Non mi capita spesso di parlare di film per bambini. La definizione stessa non mi convince completamente, a dire il vero: film per bambini, che esclude automaticamente i grandi e dovrebbe farlo solo per questioni di età anagrafica. Poi uno guarda Nel Paese delle Creature Selvagge, film del 2009 diretto da Spike Jonze, e si trova incapace di collocarlo perché, effettivamente, questo film è tanto una favola per bambini quanto la rappresentazione di un'inquietudine violenta che meglio può essere compresa dagli adulti. Insomma, una pellicola di formazione tratta dal romanzo illustrato per ragazzi scritto da Maurice Sendak che si colloca perfettamente al centro.
Max è un bambino senza padre che vive con problematicità l'allontanamento da sua madre e sua sorella, entrambe impegnate a costruirsi la vita. In seguito a un litigio, Max fugge nel mondo della sua fantasia, popolato da esseri giganteschi e mostruosi con i quali si confronterà per cercare di trovare una soluzione ai suoi problemi e, in questo modo, trovare il modo di crescere.
Non si tratta de Le Cronache di Narnia, nè de Le Cronache di Spiderwick. Nel Paese delle Creature Selvagge è un film nettamente più vicino a pellicole come Un ponte per Terabithia o a Il Labirinto del Fauno (con le dovute differenze rispetto a quest'ultimo). Si tratta di giovani protagonisti che creano un mondo alternativo in cui proiettare le loro paure e i propri desideri nel tentativo estremo di esorcizzarli. Ma anche di bambini che, infelici nel loro ambiente, provano a crearne uno alternativo in cui sentirsi a proprio agio, amati e padroni del proprio destino. E' quello che fa Max, bambino solitario che ha perso il padre e vede il resto della propria famiglia allontanarsi. Incapace di esercitare il proprio controllo sul suo mondo, reagisce con rabbia alle difficoltà con l'unico risultato di allontanare ancora di più le persone che ama. E allora l'unica soluzione è creare un mondo di cui lui è il re, solo che le cose non andranno nel verso giusto.
Max proietta in mostose creature il proprio io frantumato. Una combricola di pupazzoni giganti sull'orlo del collasso. La causa è l'egoismo di uno di loro, Carol, colui con cui legherà di più. Diventato re di quella tribù di mostri, Max si renderà conto di quanto sia difficile conciliare le diverse anime di un gruppo sociale e di come lui stesso, con il proprio comportamento egoista, metta in pericolo l'armonia del proprio nucleo familiare. Il film, velato di una malinconia uggiosa, proietta lo spettatore in una location scarna, desertica. Le creature selvagge sono inquietantissime e poco adatte ai giovani spettatori, mentre le tematiche e lo sviluppo potrebbe risultare inadeguato a personalità più mature ma, se si riesce a superare le barriere estetiche e ad andare oltre, allora si potrà godere appieno di una pellicola estremamente delicata ma allo stesso tempo violenta. E poi ci sono le musiche, bellissime e affidate a Karen O. Bravissimo il piccolo protagonista Max Records, ottima la grigia fotografia di Lance Acord. E Spike Jonze dirige con il solito piglio indi, senza strafare, commuovendo con tocchi estremamente sensibili. Il risultato è un film di certo non adatto a tutti ma che ha qualcosa da dire, per una volta.
E adesso musica.