C'è una storiella sufi che mi ha colpita molto.Spesso (leggi:sempre) tendiamo a giudicare ciò che vediamo secondo criteri di buono o cattivo, bello o brutto, totalmente arbitrari e soggettivi. Questi giudizi che emettiamo costantemente sono condizionati dal nostro passato, dalle idee che ci hanno influenzato e nelle quali siamo cresciuti, dalle esperienze positive e negative (soprattutto negative) che ci hanno segnato.
Le impressioni che riceviamo dalla realtà esterna sono sempre filtrate dalla nostra mente e sono quindi "soggettive" e dunque errate. Espresso così, questo concetto non piace e non viene accettato (lo so) perchè è come dire: non capiamo niente della realtà che ci circonda. La storiella sufi, semplice e apparentemente ingenua, riesce bene a spiegare questo concetto e ci mette di fronte a una realtà tristemente vera: "nello specchio deformante della nostra mente, un angelo può sembrare avere il viso di un demone":
L'IDIOTA E IL CAMMELLO CHE BRUCAVA
Un idiota, guardando un cammello che brucava gli disse: "Mi sembri storto. Perchè sei così?""Giudicando in base a un'impressione, stai attribuendo ad un difetto ciò che ha modellato la mia forma", replicò il cammello "Bada bene! Non prendere per difetto la mia apparente deformità. Vattene di qui al più presto! Il mio aspetto ha la sua ragione d'essere e adempie la sua funzione. L'arco ha bisogno sia della curvatura del legno sia della rettitudine della corda. Fila via, imbecille! Una percezione d'asino va di pari passo con una natura d'asino!".