Alcuni gruppi cristiani si sono mobilitati per modificare l’atteggiamento dei favorevoli nei confronti della possibile introduzione dell’eutanasia; cosa necessaria dato che la legge è stata bocciata di misura e potrebbe passare se ripresentata. Questo voto è la seconda sconfitta importante per gli attivisti pro-eutanasia in meno di un anno, essendo stata recentemente bocciata anche una proposta di legge per fornire tutela legale ai medici che accelerano la morte per mezzo di farmaci antidolorifici.
Contraria la situazione nello stato della British Columbia, in Canada, dove la Corte Suprema ha appena stabilito che il divieto per i medici di aiutare i pazienti nel suicidio assistito sarebbe incostituzionale. Il dibattito si è dunque aperto, interessante è l’articolo apparso su “The Globe and Mail” da parte di Margaret Somerville, founding director del Centre for Medicine, Ethics and Law presso la McGill University. La filosofa ha spiegato che «le persone che sostengono la legalizzazione del suicidio assistito/eutanasia presumono semplicemente che l’autonomia individuale abbia la priorità sul valore della vita. Ma la ricerca mostra che le motivazioni di chi vuole il suicidio assistito/eutanasia sono la paura di essere abbandonati, di morire da soli e non amati e di essere un peso per gli altri. Sicuramente la nostra risposta a questi timori non dovrebbe essere quella di aiutarli ad uccidere se stessi, o dare loro una iniezione letale».
Così, ha continuato, «se ci poniamo una serie di domande sulla legalizzazione del suicidio assistito/eutanasia, molti di noi concluderebbero che è una pessima idea. Perché stiamo discutendo sul suicidio assistito/eutanasia quando oggi potremmo fare molto per alleviare il dolore di quanto non potessimo in passato? In una società laica, la medicina e la legge sono le principali istituzioni che sostengono il valore del rispetto per la vita». E’ possibile agire per «rendere sopportabile la morte», ad esempio attraverso «l’accesso alle cure palliative [...], l’aiuto verso le persone morenti perché comprendano di essere rispettate, che hanno ancora qualcosa da dare a tutti noi, e che anche quando si sta morendo si può avere un senso di speranza, evitando la palude della disperazione».