Magazine Diario personale

NEL LABORATORIO DELLO SCRITTORE – In attesa del nuovo romanzo, vi regalo un capitolo tagliato da “Chiudi gli occhi e guarda” (Neo. 2015)

Creato il 22 gennaio 2016 da Zioscriba

[Devo dire che stavolta si è trattato di un taglio abbastanza indolore. Certo, il capitolo onirico aveva le sue suggestioni anche forti e i suoi bei significati (altrimenti non lo avrei scritto). Ma rispetto al romanzo era assai facile sospettarne un carattere superfluo, o quanto meno non necessario. Inoltre, sua collocazione logica sarebbe stata quella di ultimo capitolo, ma così avrebbe depotenziato l’attuale finale, che molti (fra cui muà) trovano struggente, bellissimo e poetico. Sono quindi contento di potervelo regalare qui, senza rimpianti, ma con l’orgoglio di un padre verso i suoi figli anche meno riusciti. Per chi (imperdonabilmente) non avesse letto il romanzo, aggiungo che la fine del sogno rappresenta una chiusura del cerchio rispetto all’incipit del libro (dove, nell’andare al Mare a bordo della 127 della mamma di Corradino, la gatta Ciopy si caga addosso per il trauma del suo primo viaggio autostradale.]
e adesso
E adesso stai sognando.Aleggi sospeso nell’aria sopra un’autostrada sconosciuta. Sei semplicemente lì, come un elicottero molto basso o un gabbiano che si è perso, e guardi. Le macchine ti vengono incontro in direzione nord-sud spartite su due corsie, le più lente e piccoline alla tua sinistra, le più potenti e veloci alla tua destra. Alcune di queste ultime hanno la luce della freccia che lampeggia, altre no. Qualcuna ha i fari accesi, ma è giorno. Sono tante, eppure il traffico scorre fluido e tranquillo, e produce rumori ovattati a malapena percettibili. Ma d’improvviso succede qualcosa. Lassù, in lontananza, un abbaglio di polvere e luce annuncia l’incedere di qualcosa di portentosamente veloce, e forse spaventoso, mentre l’asfalto e il mondo cominciano a rimbombare di un suono incalzante di tamburi sovrapposto a un altro, ossessivo, di chitarre elettriche, suoni che anni dopo riconoscerai come tutt’altro che vaga premonizione dell’attacco della canzone degli Oasis intitolata Put yer money where yer mouth is.Le auto potenti, con scarti docili e rispettosi, sottomessi, si portano ora sulla prima corsia, rientrando negli spazi vuoti fra un’utilitaria e l’altra, come cagnolini obbedienti al fischio del padrone. Quando tutte le macchine si sono spostate dalla corsia di sorpasso, loro arrivano, e nel vederli arrivare la cosa che più ti stupisce è che non provi neanche poi tanto stupore. Sono guerrieri antichi. Cavalcano destrieri lanciati al galoppo, un galoppo forsennato e sovrannaturale, a duecento all’ora sulla corsia di sorpasso dell’autostrada sconosciuta, eppure a tratti li puoi vedere come in fermo immagine, immobili e perfetti. I guerrieri formano un mucchio compatto. Hanno armature, hanno spade e lance, alabarde, scudi decorati che mandano bagliori. Anche i cavalli sono bardati e colorati, i loro finimenti scintillano, i loro occhi fanno paura, le loro narici schiumano e mandano fumo, i loro zoccoli nella corsa paiono non toccare neanche terra. La musica incalza e li trasporta, forte e assordante com’è. Da elicottero o gabbiano che continui a essere cominci a distinguere le singole sagome dentro il mucchio selvaggio e rilucente, vedi che alcuni di questi misteriosi guerrieri hanno il viso completamente celato dal metallo, da altri fuoriescono lunghissimi capelli biondogrigi o rossi e barbe, e sguardi fiammeggianti che divampano dalle visiere lasciate alzate. Quelli davanti sembrano sacri Re nordici. Il loro aspetto, nel sogno, ti fa pensare alle carte da gioco. Questo è il Re di Cuori, ti dici, e sai di non sbagliare. Lui invece è il Cavallo di Spade. Lui il Re di Picche. Il Re di Cuori, un angelo risplendente e tremendo che cavalca davanti a tutti, pare adesso accorgersi di te, ti guarda, ti fissa per un interminabile attimo e poi solleva la lunghissima spada e ti indica, e con la punta ti lambisce il viso, ma il suo non è un atteggiamento minaccioso, è più un’investitura, forse è venuto per dirti che non importa se ti senti confuso, che non devi avere paura, perché tu sei speciale e predestinato a cose grandi e belle, e non ti puoi arrendere. Non puoi. O loro ne resteranno delusi.Poi, incredibilmente, in un nuovo bussare di tamburi, e ripresa di chitarre elettriche, adesso, come prima le auto di grossa cilindrata si sono fatte da parte per consentire il passaggio di questi spettrali feroci cavalieri dalla consistenza di tuono e di folgore, ecco che adesso sono loro, diligenti, disciplinati, che si fanno da parte sulla corsia di destra (la sinistra per te, sempre elicottero o gabbiano con lo sguardo verso nord) per lasciar passare qualcuno o qualcosa che con ogni evidenza è ancora più importante e superveloce di loro, più elevato nelle gerarchie cosmiche e nella forza propulsiva. Ecco che sopraggiunge. A velocità supersonica.È la macchina dei gattini puzzolenti. Al volante lo zio cieco, che guida meglio di tutti.


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