Nel paese degli Struldbrugs

Creato il 30 novembre 2011 da Winged_zephiro

Jonathan Swift ha immaginato una nazione di uomini immortali, condannati perciò a un invecchiamento infinito. Costoro dopo una certa età erano dichiarati legalmente morti, i loro beni passati ai loro eredi e i loro impieghi lavorativi terminati al fine di impedire il collasso della nazione e delle generazioni sotto al peso insostenibile di una gerontocrazia vampirica, che oggi noi chiameremmo casta. Dai classici abbiamo imparato che nessuno dovrebbe sopravvivere ai propri figli, oggi invece rischiamo di sopravvivere anche ai nostri nipoti se è vero che vivremo fino a 120 anni, l’incubo letterario di Swift tramutato nel sogno scientifico di Don Verzè per sottrarci al quale ci affidiamo all’eutanasia elvetica, che è in sostanza la riduzione della morte a procedura bancaria. Anche per la vita, così come per la politica, si coltiva nei più la convinzione che sia un problema tecnico alla cui risoluzione possono essere deputati dei professionisti titolati, mentre essa è un problema metafisico che nessun boia in camice può risolvere ma al contrario può solo confermare, puntualizzando l’impotenza dell’uomo nel momento stesso in cui ratifica la sua volontà suicida. Ma la banalità del nostro male è tale che anche la peggiore nefandezza risulta incontestabile nel foro e sacrosanta agli occhi dei gentili.