Neil Gaiman, Midnight days: le prime storie di uno dei grandi del fumetto

Creato il 04 aprile 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Nel 1999 Karen Berger, allora direttrice della divisione Vertigo per la DC Comics, decise di sfruttare la fama di Neil Gaiman dovuta alla serie Sandman e ai suoi romanzi per ragazzi, pubblicando una raccolta di storie brevi realizzate negli anni dall’autore inglese su vari personaggi del DC universe.
Midnight Days rappresenta quindi un compendio di storie nate in momenti diversi della carriera di Gaiman che testimoniano in maniera inequivocabile la crescita e l’utilizzo sempre più peculiare che lo scrittore ha fatto del media fumetto.

Aprono la raccolta tre storie sull’universo di Swamp Thing
La prima si colloca in un ipotetico medioevo, nel quale la creatura della palude affronta la dipartita di un amico affetto dalla peste che sta decimando la popolazione. Lo Swamp Thing di Gaiman è poetico e surreale – degno erede di quello insuperabile di Alan Moore -, pieno di dubbi circa la sua natura di elementale. Il monologo (interiore ed esteriore) che segue alla morte del sodale rivela quanto Gaiman si senta a suo agio con un registro horror, imbastendo una storia che ha nel pathos e nel ritmo i suoi punti di forza. 
Il secondo racconto, tratto dal quinto annual dedicato al personaggio, è ancora più surreale – o ancora meglio, surrealista -, si colloca temporalmente dopo la run di Rick Veicth e quindi successiva alla già citata run di Moore. Gaiman fa tornare dal passato Brother Power, un personaggio dei fumetti che leggeva da bambino, rinvigorito da un potere affine a quello di Swamp Thing, e lo candida alla presidenza degli Stati Uniti. E’ un team composto da Abby e dai suoi due amici Liz e Chester ad esser chiamato dal governo per avere rapporti con questo “strano essere”. Interessante l’uso dell’anticlimax nella storia che spesso Gaiman aveva usato anche in Sandman e il siparietto con Batman, che è un chiaro riferimento a quanto avvenuto nella parte conclusiva della run di Moore. Il clima che respiriamo in questo racconto è figlio del disincanto nei confronti delle idee sessantottine che, per bocca di Chester, vengono rivissute con nostalgia e profonda disillusione.
Ancora un cambio di registro nella seconda storia dell’annual – la terza del volume-, dove Floro, altro character DC, è alle prese con un dialogo con Milton, la sua pianta carnivora, e con il parlamento degli alberi circa “persone e piante”. Stilisticamente questa storia sembra profondamente debitrice della poetica del Signore dei Sogni; appare infatti evidente l’analogia tra Floro e Delirio, anche a livello cromatico. Interessante il parallelo che Gaiman crea tra la natura degli alberi e quella delle religioni. Peccato che la storia sembri mancare di un vero e proprio epilogo. 

La miglior storia del volume, anche a detta di Gaiman stesso, è senz’altro quella di Costantine, nella quale John si confronta con solitudine ed abbandoni. Le trame disperate , che a tratti ricordano un po’ i Dylan Dog sclaviani e quel tipo di poetica “moralista”, ben si conciliano con la natura graffiante del personaggio. Gaiman scrive in maniera forte, senza essere mai eccessivo o sopra le righe, ma piuttosto lasciando trasparire un’umanità a tinte fosche piena di miseria, regalandoci così la miglior prosa del volume. 
Utili a creare l’atmosfera sono gli splendidi disegni di Dave McKaen che creano uno sfondo magnifico sul quale si sviluppa l’intera storia.

La storia più lunga del volume è rappresentata da Sandman Midnight theater, scritta a quattro mani con Matt Wagner, una sorta di team-up tra il Sandman della golden age e Morfeo. E’ atipico nella costruzione, in quanto durante il periodo di azione di Sandman (Wesley Dodds), il Signore dei Sogni giaceva intrappolato e quindi privo di agire liberamente nella storia. Gaiman e Wagner però sopperiscono a tutto questo imbastendo una trama spiccatamente noir, nella quale Sogno è soltanto una presenza celata, rarefatta, in una storia che oscilla costantemente tra atmosfere horririfiche e desadiane, in cui tutti gli elementi tipici del vecchio Sandman vengono riscritti in maniera funzionale nell’arco della storia.

L’elemento conduttore di questa raccolta, che per natura si presenta assolutamente disomogenea – anche dal punto di vista temporale – è senz’altro la scrittura profonda e densa di Neil Gaiman che riesce a tirar fuori tutte le sfumature dei personaggi che interpreta, adattandosi perfettamente ai toni delle serie, senza mai snaturarli. Nei suoi scritti di maggior profondità, la scrittura di Gaiman risulta più ascrivibile a quella del mito che a quella della letturatura, cui il suo stile è certamente debitore. 

Questa raccolta rappresenta inoltre un buon punto di partenza per comprenderne l’evoluzione stilistica e per vedere alla prova Gaiman con altri personaggi che, a giudicare dai risultati, risultano senz’altro vicini alla sua sensibilità. Siamo ben lontani dalla qualità di scrittura dei suoi capolavori come Sandman o The book of magic, ma rimane certamente un ottimo volume che la Lion Comics ha deciso di portare nel nostro Paese.

Abbiamo parlato di:
Midnight Days
Neil Gaiman, Matt Wagner, Steve Bissette, Mike Mignola, Dave McKean, Richard Piers Rayner, Mike Hoffman, Teddy Kristiansen
RW-Lion, 2012
16,8×25,6, C, 176 pp, col. - € 18,95
ISBN: 9788866912729

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