I capelli nel mito e nella leggenda
Il filosofo tedesco Nietzsche considerava i capelli "come una leggera trama cui agganciare i propri pensieri spirituali, quasi fossero un filtro di separazione del materiale e dell'istintivo da quello che è spirito e anima". Simbolo potente per gli uomini e per le donne, elemento di fascino e di potere, i capelli compaiono in molti miti e leggende.
Gli antichi Egizi descrivevano l'idea della seduzione come una donna dai bellissimi capelli che ha preparato una trappola per uccelli. I Greci credevano che uno dei compiti di Persefone, regina del regno dei morti, fosse quello di strappare il capello che legava ciascun uomo alla vita.
Ogni cultura ha poi le due idee in fatto di acconciature. Alcuni popoli dedicano moltissimo tempo ad esse e non sempre sono le donne le più vanitose…
Presso alcuni popoli africani le acconciature sono così elaborate che gli uomini dormono poggiando il capo su appositi reggitesta, per evitare che nel sonno possa rovinarsi. Proprio per la grande valenza simbolica, in molte culture rasare i capelli era un disonore riservato ai nemici sconfitti. Per contro i guerrieri di certe tribù indiane si radevano il capo per non offrire al nemico la possibilità di collezionare i loro scalpi.
Anche nel mondo religioso i capelli rivestono un ruolo importante.
Gli antichi sciamani o ancora oggi molti yogi non si tagliano i capelli come voto alla divinità. Al contrario i druidi celtici o i monaci cristiani si radevano parte della testa per sottolineare la loro condizione di votati.
Nella Bibbia, inoltre, si parla di un uomo dalla forza sovrumana, di nome Sansone, eroe del suo popolo nell’eterna lotta contro i popoli nemici. Le radici di questo potere stavano proprio nei suoi capelli.
Dio promette alla madre di Sansone che avrà un figlio potente e le dice: "il rasoio non passerà mai sopra la sua testa perché sarà consacrato a Dio". Quando però la bellissima Dalida, che i nemici avevano corrotto, riesce a scoprire questo segreto, per l’eroe si avvicina l’ora della fine. Sansone viene rasato di notte, mentre dorme sul grembo di Dalida e quindi incatenato e accecato. Quando però i capelli cominciano a ricrescere, Sansone riesce a mettere le mani sulle colonne portanti della casa e fa crollare l’edificio, morendo con tutti i suoi nemici.
Nelle nostre zone, invece, e in tutto l’arco alpino, c’è invece una curiosa leggenda, che riguarda un uomo dai lunghi capelli che vive nei boschi.
È una creatura schiva e timida, che trova rifugio in grotte e cavità naturali. Viene chiamato “uomo selvatico” e compare in moltissime storie. Normalmente non è cattivo. Piuttosto è scontroso, ma nel confronto con gli uomini di solito ha la peggio. Esiste anche una variante femminile, la donna selvatica. Per invidia può rubare i bambini alle mamme lasciando in cambio il proprio orribile e pelosissimo figlio. In questi casi, l’unico rimedio per farsi riconsegnare il figlio sarebbe quello di far piangere disperatamente il piccolo mostro. Il cuore di una madre, per quanto selvatica, non resiste a questo richiamo.
I capelloni della musica
Negli anni Sessanta del Novecento si affermò quello che per molto tempo parve un binomio indissolubile. Chi faceva musica appartenente ai generi nuovi, come il rock, non poteva non avere i capelli lunghi. E i giovani che suonavano o seguivano questi generi musicali erano soprannominati dai benpensanti in modo ironico e dispregiativo “capelloni”.
Quella dei capelli lunghi, in alcuni paesi divenne invece una vera ossessione, come in Italia. Probabilmente perché veniva infranto un tabù italico, quello di apparire effeminati portando i capelli lunghi. Così, mentre la TV di Stato dedicava lunghi servizi ironici ai “capelloni”, le band rispondevano con numerose canzoni “di protesta” in cui rivendicavano il diritto al capello lungo.
Invece il famoso episodio di Sansone ha generato un’altra moda, o forse dovremmo dire un altro modo di intendere il capello lungo.
Esiste un antico testo etiope del IV secolo d.C. (in Etiopia Cristianesimo ed ebraismo si diffusero precocemente) chiamato “Kebra Nagast” (“La Gloria dei Re”). In esso si parla dell’incontro tra il biblico re Salomone e la mitica Regina di Saba. Una parte è dedicata anche alla nascita di Sansone e al dono della forza collegata ai capelli. Questo libro ha ispirato un movimento, che è insieme religioso e politico, sviluppatosi in Giamaica negli anni trenta del Novecento. I seguaci del rastafarianesimo, conosciuti in tutto il mondo dagli anni Ottanta come “rasta” grazie a Bob Marley e alla musica reggae, tra gli altri impegni alla purezza talora si astengono anche dal taglio dei capelli e dal pettine, generando la tipica pettinatura a trecce, i cosiddetti dreadlocks.
Anche negli USA, comunque, la “guerra dei capelli” raggiunse momenti di grande tensione, con ragazzi cacciati dalle scuole per via della lunghezza della chioma, mentre subivano violenti attacchi da una parte dei media conservatori.
I capelli lunghi divennero uno dei simboli del movimento hippie che si sviluppò in quegli anni diffondendo idee dirompenti e oltraggiose per una larga parte della società americana: pacifismo fino alla renitenza alla leva, rifiuto del principio di autorità, libertà sessuale, uso di droghe e rock psichedelico.
Fu in quegli anni che due attori americani, James Rado e Gerome Ragni, rimasero folgorati da un quadro intitolato “Hair” visto in una mostra al Whitney Museum. Il quadro, che consisteva in un pettine e poche ciocche di capelli su una tela vuota, li ispirò per il titolo del musical rock che stavano scrivendo.
Hair racconta la storia di un gruppo politicamente attivo di "capelloni" (chiamato “the tribe”) che si definiscono "hippies dell'età dell'Aquario", si rifiutano di partire per la guerra del Vietnam e conducono in una sorta di comune una vita da artisti. L’ispirazione veniva anche dalla conoscenza di un vero gruppo di hippie dell’East Village. La vicenda ruota intorno al tentativo di trovare un equilibrio tra l’armonia interna alla comunità e la rivolta pacifica contro la guerra e i valori della società conservatrice.
Nel musical viene più volte invocato l’avvento di una nuova era, quella dell’Aquario…
L’idea è che il segno astrologico dell’Aquario possa influenzare una nuova epoca caratterizzata da solidarietà, democrazia, fratellanza, ecologismo, apertura a nuove idee e sviluppo di nuove tecnologie, mentre si assisterebbe al fallimento dei vecchi schemi sociali o religiosi basate sulla limitazione della libertà di scelta. Per questo molti ritengono imminente l’avvento della nuova “era dell'Aquario”.
Dal musical “Hair”, "Aquarius".
Precisiamo che nessun capello è stato maltrattato per la realizzazione della foto di apertura, che è una cortesia di ELE.