato dall’uomo dei treni è che, se nel destino non c’è verità, gli incontri nei treni, invece, non sono del tutto casuali. Le due anime prendono il treno volontariamente e, poiché il treno stesso è soggetto a spostamenti, spostarsi da un posto all’altro è sinonimo di volere cambiamenti anche radicali della propria vita, quindi è chiaro che le anime che prendono i treni vogliono che il proprio presente cambi – presente inteso come ora, non vita. Ora non vogliono stare qui, vogliono cambiare, o devono farlo (anche se c’è una scelta nel dovere da avere), e lo fanno, prendendo il treno. L’uomo dei treni non fa altro (dico così, ma in realtà il suo lavoro è tra i più faticosi) che allegare a questo cambiamento un qualche tipo di legame. E si sa quanto i legami siano anche loro elementi di cambiamento. Il viaggiatore, però, questo legame non lo vede per un cazzo.

Come dice anche l’uomo dei treni nella lettera, “Cari tutti”. Nei treni tutti i viaggiatori preferiscono avere un loro punto fisso e non lasciarsi solamente trasportare dal punto A al punto BC. Questo che significa? Che i viaggiatori leggono, ascoltano la musica, e fanno tutto anziché osservare gli altri viaggiatori passeggeri. Quindi la fatica di scegliere con cura le anima da accoppiare va a farsi friggere. O benedire? Insomma va a puttane.

Abbiamo una telefonata in linea. Pronto, sei in diretta. Salve, mi chiamo Gigio e faccio il pendolare che pendola. Io una volta mi sono innamorato nel treno ma però ci avevo paura di parlagli a lei, ci avevo. Leggevo il mio libro preferito senza riuscire a concentrarmi bene sulle parole. Leggevo tipo “Bella disse al suo amore”, poi alzavo gli occhi e la guardavo, la. Era bellissimissima. Poi continuavo a leggère. “Bella disse al suo amore: “Mordimi, e assaggia il mio sapore allo sciampo alla vaniglia”, allora il bellissimo la morse e lei morì: ma ci aveva davvero un buon sapore, ci aveva”. Poi alzavo lo sguardo e guardavo la ragazza. Ascoltava la musica dalle cuffiette, ma non so quale musica perché non la riuscivo a sentire: aveva le cuffiette, aveva. Ma come farei a parlare a una sconosciuta in un treno?

Caro Gigio il tuo è un problema di molti. Non che i molti si interessano al tuo problema, anzi ce ne sbattiamo le palle, ma è vero che noi molti non riusciamo a parlare a una sconosciuta. I consigli sono molti, tipo: lei ascoltava della musica? Le prendevi il lettore mp3 e lo scaraventavi per terra, poi glielo raccoglievi e porgendoglielo le dicevi: “Ti è caduto”. Poi dovevi far lavorare la tua fantasia per attaccare bottone. Il punto croce è che le sconosciute, o gli sconosciuti, sono fatti per diventare conosciute, o conosciuti. I dati urlano chiaro: “IL 100% DELLE PERSONE CHE ABBIAMO CONOSCIUTO IN VITA NOSTRA PRIMA NON ERANO ALTRO CHE SCONOSCIUTI”. Inoltre, l’uomo dei treni unisce anime gemelle sugli stessi treni proprio per facilitarvi il lavoro.

Probabilmente gli sconosciuti che incontrate sui treni non sono poi così sconosciuti. In fonde avete due cose in comune: avete preso lo stesso treno e siete entrambi esseri umani. L’uomo dei treni dice che questi elementi bastano per attaccare bottone. Gigio dice: Ma io sono un sarto, non sono. E lo so: in fondo l’uomo dei treni non è neanche umano, e quindi non capisce niente della nostra natura.


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