Un altro modo per distruggere l’amore per la lettura in un bambino è, ovviamente, assicurarsi che non abbia attorno libri di nessun genere. E non offrire loro un luogo dove leggere quei libri.
Io sono stato fortunato.
Sono cresciuto con una eccellente biblioteca nei paraggi. Avevo il tipo di genitori che non si facevano problemi a lasciarmi in biblioteca lungo la strada per andare al lavoro durante le vacanze estive e avevo il tipo di bibliotecari cui non importava se un bambino non accompagnato puntava ogni mattina verso il settore ragazzi, raggiungeva lo schedario e cercava libri con dentro fantasmi o maghi o missili, cercava vampiri o detective o streghe o prodigi. E quando finii di leggere nella biblioteca per bambini, iniziai con libri per “grandi”.
Erano ottimi bibliotecari.
Amavano i libri e amavano che i libri fossero letti. Mi insegnarono come ordinare libri da altre biblioteche attraverso i prestiti interbibliotecari. Non facevano storie su quanto leggevo. Sembrava proprio piacergli che ci fosse quel ragazzino con gli occhi spalancati che amava leggere, e mi parlavano dei libri che stavo leggendo, mi trovavano altri libri di una stessa serie, mi aiutavano. Mi trattavano come un altro lettore –né più né meno- cioè mi trattavano con rispetto. E io non ero abituato ad essere trattato con rispetto in quanto bambino di otto anni.
Ma le biblioteche significano soprattutto libertà.
LIBERTA’ DI LEGGERE, LIBERTA’ DI IDEE, LIBERTA’ DI COMUNICAZIONE. Significano educazione (che non è un processo che ha termine il giorno in cui si lascia la scuola o l’università). Significano divertimento, spazi sicuri e accesso all’informazione.
E mi addolora che nel XXI secolo la gente non comprenda cosa siano le biblioteche e il loro scopo. Se la si percepisce come un contenitore di libri, la biblioteca può sembrare antiquata o sorpassata in un mondo in cui la maggior parte dei libri –ma non tutti- esistono in formato digitale. Ma questo significa mancare il punto cruciale della questione.
Penso che abbia a che vedere con la natura dell’informazione. L’informazione ha un valore, e l’informazione corretta ha un valore enorme. Lungo tutta la storia umana abbiamo vissuto in condizioni di scarsità di informazione, e avere le informazioni necessarie è sempre stato importante: quando seminare il raccolto, dove trovare oggetti, mappe e storie e racconti. Le informazioni erano una merce di valore e chi le aveva o poteva ottenerle poteva esser remunerato per tale servizio.
Negli ultimissimi anni ci siamo mossi da un’economia basata su informazioni scarse ad una guidata da un eccesso di informazione. Secondo Eric Schmidt di Google, ogni due giorni la razza umana crea altrettanta informazione di quanta ne abbia creata dagli albori della civilizzazione fino al 2003. Sono circa cinque exabyte di dati al giorno, lo dico per quelli che ci tengono a fare i conti.
La sfida diventa non più trovare quella rara pianta che cresce nel deserto, ma trovare quella pianta specifica che cresce nella giungla. Abbiamo bisogno di aiuto per navigare attraverso le informazioni al fine di trovare quella di cui abbiamo bisogno.
Le biblioteche sono luoghi dove ci si reca per trovare informazione.
I libri sono solo la punta dell’iceberg dell’informazione: sono lì e le biblioteche possono fornirvi di libri gratuitamente e legalmente. I bambini prendono in prestito come mai prima libri di ogni formato: cartaceo, digitale e audio. Ma le biblioteche sono anche, per esempio, luoghi dove chi non ha computer o connessione internet può navigare senza pagare nulla. Aspetto altamente importante quando il modo per trovare lavoro, presentare domande di lavoro o per ottenere sussidi è qualcosa che si fa quasi esclusivamente online.
E i bibliotecari possono aiutare gli utenti a navigare in questo mondo.
Non credo che tutti i libri saranno o debbano essere su schermo: come mi fece notare Douglas Adams più di vent’anni prima che il Kindle facesse la sua comparsa, un libro cartaceo è come uno squalo. Gli squali sono esseri antichi: c’erano squali in mare già prima dei dinosauri. E il motivo per cui ci sono ancora squali in giro è che nessun altro sa fare lo squalo meglio di loro. I libri concreti sono tosti, difficili da distruggere, resistenti all’acqua, funzionano alla luce del sole, stanno bene in mano: sono bravi a fare i libri e ci sarà sempre posto per loro. Appartengono alle biblioteche anche se le biblioteche sono già diventate luoghi dove si può avere accesso a ebook, audiolibri, DVD e contenuti web.
Una biblioteca è un deposito di informazioni che dà ad ogni cittadino equo accesso. Ciò include informazioni sulla salute fisica. E informazioni sulla salute mentale. È uno spazio della comunità. È uno spazio sicuro, un rifugio dal mondo. È un luogo con dei bibliotecari dentro. Ciò che saranno le biblioteche del futuro è qualcosa che si può immaginare da ora.
L’istruzione è ora più importante che mai, in questo mondo di testi e email, un mondo di comunicazione scritta. Abbiamo bisogno di saper leggere e scrivere, abbiamo bisogno di cittadini globali che sappiano leggere agevolmente, comprendere ciò che leggono, cogliere le sfumature e che sappiano farsi comprendere.
LE BIBLIOTECHE SONO DAVVERO PONTI PER IL FUTURO.
È terribile vedere che, in tutto il mondo, autorità locali colgano l’opportunità di chiudere biblioteche come un modo semplice per risparmiare denaro, senza capire che rubano al futuro per pagare l’oggi. Chiudono ponti che dovrebbero essere aperti.
Secondo un recente studio dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, l’Inghilterra è “il solo Paese dove gli anziani hanno maggiori competenze alfabetiche e numeriche rispetto ai giovani, anche tenendo conto di altri fattori, quali genere, retroterra socioeconomico e tipo di occupazione”.
O, per metterla diversamente, i nostri figli e nipoti sono meno istruiti di quanto non fossimo noi. Sono meno abili a navigare per il mondo, a capirlo e a risolvere problemi. Possono essere più facilmente vittime di menzogna ed imbrogli, saranno meno capaci di cambiare il mondo nel quale si trovano, avranno meno possibilità di trovare lavoro. Tutte queste cose insieme.
E come Paese, l’Inghilterra sarà dietro altre nazioni sviluppate perché le mancherà una forza lavoro competente.
(Qui la prima e la seconda parte dell’intervento. A breve la quarta e ultima, e non meno interessante.)