E' la materia principale che François Ozon porta sul grande schermo col suo "Nella Casa" (titolo cacofonico ma tradotto letteralmente dall'originale "Dans La Maison"), thriller psicologico di cui ha scritto anche la sceneggiatura, liberamente tratta dalla commedia teatrale "Il Ragazzo dell'Ultimo Banco" di Juan Mayorga.
La storia segue le vicende del rapporto ossessivo nato tra un insegnante di francese e un alunno della sua classe, esito del sorprendente talento del sedicenne nel saper scrivere momenti di vita vissuta con grande perizia e inaspettata maestria. Ma il sodalizio tra i due si trasforma presto in esperimento senza regole, non appena l’attrazione del ragazzo per la famiglia di classe media di un suo compagno si fa materia principale dei suoi racconti, spingendolo continuamente ad entrare nella loro casa per dar libero sfogo ai suoi desideri, curiosità e poter vivere dall'interno le loro atmosfere, i loro odori e quei comportamenti che appartengono esclusivamente all'intimità familiare.
Un breve docusaggio, iniziato come comune tema per un compito in classe, si rettifica quindi in qualcosa di molto più elaborato e pericoloso, che oltre al voyeurismo patito da chi ne diviene semplicemente lettore stimola un cambiamento spontaneo soprattutto da chi ne interpreta il ruolo di indiscreto esecutore, correggendo la possibile e sospetta pulsione sessuale adolescenziale presunta verso la donna, madre del suo compagno, in vera e propria attrazione fino a reale innamoramento. La realtà descritta nei capitoli d’apertura pertanto si ammorbidisce o, in alcuni casi, viene addirittura smussata, mentre l'immaginazione prende il sopravvento e i risvolti della vicenda si alterano, lasciando il beneficio del dubbio su ciò che veramente accade e ciò che è solo frutto di fantasia.
Tuttavia, regole ferree a parte, "Nella Casa" si concede alcune flessioni che gli impediscono di arrivare a conquistare incondizionatamente lo spettatore, scelte facili, prevedibili, che pongono l'avventura di Claude nella dimora del suo (migliore) amico Rapha in un minestrone di spunti visti e già abbondantemente squadrati. Eppure a Ozon questo sembra interessare meno e lo ribadisce innalzando nell'esatto momento in cui la pellicola sembra perdere terreno quello che viene definito tecnicamente il finale perfetto. La scena che chiude il sipario perciò non può altro che essere quella che nessuno si aspetta ma che ogni lettore – qui spettatore – arriva a considerare l'unica possibile, dove i due protagonisti, vittime del loro stesso gioco, rimangono uniti nel dramma e nella passione.
Un quadro perfetto, capace di non chiudere la scena in maniera netta e insieme di inserirci il punto considerato definitivo.
Trailer: