Fai le valigie, raccogli pezzi degli ultimi tre anni di vita vissuta fianco a fianco, cuscino a cuscino, piatto a piatto. Incontri tra le mani album di foto, vacanze, facce sorridenti, autoscatti imbarazzanti, risate sguaiate e momenti che la memoria aveva temporaneamente archiviato. Incontri post-it conservati raccolti per casa, frasi dolci... e che fai non piangi? Ovvio che piangi.. e prendi le tue valigie bagnate di lacrime, accendi la macchina e sgasi. E vai in un altro posto a riempire armadi, impilare maglie, vai a inondare di borse e scarpe un altrove... un altrove che oggi è estraneo, è vuoto, è buio, è solitudine, è passato che piange, è presente che chiede, è futuro che manca...
In questo altrove dove mancano le coperte da tirare, dove manca la sensazione rassicurante di essere a casa, dove il silenzio rimbomba tra le pareti, io mi stropiccio gli occhi e sento che ho bisogno di questo tragico momento, ho bisogno di ritrovare me stessa, ho bisogno di questo tempo non tempo per ascoltarmi e parlarmi, per volermi un po' bene, per coccolarmi da sola e capirmi, che di incomprensioni ho pieno l'ombelico e di parole non dette, di gesti non fatti, di sensazioni sopite, di desideri frustrati.
Sono tra i pacchi aperti e le valigie svuotate, con un'unghia spezzata dalle fatiche, nel giorno in cui ho trascinato giu dalle scale dal quarto piano la mia vita e l'ho sbattuta in un piano terra che deve uscire a cercarsi un nuovo tabacchino. Sono nel giorno in cui ho bisogno di stare in questa nuova stanza da sola perchè ho bisogno di rendermene conto (io? qui? ora?) e di aspettare che le lacrime si asciughino e ricordarmi che domani il caffè me lo farò da sola.
Sono nel giorno in cui cresco di dieci anni in un'ora. Speriamo che per osmosi non mi vengano le rughe tutte insieme.
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