Io, giovane ma stanco di una serata lunga e di una settimana pesante, attendo ancora con chissà quale energia lei, che sta arrivando. Riconosco da lontano i fari della sua auto.
Dopo due lunghissime ore di attesa, eccola qui , affianco alla mia macchina, il finestrino si abbassa e l'aria frizzante della notte rinvigorisce il mio spirito. Sono felice. Un sorriso ci accomuna e una sola parola "seguimi". Si accende il motore e le due auto sfilano lungo la statale, solitarie, sino ad arrivare al solito posto dove si spengono i motori ed anche i fari. Passo frettolosamente nella sua auto, e baci e abbracci e coccole, e giù i sedili sdraiati uno sull'altro a parlare per ore e ad accarezzarci, ma inevitabile la pesantezza di tutta una settimana si accascia sul mio corpo, mi sento combattuto, sto lottando contro una forza che va oltre le mie capacità ma le sue mani ora mi destano, proprio mentre la palpebra si faceva pesante, un fulmine d'adrenalina mi colpisce, mi solleva e sono pronto. Delicati e impercettibili movimenti mi guidano ora nel paese delle fate, tra realtà e sogno, nel mezzo tra corpo e mente. Qui vedo ad occhi chiusi e sento un mondo nuovo. Mi sento costretto e comodo allo stesso tempo in un luogo che non ha tempo e che riconosco come il mio posto, più di ogni altro al mondo, stretto e piccino, comodo e delicato, pieno come un bazar, zeppo d'oggetti di ogni genere, e campanelli suonanti, e collane con pareti morbide e avvolgenti ed ogni piccolo movimento è una scossa, un piacere che assaporo in uno stato di totale abbandono, proprio mentre il sole comincia ad albeggiare.