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NEL MOMENTO PIÙ DURO DELLA CRISI OCCORRE PUNTARE SULLA FORMAZIONE - Formazione come leva del cambiamento e dello sviluppo nel TPL

Creato il 15 settembre 2011 da Ciro_pastore
NEL MOMENTO PIÙ DURO DELLA CRISI OCCORRE PUNTARE SULLA FORMAZIONE  -  Formazione come leva del cambiamento e dello sviluppo nel TPLProprio nel momento più duro della crisi del TPL, quando cioè il confronto tra le parti, aziende e lavoratori, si fa sempre più aspro, diventa decisivo provare a coltivare le risorse umane e guidarle su una pista strategica realmente orientata al cliente. Sembra fuori luogo parlarne ora, con le opposte fazioni ancora sulle barricate, ma credo che sia la via imprescindibile per affrontare con successo le dolorose sfide epocali che ci attendono. Le persone e le loro abilità/competenze/capacità sono fondamentali per la performance di qualsiasi organizzazione strutturata, a maggior ragione per le aziende di servizi. Ogni possibile spinta all’incremento della produttività teorica verrebbe, nei fatti, vanificato se, parallelamente, non ci fosse sostenuta dalla presenza di un personale motivato e competente. La politica dei tagli avrebbe, infatti, respiro corto e sarebbe fatalmente destinata a scarsi successi, anche dal punto di vista strettamente economico. Il management EAV sta commettendo, fra gli altri un errore di “polarizzazione”. La strategia (ammesso che la si possa definire così) si sta focalizzando solo sulla riduzione dei costi, adottando una visione basata essenzialmente su “cifre, calcoli, riduzioni”. Le risorse umane vengono viste, cioè, solo come meri produttori, quasi degli automi utili a coprire meccanicamente dei turni stabiliti a tavolino, solo sulla scorta delle necessità economiche, imposte dal drastico taglio dei finanziamenti pubblici.
Puntare sulle risorse umane significa, invece, affidarsi all’idea che con la motivazione e il senso di appartenenza si riesce a ottenere molto di più. Un modo intelligente per integrare il processo di efficientamento delle aziende è investire in un efficace programma di costante sviluppo delle persone e delle loro competenze, una vera e propria politica di “attivazione e manutenzione” delle professionalità e delle competenze/capacità. Si tratta di un argomento di assoluta attualità, ma non basta parlarne e dichiarare quanto sia argomento importante. Occorre, piuttosto, comprendere definitivamente quanto la formazione sia un’attività che dà risultati solo se adottata in modo programmatico e praticata con continuità.
Investire in formazione è una strategia che, seppure in teoria ampiamente condivisa, nella pratica aziendale è tutt’altro che scontata. Di solito, infatti, in maniera distorta e semplicistica, si vede l’attività formativa, nel suo senso più ampio, come un costo per le aziende. Si tratta, invece, della più potente modalità di investimento, soprattutto, in un ambito fortemente centrato sul capitale umano, come quello del TPL. La cultura manageriale imperante nelle nostre aziende tende, purtroppo, a marginalizzare il processo formativo, limitandolo troppo spesso al suo aspetto addestrativo/abilitativo, svilendone le valenze più correlate con la crescita complessiva dell’individuo. Si punta, cioè, nella migliore ipotesi, all’incremento delle abilità tecniche più che all’empowerment, ottenibile attraverso l’implementazione aggressiva del binomio capacità/competenze. Per non parlare della totale assenza di azioni tendenti a far nascere, prima, e a sostenere poi, un sistema di valori condivisi. È proprio l’assenza di un sistema valoriale generalizzato e condiviso largamente a causare la pericolosa sparizione del senso di appartenenza, deficit che conduce il singolo individuo all’alienazione e alla spersonalizzazione da cui deriva il definitivo scollamento organizzativo a cui assistiamo impotenti in questi giorni.
Esistono, e sono già attivabili peraltro, innovative modalità di finanziamento delle attività formative, che riducono drasticamente i costi diretti delle attività formative. Circumvesuviana, ad esempio, è associata da qualche anno al sistema FONDIMPRESA, che raggruppa aziende con circa 3,5 milioni di lavoratori coinvolti. Ogni azienda partecipante contribuisce, con i propri versamenti, a rimpinguare un fondo che può essere utilizzato per attività di formazione individuali, di gruppo e, cosa davvero notevole, in un progetto unico anche da più aziende di un settore produttivo. Si tratta, come potrete capire, di una clamorosa opportunità, assolutamente da cogliere in tempi rapidi, visto che il mancato utilizzo dei fondi ne determina, colpevolmente la definitiva perdita.
Ovviamente, l’aspetto costi della formazione è un elemento importante ma, in fondo, non decisivo. Il vero punto nodale è innescare la capacità progettuale nel fare formazione. Una carenza di progettualità che finora, per molteplici motivazioni, ha favorito l’assenza della formazione dal quadro delle scelte strategiche del Gruppo EAV. Fatta eccezione per un’isolata azione diretta ai funzionari delle aziende operative, si è perso di vista l’illimitato potenziale insito nella formazione che si sostanzia, invece, in effetti intangibili che sfuggono a qualsiasi bruta rendicontazione contabile. La formazione genera indirettamente produzione di nuove idee, sviluppa flessibilità mentale ed organizzativa, stimola la formazione di una cultura d’impresa, potenzia consapevolezza e motivazione individuale, attraverso l’aumento della fiducia relazionale. Attraverso le azioni formative si contribuisce all’accumulo e alla diffusione di esperienze condivise che influiscono positivamente sul generale miglioramento del clima organizzativo, facendo fruttare la stimolazione dei talenti individuali che ne deriva.
Ma, soprattutto, è incontestabile che la formazione genera un atteggiamento proattivo verso il cambiamento. Proprio nei periodi di crisi strutturale, peraltro, la formazione contribuisce a sviluppare il senso di appartenenza all’azienda. Con le adeguate azioni formative si alimenta, inoltre, una positiva resistenza alla frustrazione derivante dai sacrifici richiesti che, se opportunamente illustrati, finiscono per essere condivisi e non soltanto subito. Come potete comprendere, si tratta di un patrimonio intangibile assolutamente prezioso, specie per le aziende di servizio, che sono oggi più che mai chiamate a rispondere con professionalità alle sempre più pressanti esigenze dei clienti, rese maggiormente difficili da realizzare a causa della contemporanea sfida del contenimento dei costi.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli
leggimi anche su http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/2011/09/la-banalita-il-male-quotidiano-se.html

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