A Nelson Mandelaa quella sua faccia tonda come una melacon al posto della buccia una scorza delicatacome la forza della sua scalata al poterenon da detenere ma da condividerefra tutti i neri e tutti i bianchistanchi di un’assurda discriminazioneper colpa di un colore troppo scuro,Madiba che ha lottato tutta la vitaper abbattere il muro dell’odio e della segregazioneha creduto nella liberazione ogni giornoe dal primo giorno di ritorno in libertàha protetto la sacralità di una nazionedicendo che un popolo è fatto di personee non di schiavi ignari di rispettoal cospetto d’ignavi bianchi colonizzatoriuntori di violenza e di repressione,Madiba che ha dato al mondo la più grandelezione di rispetto per i nemici cruenti avversariprosciugando i mari della vendettae portando acqua nei desertidelle intolleranze razziali,ha aperto le stanze della sua casafacendo tabula rasa di anni di impegnocon il ritegno e il pudore di un vecchioelefante che sceglie la terra in cui morire,così ha cercato il gioire della domesticitàdopo ere di clandestinità rivoluzionaria,Madiba che ha ripulito l’aria di questo nostro pianetacon la fede folle di un’asceta della paceperché se nell’uomo non tace l’amoreil rumore dell’utopia non rimanesolo cosa tua e cosa miama diventa storia di una nazioneche ha scelto la riconciliazioneal rancore perpetuo e distruttoreha scelto l’amore del dialogo e del rispettoanche in un luogo così negletto e lontano.Madiba che chiude la manoe stringe il pugno al cieloil petalo della libertà in cima al suo stelo più nero.
A Nelson Mandelaa quella sua faccia tonda come una melacon al posto della buccia una scorza delicatacome la forza della sua scalata al poterenon da detenere ma da condividerefra tutti i neri e tutti i bianchistanchi di un’assurda discriminazioneper colpa di un colore troppo scuro,Madiba che ha lottato tutta la vitaper abbattere il muro dell’odio e della segregazioneha creduto nella liberazione ogni giornoe dal primo giorno di ritorno in libertàha protetto la sacralità di una nazionedicendo che un popolo è fatto di personee non di schiavi ignari di rispettoal cospetto d’ignavi bianchi colonizzatoriuntori di violenza e di repressione,Madiba che ha dato al mondo la più grandelezione di rispetto per i nemici cruenti avversariprosciugando i mari della vendettae portando acqua nei desertidelle intolleranze razziali,ha aperto le stanze della sua casafacendo tabula rasa di anni di impegnocon il ritegno e il pudore di un vecchioelefante che sceglie la terra in cui morire,così ha cercato il gioire della domesticitàdopo ere di clandestinità rivoluzionaria,Madiba che ha ripulito l’aria di questo nostro pianetacon la fede folle di un’asceta della paceperché se nell’uomo non tace l’amoreil rumore dell’utopia non rimanesolo cosa tua e cosa miama diventa storia di una nazioneche ha scelto la riconciliazioneal rancore perpetuo e distruttoreha scelto l’amore del dialogo e del rispettoanche in un luogo così negletto e lontano.Madiba che chiude la manoe stringe il pugno al cieloil petalo della libertà in cima al suo stelo più nero.
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