Nel nome del padre

Creato il 20 novembre 2012 da Malpaese @IlMalpaese

Patrick Mc Grath – L’estranea, 292 pag. Edizioni Bompiani

Così, “Nel nome del padre”, potrebbe intitolarsi questo romanzo che mette in evidenza quanto, l’identità personale sia messa a rischio se le nostre radici sono confuse. Torna lo scrittore britannico Patrick Mc Grath con questo libro che mette al centro l’amore di una figlia per un padre, ma con i soliti risvolti patologici dal punto di vista psicologico. Si parla del complesso di Elettra in questo caso e delle influenze di un padre sulle scelte di una figlia, anche se involontarie. I panorami sono la città e la campagna londinese descritti con un linguaggio semplice che seppur mette in risalto le conoscenze psichiatriche dello scrittore si rivolge davvero a tutti i possibili lettori, anche a chi è completamente a digiuno di queste cose. I personaggi vengono affrontati da Mc Grath come i paesaggi, con descrizioni minuziose, soprattutto della vita interiore dei protagonisti. Questa è una storia a due voci, nel senso che l’io narrante si sdoppia in donna-uomo, nella voce della figlia e moglie e di quella del marito. Il gioco dei ruoli, soprattutto in ambito di coppia viene così abilmente descritto e la storia è ricca di colpi di scena, quasi fosse un giallo, che catturano la curiosità e l’attenzione . Due diversi punti di vista quindi, maschile e femminile, su una storia che va complicandosi fino a rivelare la falsa paternità di uno dei protagonisti che getta in una crisi ancora più profonda la donna che si sente appunto “estranea” rispetto alle scelte fatte nella propria vita, a volte come ripicca a qualcosa imputata alla responsabilità del padre, altre come un amore espresso in modo viscerale verso quello stesso padre. E quando scoprirà che quell’uomo con il quale ha vissuto la propria infanzia non ha legami biologici con lei, sarà la sua stessa identità a iniziare a vacillare. A porsi dubbi e domande su tutto. A cercare le proprie radici, indagando sulla storia e sulla morte del suo vero padre. Il mondo qui descritto è il ritratto fedele della nostra quotidianità, ma vista dall’interno, dall’interiorità di ognuno di noi, pur con le dovute distinzioni tra uomini e donne. Sono i drammi di una giornata iniziata male, di attimi che determinano la vita, di insoddisfazioni e frustrazioni, di amori mancati e amori falliti. Di vite navigate a volte e segreti svelati. E di un percorso verso la consapevolezza.

Mc Grath propone un finale aperto, per un lettore attento. Bellissima la frase che conclude il romanzo e che mette in luce come ipotesi quella che i figli debbano sempre, in qualche maniera, essere difesi dai propri genitori che, più o meno inconsapevolmente, potrebbero fare loro del male. Scritta in corsivo, come una sottilineatura: “E non gli farai mai del male”

Bianca Folino



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