Nella bottega del mistero vi facciamo il tatuaggio

Creato il 10 dicembre 2011 da Zetaman

L'arte antica del tatuaggio
L’usanza di praticare dei tatuaggi è molto antica anche se difficile datarla con precisione dal momento che normalmente i tessuti corporei non sopravvivono al processo di decomposizione. Ci sono peraltro prove dell’usanza di decorare il corpo già in epoche molto remote. E allora come oggi esistevano tatuaggi permanenti ed altri temporanei.
Nelle palafitte italiane (per inciso la prima ad essere scoperta in Italia fu quella di Mercurago, ad Arona) si trovano abbastanza frequentemente delle tavolette d’argilla cotta con dei misteriosi segni impressi. Sono interpretate come stampi usati dagli abitanti di questi villaggi costruiti sulle rive dei laghi, per imprimere sul corpo delle pitture vegetali.
Esistono delle prove indirette di questa pratica, una sorta di straordinaria istantanea di questo genere dei decorazioni corporali. Nelle pitture rupestri del Sahara, datate al VI-V millennio a.C., sono rappresentati personaggi con i corpi dipinti.
Una testimonianza ancora più straordinaria è costituita dal ritrovamento della mummia dell’uomo del Similaun, scoperta in un nevaio ad alta quota nella Val Senales venti anni fa. Sulla schiena e sulle gambe sono stati individuati dei tatuaggi, in corrispondenza di patologie dolorose, rilevate dalle analisi radiologiche. Si presume pertanto che avessero scopi curativi. Erano ottenuti incidendo la pelle e sfregando le ferite con polvere di carbone di legna inumidito.
Con l’avvento del Cristianesimo l’uso del tatuaggio venne vietato in ossequio alla tradizione ebraica che condannava questa pratica. E forse anche per timore di quanto è scritto nel libro dell’Apocalisse.
In esso si narra infatti del marchio, forse proprio un tatuaggio, che la Bestia alleata di Satana, il Dragone antico, imprimerà negli ultimi tempi sulla mano destra e sulla fronte di tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi. E senza quel marchio nessuno potrà comprare o vendere.
Furono i viaggi e le esplorazioni a far tornare in Europa l’interesse per i tatuaggi, nonostante lo scetticismo o l’avversione delle classi dominanti.
Il celebre medico Cesare Lombroso elaborò alla fine dell’Ottocento una teoria ai suoi tempi molto popolare benché oggi sia relegata tra le curiosità pseudoscientifiche. Tra i vari indizi per individuare “l’indole criminale”, oltre alla forma della testa e altre amenità del genere, egli indicava anche la presenza di tatuaggi.
Negli stessi anni però i resoconti dei viaggiatori facevano rinascere l’interesse per i tatuaggi. E tra gli esploratori non possiamo non ricordarne alcuni della nostra zona.
Viaggiatori come il novarese Ugo Ferrandi che esplorò la Somalia nell’Ottocento. Come Guido Boggiani, fotografo omegnese morto in Sud America in circostanze misteriose nel 1902, che ci ha lasciato meravigliose fotografie degli indigeni del Paraguay e dei loro tatuaggi. O come Maurizio Leigheb che negli ultimi decenni ha avvicinato e documentato decine di popoli in Africa, Asia e Sud America.
La maledizione del rock colpisce ancora
Una vedova tatuata che canta senza peli sulla lingua con la voce di una diva nera degli anni quaranta, mescolando soul, jazz e hip hop. Un video girato in bianco e nero in cui la cantante depone una rosa bianca su una tomba su cui appare la scritta “Riposa in pace, cuore di Amy Winehouse”.
Questo è il video di “Back to black”, la canzone che da il titolo al secondo album della cantautrice inglese Amy Winehouse, pubblicato nel 2006. Un album che ne decreta il successo mondiale, ma esplicita fin dal primo singolo estratto “rehab” tutto il malessere di una ragazza arrivata presto al successo ma incapace di uscire da un nero e drammatico tunnel fatto di alcol, droga e disordini alimentari.
Difficoltà presto evidenti anche al pubblico in un susseguirsi di immagini scandalose, arresti, ricoveri e problemi nell’esibirsi dal vivo a causa delle sue condizioni di salute. Il 18 giugno 2011 appare per l’ultima volta in pubblico a Belgrado, visibilmente ubriaca. Al punto da dover annullare l'intero tour europeo.
Il 23 luglio 2011 una guardia del corpo trova il cadavere della ragazza nel letto della sua casa al numero 30 di Camden Square. L’autopsia non rivela tracce di droga, ma alcol in una quantità da non poter stabilire se sia causa diretta della morte. Amy non ha ancora compiuto 28 anni.
Con la sua morte, avvenuta a 27 anni, Amy Winehouse è entrata in quella leggenda nera che sembra colpire con particolare accanimento i cantanti: la maledizione del 27. Una serie di morti improvvise e anomale che accomuna molti artisti morti a 27 anni ed entrati a far parte di quello che è chiamato, in maniera un po’ macabra, il “Club del 27”.
La prima vittima fu il geniale polistrumentista e fondatore dei Rolling Stones, Brian Jones annegato in piscina nel 1969 a 27 anni d’età. Il coroner attribuì la morte all’abuso di droghe, ma anni dopo la fidanzata, Anna Wohlin, sostenne in un libro che Brian era stato assassinato dal costruttore della sua villa, il quale avrebbe confessato l’omicidio in punto di morte.
Il 18 settembre 1970, probabilmente soffocato dal suo vomito dopo un cocktail di alcool e tranquillanti, moriva il chitarrista statunitense Jimi Hendrix, reduce da alcuni disastrosi concerti.
Anche in questo caso si è parlato di omicidio, accusando il manager del musicista (morto a sua volta in un incidente aereo) con cui Hendrix intendeva tagliare i ponti, e persino la CIA, che forse voleva punirlo per aver eseguito l’anno precedente al festival di Woodstock l’inno nazionale statunitense in maniera volutamente distorta, in un’esecuzione passata alla storia.
Sempre nel 1970 moriva la cantante statunitense Janes Joplin stroncata da un’overdose di eroina. Mentre nel 1971 fu la volta del “Re Lucertola”, Jim Morrison il front man dei Doors, morto a Parigi in circostanze mai chiarite.
Nel 1994 la maledizione colpì Kurt Cobain dei Nirvana (ne abbiamo parlato qui). Questi però sono soli i più famosi, dal momento che il “Club del 27” comprende altri 29 artisti più o meno noti, inclusa Amy Winehouse, tutti tragicamente morti a 27 anni. Per molti di essi, girarono voci mai pienamente verificate, di misteriose circostanze e di morti sospette.
Amy Whineouse – Back to black
La foto è una cortesia di Ele che per questa foto si è avvalsa della collaborazione tecnica dello Smilzo, mentre Andrea dei Buzz (ospiti della scorsa puntata) ha gentilmente messo a disposizione il tatuaggio.


La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.
Sade – Like a tattoo
Ma voi, quali altre canzoni tatuate conoscete?
Fatecelo sapere coi vostri commenti!
Questo è un post di www.illagodeimisteri.it

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