Nella casa: Ozon, Chabrol e la società francese

Creato il 19 aprile 2013 da Pianosequenza

Nella casa
(Dans la maison)
François Ozon, 2012 (Francia), 105’
uscita italiana: 18 aprile 2013
voto su C.C.

Germain (Fabrice Luchini), professore senza più stimoli, scopre tra i suoi studenti un bizzarro talento letterario: si tratta di Claude (Ernst Umhauer), sedicenne dalla situazione familiare complessa, che nei compiti assegnati racconta con brillante acume le sue esperienze da voyeur vissute spiando la famiglia apparentemente “normale” di un compagno non troppo sveglio (Bastien Ughetto). Inizia così un gioco perverso, dalle imprevedibili conseguenze.

François Ozon disseziona la società francese con bisturi affilato, all’altezza del miglior Chabrol. Per farlo sceglie il registro della commedia nera, con risvolti persino da thriller, nella quale sono messi a confronto due mondi agli antipodi: da una parte gli intellettuali perennemente annoiati, superbi ed un po’ bigotti (Germain e la moglie Jeanne, interpretata da Kristin Scott Thomas), dall’altra una famigliola (gli Artole, Emmanuelle Seigner e Denis Ménochet) nella quale la facciata di felicità bourgeois cela conflitti irrisolti ed ambizioni non soddisfatte. Questi due universi vengono in contatto, per interposta persona, grazie agli occhi e all’immaginazione di Claude, giovane sociopatico dalle ingenue intenzioni che s’insinua nella casa “perfetta” degli Artole. Il suo è un bisogno infantile di affetto familiare che si trasforma in qualcosa di diverso e più insidioso col passare del tempo, grazie anche alle insistenze del professor Germain, attratto dall’idea di rivivere attraverso gli scritti del ragazzo la sua gioventù da romanziere fallito. Presto il confine tra giusto e sbagliato, tra morale ed immorale, diventa più sfocato: persino Jeanne, inizialmente scettica circa l’atteggiamento del marito nei confronti della vicenda, ne diviene morbosamente appassionata. Claude è infatti diventato un irresistibile “buco della serratura” grazie al quale sbirciare la vita degli altri, celandosi dietro una presunta (ma ostentata) superiorità intellettuale – lo sprezzante sarcasmo col quale il ragazzo descrive la quotidianità degli Artole è uno dei motivi che rendono così interessanti i racconti per il suo piccolo “pubblico”.
Gli occhi di Claude diventano lo sguardo dello spettatore, che resta intrappolato nell’universo cinico e grottesco messo in scena con abilità da Ozon: realtà ed immaginazione iniziano a confondersi, fino a rendere impossibile distinguerle. Da qui prende le mosse l’ultima parte della narrazione, un crescendo piuttosto surreale che sembra fissare più chiaramente le “coordinate” del film, reso divertita ma inquietante metafora dei conflitti (culturali, sociali, economici) della società occidentale.
Impietoso.


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