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Nel centrodestra ora ci vuole una vera sterzata. Riforma elettorale, fiscale e partito dei moderati

Creato il 01 giugno 2011 da Iljester

Nel centrodestra ora ci vuole una vera sterzata. Riforma elettorale, fiscale e partito dei moderatiIo credo che sia ora di finirla con le parole. È necessario passare ai fatti. Le riforme nel nostro paese sono tanto importanti quanto troppo spesso aleggiate e mai fatte. E quelle poche che davvero sono state portate a termine alla fine non hanno inciso realmente sugli assetti di potere, che anzi sono rimasti identici al passato, costituendo solo il classico contentino per chi ama lucidarsi gli occhi. E a sinistra molti amano lucidarsi gli occhi e riempirsi naso e orecchie di belle parole astratte che quasi mai corrispondono alla realtà quotidiana.
D’altro canto, a destra le cose non sono migliori. La batosta elettorale subita dal PDL dovrebbe suggerire poco in ordine ai futuri assetti politici e alle prospettive di riforma istituzionale (è comunque una consultazione amministrativa), ma non è detto che non possa essere considerata un presagio poco fausto per i moderati italiani, che devono – a questo punto – darsi una mossa. Non è più tempo di attendere, e non è più tempo di temporeggiare, perché ormai le opzioni sono due: o morire berlusconiani, o superare il berlusconismo e porre le basi per un futuro moderato che gli sopravviva e che anzi per certi versi lo superi in qualità e quantità.
Intendiamoci: non sto ricalcando le idee di Fini. Tutt’altro. Fini – sappiamo – non ha veramente sposato il post-berlusconismo, ma si è inconsapevolmente unito all’antiberlusconismo, e attraverso esso, è stato strumentalizzato dalla sinistra. Non a caso, una parte dell’attuale debacle elettorale è dovuta alla frattura causata da Fini nel PDL, e non dall’opera politica del suo partito, il cui peso specifico elettorale – si è visto – è praticamente nullo.
Dunque non sto ricalcando le posizioni dell’ex leader di AN, perché sono fortemente consapevole che il «post-berlusconismo» non può prescindere da Berlusconi. È il Cavaliere che deve indicare la via, ed è lui che deve assumersi la responsabilità di cementificare definitivamente un grande partito dei moderati, capace di prospettiva politica a medio e lungo termine, che vada oltre la scadenza del mandato naturale di un uomo solo, benché leader. È questo il segreto dei grandi partiti: sopravvivere ai loro leader. Perché sono le idee e gli ideali quelli che contano. Gli uomini sono solo i mezzi attraverso i quali essi li tramutano in azioni concrete. Ma se si continua a confondere l’idea con un uomo, le uniche prospettive sono la fine e l’avventura in ordine sparso. E sappiamo bene che se i moderati vanno in ordine sparso, vince l’avversario che già sta iniziando a capire che solo l’unione fa la forza.
È necessario pertanto muoversi. È necessario strappare e trasmettere un messaggio chiaro agli elettori moderati: abbiamo perso la battaglia, ma non la guerra. Il timone del Governo nazionale è ancora saldamente in mano nostra, e non possiamo lasciarci sfuggire l’occasione. E l’occasione si traduce nelle riforme istituzionali, che però non possono concentrarsi solo ed esclusivamente sulla giustizia parametrata alle (legittime) esigenze del Cavaliere (che spesso rispecchiano quelle del comune cittadino). L’Italia ha bisogno di altre scosse. Ha bisogno di una riforma elettorale realmente rappresentativa e di una riforma fiscale che attenui la pressione delle tasse sul reddito. Ha bisogno di ripartire economicamente. Ha bisogno di rigenerare un tessuto economico che lentamente (ma inesorabilmente) si sta impoverendo. Perché se è pur vero che il tasso di disoccupazione è diminuito, è anche vero che non è diminuito abbastanza. La crescita nel nostro paese è bassa… troppo bassa, e l’economia globalizzata non aiuta. E certamente non aiuta l’Europa che con la sua selva di regolamenti e direttive ostacola (e non poco) gli interventi necessari sull’economia.
Per cui, Berlusconi non deve né può lasciarsi sfuggire l’opportunità (ultima). È necessario finirla con la storia delle riforme sbandierate e mai fatte. È necessario prospettare un concreto piano riformatore che seppure venisse attuato a tappe, sarebbe comunque un primo e reale passo verso la luce. Diversamente i moderati andranno in ordine sparso, e l’umore oggi è proprio quello di abbandonare la barca che affonda prima che affondi e di sparpagliarsi fra i vari groppuscoli che nascono per l’occasione. Il che sarebbe la morte non solo del centrodestra, ma anche del nostro paese, che seppure con venti anni di ritardo, cadrebbe definitivamente in mano alla sinistra, con o senza il consenso di Berlusconi. Milano e Napoli potrebbero essere il prologo di questa infausta storia futura.

di Martino © 2011 Il Jester Dai la tua opinione Nel centrodestra ora ci vuole una vera sterzata. Riforma elettorale, fiscale e partito dei moderati

Autore: Martino » Articoli 1445 | Commenti: 2438

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