Nel Trasporto Pubblico nasce il Fondo di sostegno del reddito
In caso di perdita lavoro, gli autoferrotranvieri potranno godere di una tutela salariale in caso di licenziamento che proprio per questo diventeranno più "facili"?
La notizia sembrerebbe di quelle buone, sempre più rare oramai. E, a dire il vero, non si può negare che l'accordo raggiunto tra associazioni datoriali (Asstra e Anav) e i sindacati (quadrupla più Faisa Cisal) per la costituzione del “Fondo bilaterale di solidarietà per il sostegno del reddito del personale delle Aziende di trasporto pubblico” è un ottimo strumento per dare una maggiore copertura agli oltre 116mila lavoratori del Trasporto Pubblico Locale. Ma, come sempre, è facile immaginare che uno strumento di solidarietà viene creato proprio perché esiste un "pericolo reale" - i licenziamenti di massa - che si profila inesorabile all'orizzonte anche per una categoria che finora è (era) rimasta immune dal fenomeno.Come precisano i comunicati ufficiali, l'accordo mette riparo ad una vacanza contrattuale che vedeva 116.500 autoferrotranvieri senza nessuna forma di tutela in caso di perdita del posto di lavoro. Con l’istituzione del Fondo di solidarietà gli addetti del settore del Trasporto pubblico locale, che dopo la riforma Fornero in caso di perdita del posto di lavoro avevano accesso alla sola Aspi, avranno la possibilità di avere un’integrazione del trattamento di disoccupazione in termini di importo e di durata che faciliti il raggiungimento dei requisiti pensionistici.
L’accordo raggiunto – informano i comunicati stampa di ASSTRA e ANAV - ha evitato, tra l’altro, che i lavoratori del settore, qualora licenziati, dovessero utilizzare il solo Fondo residuale, con il rischio concreto che a fronte dei medesimi contributi economici a carico delle imprese e dei lavoratori, agli stessi non venissero garantite le medesime prestazioni.
Ma si finanzierà e come funzionerà il Fondo? Il Fondo sarà autofinanziato da aziende e lavoratori, con una trattenuta pari allo 0,5% dello stipendio (coperta per i 2/3 dall’azienda e per 1/3 dal lavoratore stesso). In caso di licenziamento, il Fondo garantirà agli autoferrotranvieri, per i primi mesi in concorrenza con l’Aspi, garantirà per tre anni al lavoratore disoccupato un trattamento pari a circa 1.300 euro per i primi 18 mesi, che poi scenderanno a 1.150 per i rimanenti 18 mesi. Il Fondo autoferrotranvieri, per diventare operativo, attende solo che l'INPS ne formalizzi ufficialmente la nascita con apposito un decreto.
Sindacati ed aziende esultano per un accordo che, a loro dire, dovrebbe essere definito storico. Finalmente, dopo lunghe rincorse e attese inutili della politica, le parti hanno trovato l’intesa giusta con il sindacato senza chiedere soldi allo stato, nonostante una congiuntura difficilissima, che vede il settore in una crisi estrema, sia al nord che al sud.
La riduzione di oltre il 15 per cento negli ultimi tre anni delle risorse assegnate dalle Regioni alle aziende del settore mettono in serio pericolo migliaia di posti di lavoro. Le stime (prudenziali) ci dicono che senza un recupero dei tagli effettuati alle risorse delle imprese, circa 8.500 dipendenti (oltre il 7 per cento del totale della forza lavoro del settore) a breve potrebbero essere "messi alla porta“. E proprio la creazione del Fondo, seppure benvenuta, è un chiaro ed evidente segnale di quanto il pericolo sia concreto.
La poco usuale collaborazione tra Aziende e Sindacati, pronti a mettere da parte le classiche beghe contrattuali, dimostra che comincia a serpeggiare anche tra le loro fila il terrore di non saper fronteggiare gli scenari futuri. Relazioni sindacali fino a pochi anni fa improntate all'ottenimento di norme favorevoli ed incrementi salariali, a volte ingiustificati, devono fare ora i conti con parole come fallimenti e licenziamenti.
Ma è possibile sperare ancora che tutti facciamo la loro parte perché il futuro prossimo non ci riserva a breve un rifanziamento del Fondo Nazionale del Trasporto Pubblico. Sappiamo che mancano all'appello 1,5 miliardi di euro e, quindi, in Campania più che altrove, è facile immaginare che molto presto i lavoratori (licenziati) dovranno purtroppo fare ricorso al nuovo strumento di ammortizzazione sociale costituito dal Fondo di Solidarietà appena nato.
Ciro Pastore