Nel segno della pecora

Creato il 05 luglio 2011 da Federicobona @Federico_Bona

Non so se definirlo surreale o delirante (in senso buono, comunque), ma forse è più il secondo perché, perlomeno in questo romanzo, il metodo di procedere di Murakami Haruki – prima il cognome e poi il nome, come all’asilo: è così che si usa in Giappone – è di scardinare ogni logica apparente, non solo al livello dell’intreccio generale, ma anche a quello dei piccoli eventi, fino a contagiare il senso stesso di alcune frasi. Una volta messe in allarme le nostre certezze, Murakami inizia pazientemente un’opera di lenta ricucitura, in modo da restituirci qualche boa d’ancoraggio con la realtà come la conosciamo. E, mentre con una mano procede in questo lavoro, con l’altra continua a prendere a colpi di maglio le convenzioni logiche e narrative. Il risultato – lo dico subito – è un po’ faticoso perché il meccanismo è spinto all’eccesso e le illuminazioni che produce non bastano a ripagare dei deliri che bisogna essere capaci di superare. Ma naturalmente qualsiasi murakamiano vi direbbe il contrario e io non saprei oppormi: si scende sul piano del gusto personale. Visto che finora mi sono mosso su un piano astratto, faccio un paio d’esempi. L’intreccio, per cominciare: un giovane pubblicitario viene raggiunto nel suo ufficio da un uomo tutto vestito di nero come i cattivi di Matrix, il quale gli mostra la foto di una sua campagna pubblicitaria. Nell’immagine, tra le altre, è raffigurata una pecora di una razza che non dovrebbe esistere. Si dà il caso che quella pecora sia misteriosamente legata con i destini del suo capo – ormai morente – e del mondo stesso. Se il pubblicitario non riuscirà a trovarla, il cattivo sterminerà dolorosamente tutti i suoi cari. E mi fermo qui. A livello di micro-invenzioni, basti invece questo: il pubblicitario viene aiutato nella sua impresa da una ragazza che di mestiere fa la modella di orecchie. Nel senso che viene usata nelle campagne pubblicitarie dove si mostrano orecchie, che nella vita lei tiene coperte per evitare problemi. Lo so che detta così suona bene, ma ripeto: dovete essere pronti a un fuoco continuo di invenzioni del genere e non è detto che l’esito finale non sia un ko, a vostro sfavore naturalmente. Ma provarci può davvero valerne la pena.

Nel segno della pecora, Murakami Haruki (Einaudi, 298 pp, 19,50 €)

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