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Nella violenza di una guerra un teatro romano a sabratha, in libia, viene risparmiato. un miracolo

Creato il 17 ottobre 2011 da Madyur

A Sabratha c’è il sito archeologico patrimonio dell’Unesco. Un teatro antico rimasto nel tempo. Per miracolo non è stato toccato dalla violenza che in Libia vede confrontarsi i ribelli contro i fedelissimi a Gheddafi.

Theatre_sabratha_libya

La palazzina distante 300 metri dal sito è stata distrutta da un colpo di mortaio. Le pareti portano i segni di mitragliate e proiettili di armi pesanti. La battaglia c’è stata anche in questa città , che dal 22 febbraio in poi è stata uno die punti cruciali per l’avanzata dei ribelli verso la capitale.

Sulla strada costiera che dal confine con la Tunisia porta a Tripoli è a Sabratha che si vedono i primi segni della guerra. Le case alte hanno i tetti sfondati , non ci sono vetri intatti nella parte alta , gli incendi hanno annerito le facciate. A meno di un chilometro dalle rovine romane , si trova un ammasso di macerie e ferri contorti: è quel che rimane di una caserma rasa al suolo da un Raid Nato.

Sembra impossibile, quindi, che bassorilievi marmorei o i preziosi mosaici del sito siano stati risparmiati. Il muro di contenimento della scena del teatro è stata bersagliata da raffiche e quindi inciso sulla storia su queste pietre vecchie 1800 anni. Ma è tutto. Sono intatti i mosaici , nel museo, restaurati da archeologi italiani. Troneggia al centro dei marmi la statua di Giove.

Ai fedelissimi di Gheddafi della cultura non interessa nulla , neanche sanno cosa è Sabratha. I carri armati hanno sparato nelle strade della città e i cittadini speravano che nessuno venisse in mente di rifugiarsi nel sito. Con i bombardamenti Nato si è temuto il peggio. Le raccomandazioni dei ribelli alla Nato era di bombardare soltanto obiettivi sicuri , su indicazioni loro.

Mehmet Amhara , responsabile amministrativo del sito “Abbiamo deciso di restare qui negli uffici , ci siamo armati di bastoni e qualche coltello e abbiamo dormito vicino al museo”. A guardia delle opera d’arte. Il 17 agosto i ribelli avevano deciso di entrare nella città e Sabratha era prona a dargli una mano.

Il 18 agosto a Sabratha sventolava la bandiera della Libia liberata. “Ho dovuto ancora difendere il sito – racconta un custode – tutti quei giovani euforici che si arrampicavano ovunque rischiavano di fare danni”


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