Milano, 27 gennaio 2014
Lunedì, giorno della Memoria. La memoria di un popolo perseguitato, scandalo infinito del Novecento. Ma anche la memoria di un uomo che se n’è andato sette giorni fa. Claudio Abbado, direttore d’orchestra, cittadino milanese. L’appuntamento in piazza della Scala è per le 18, ma Milano arriva molto prima. Già da un’ora, forse di più, lo spazio tra il Piermarini e Palazzo Marino è pieno zeppo di persone, sempre più vicine, sempre più strette nel commiato a un artista che, pur se lontano da troppo tempo, era e resta uno di loro. Perché qui era nato, aveva studiato, aveva guidato a lungo quel teatro sim-bolo della città, specchio della sua storia. E da qui se n’era andato. Per tante ragioni, complesse ma anche semplici, in quella città prima così amata lui non si riconosceva più. Come tanti altri milanesi.
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Colpisce non poco il suo valoroso messaggio di difesa della natura. Confessava, Abbado, di sentirsi, in fondo al cuore, un giardiniere, “un giardiniere prestato alle note”.
Giuseppina Manin, Nel giardino della musica. Claudio Abbado: la vita, l’arte, l’impegno, collana Piccola biblioteca Guanda, Guanda 2015.