Neo-Papà in Congedo

Da Federina

I neo-papà, proprio come le neo-mamme, dovrebbero poter stare a casa dopo la nascita dei figli.

Siete d’accordo?

Sicuramente è un passo avanti verso la parità di sessi e un’assunzione di responsabilità. Sorgono però alcuni dubbi:

  • E’ giusto che il congedo per paternità sia obbligatorio?
  • Come potrebbe essere formalo e quanto dovrebbe durare?
  • Può essere un ostacolo alla carriera?
  • Come reagirebbero i colleghi’
  • Servirebbe a limitare le disparità di trattamento tra uomo e donna nel mondo del lavoro?

Alcuni credono che un congedo di circa una settimana dalla nascita del bambino sia sufficiente per i neo-padri.

Ma una società attenta alle pari opportunità tra i sessi dovrebbe promuovere una cultura e una conseguente legislazione che sia attenta alle pari responsabilità tra uomo e donna. Le donne devono essere incoraggiate a rimanere nel mondo del lavoro anche dopo a nascita di un figlio e alcuni paesi europei come quelli scandinavi e il Portogallo, già prevedono un congedo obbligatorio per i neo-padri. Inoltre, se anche le donne dovranno lavorare fino ai 65 anni, è importante che sia riequilibrato un altro pezzo della loro vita, il tempo speso per la cura della casa e dei figli. I padri saranno obbligati ad avere un maggiore rispetto del ruolo di madre anche grazie a una normativa europea che si sta traducendo in tutti gli stati in conseguenti legislazioni bipartisan.

E poi prendersi cura dei proprio figli è un piacere, è un regalo che ogni genitore non si dovrebbe mai negare.

Un congedo obbligatorio non significa però che i neo-padri possano avere il tempo per fare qualche gita o andare a pesca. Per togliere un male dalla società si rischierebbe di crearne un altro ben più grave: uomini a spasso e donne ancora più oberate. Sarebbe diverso se questo tempo per la famiglia fosse messo a disposizione in modo più oculato, ad esempio a periodi alterni tra la mamma e il papà: i padri sarebbero obbligati a prendersi la responsabilità del figlio in modo totale, sostituendo in tutto e per tutto la madre.

Certo, una settimana è un periodo veramente breve, ma servono comunque ad affermare un principio: la nascita di un figlio non riguarda un solo genitore. La mamma ha sicuramente un legame privilegiato con la prole, non equiparabile o assimilabile a quello dei padri, ma questo non deve essere un ostacolo, ma un limite da superare.

Attualmente la legge italiana in merito di congedi parentali per paternità prevede che i padri possano assentarsi dal posto di lavoro nei 3 mesi successivi alla nascita del bambino solo per in caso di morte o di grave infermità della moglie, o in caso di abbandono del figlio o dell’affidamento al padre.

Il congedo parentale per gli uomini è facoltativo e retribuito solo per il 30%.

Le proposte di legge per attuare le direttive europee parlano di 4 giorni consecutivi di astensione dal lavoro per i neopadri per i primi 3 mesi di vita del bambino con una retribuzione completa, ma a carico dello stato. Alcune proposte prevedono anche che il congedo di maternità possa essere trasferito al padre nel caso in cui la mamma sia una libera professionista o una lavoratrice agricola o autonoma.


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