Nella tristezza l'anima danza

Creato il 05 giugno 2014 da Pamelachristiane @Un_vuoto_pieno

Vorrei aver fatto scelte migliori, vorrei essere l'eroe che immagino ogni giorno. Vorrei avere la forza per continuare a provarci, ma soprattutto, vorrei continuare a crederci.
Gianmarco Campone
E arrivò la tristezza, a ricordarti che non tu non sei quello che sei diventato per compiacere un insegnante, un padre, un morto.
O per rivincita nei confronti di un destino avverso, un nemico, una delusione.
Che tu, non sei quello che ti sei impegnato a diventare con tanto sforzo.
Che tu non sei un obbiettivo.Scelgo la forma non vicina all'etimo latino per restare accanto alla meno conformista in letteratura e più popolare doppia b.
La tristezza ti ha chiesto: chi sei?  E tu non hai saputo rispondere.
Credi che lei ti abbia voluto sfidare mentre ti sta solo invitando a scoprirti.
Quanti di quei vestiti che indossi sono tuoi?
Cosa significa scelte migliori?
Le scelte possono essere tue o non tue non migliori o peggiori.
Il giudizio le può catalogare ma l'anima non conosce scelte migliori che quelle che fa perché le procurano gioia.
E allora la tristezza è un messaggio: Ti piace quello che stai scegliendo? O lo stai scegliendo per non deludere qualcuno, per fare un piacere a qualcun altro?
Nella tristezza ci sono molte sfumature di colori, se l'osserviamo, se ci guardiamo dentro e la prendiamo con noi ci mostra una parte nascosta, segreta di noi, che chiede di trovare un modo per indicarci cosa è davvero importante per la nostra crescita e il nostro benessere.
A volte rifiutandomi di ascoltare non apro la porta a questa parte di me ma lei è tenace e bussa più forte.
Alla fine la spalanca violentemente e mi viene ad abbracciare togliendomi il respiro ricordandomi che farei meglio ad invitarla per un caffè la prossima volta piuttosto che farla incazzare.
Non riuscivo a vedermi, a vedere quanto di tutto ciò che portavo avanti era un desiderio altrui, quanto non avevo lasciato andare e quanto non accettavo di vivere in un conflitto piuttosto che adoperarmi a tutti i costi per una pace finta, volevo sistemare qualcosa come si fa con una macchina ignorando i tempi di semina e maturazione, ignorando che io non ho il controllo sui moti dell'anima ma che lei se la lascio fare si occupa di me, di procurarmi tutto ciò di cui ho bisogno al momento giusto.
E' una questione di fiducia.
E' una questione di fede.
E' un arrendersi a un potere che dentro di te sa esattamente quando le ali sono pronte per spiccare il volo.
Non serve a nulla metter fretta a un seme, il fiore ha i suoi tempi per venir fuori non i tuoi, la natura fa tutto nel migliore dei modi, non ha bisogno del nostro brillante intervento.
Lo avevo dimenticato, avevo dimenticato di accogliere e ascoltare, di starmene lì a dar retta a chi ne sa più di me, alla forza che dentro di me trasforma il bruco.
Avevo sbagliato? Mi sentivo in colpa?
Stavo lì e accoglievo, stavo lì e per la prima volta non stavo facendo più niente per cambiare le cose, con umiltà mi accorgevo che rinunciando all'ostinazione si faceva spazio una forza e un potere antichi, dimenticati.
Così mi è venuta voglia di disegnare, avrei disegnato qualcosa di triste pensai...
Ma con meraviglia scoprii che nella tristezza la mia anima danzava, riportandomi a casa...
Eccola qua! :)


Quando farai della tua sofferenza una cattedrale, tu diventerai il tuo unico Dio.
 Stefano Gentilini 
...o Dea
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