Child Glenda
(da pinterest)
Giulia aveva àncore di carta incollate ai piedi, a piccoli disegni d’inchiostro intinto e poi dorato. V’erano scritti desideri e sogni, parole d’incanto francese, che la rassomigliavano a sua madre e al porto in cui lui, suo padre, era approdato dopo un lungo viaggio.
Abitava una culla d’oro che suo padre le aveva regalato, nel timore di non essere abbastanza uomo, troppo adulto per un bambina. Ogni mattina le scolpiva un sole e le dedicava un fiore, per farla veleggiare in sua assenza. Ogni notte restava sveglio a vegliarla, nel doloroso affanno di vederla sparire.
Giulia era venuta al mondo vestita di rosso, passione e prece per le sue ore, e nulla sapeva d’essere parte di uno strano miscuglio di vite e d’anime e nemmeno sapeva che d’altra madre avrebbe potuto avere colore d’anima e cuore.
Dei capelli no. Quelli solo erano vita di suo padre e nulla l’avrebbe distolta d’essere sua unica figlia.
Nemmeno l’amore.
Chiara