Nero / 2

Da Fiaba

Seconda parte, trovate tutte le puntate qui.

Finché un giorno un plumbeo burocrate sorrise all’illuminazione sopraggiunta. Sorrise di gusto, qualcuno giurerebbe che la risata fosse di un bell’arancione acceso. I colleghi non erano abituati a vederlo ridere. Curioso.

Prese un paio di giorni di ferie e attraversò il suo paese e al limitar del grigio caliginoso, iniziò ad intravedere il verde esangue del bosco cittadino. Si inoltrò verso quel luogo che ricordava smeraldo nella sua fantasia e ritrovò l’argenteo stagno.

Sorrise di nuovo nello specchiare il volto rosa smunto nel lucido specchio dei ricordi.

A pesca con il padre, con le gote rosso rubicondo nel freddo delle mattine lontane, un po’ sperando di agganciare qualche bigio pesciolino un po’ nella consapevolezza di una placida giornata insieme.

In quel freddo, pescarono un curioso bauletto color castano, un po’ imbrunito dall’umidità, ma ancora intatto nelle sue forme. Un piccolo lucchetto nero, se lo ricordava vagamente, ma quantomeno aveva conservato l’idea del nero, un po’ sbiadito nel ricordo, ma nero. E sorrideva ripetendo NERO.

Lui e il padre si guardarono. Per il bambino fu il dorato tesoro del galeone scomparso e il padre dovette ammettere l’emozione infantile. Si guardarono di nuovo.

In un attimo furono sulla riva bruna, come rompere quel nero sigillo? Apparentemente missione rosea, non fu così un po’ per il verdastro strato scivoloso, un po’ per qualche oscuro motivo. Molto oscuro, vista l’apparente inconsistenza del materiale con cui era costruito quel piccolo scrigno che ormai tendeva al caffè man mano che s’asciugava.

Lo portarono a casa, con quella macchinetta beige scolorita. Nel garage, tra quelle pareti grigio cemento, presero un bel cacciavite giallo e nero – NERO, sì, ne era sicuro e nemmeno troppo sbiadito – e il lucchetto cedette.

Un’avventura per loro, inedita, con poche parole, ma con quello sguardo blu curioso che solo due bambini possono avere. Anche se uno era padre e l’altro figlio, quell’evento li metteva sullo stesso piano. Entrambi esplodevano di fanciulla fervida immaginazione. Anzi: fantasia, dorata e con qualche riflesso rubino.

Si guardarono, occhi sempre blu e grandi. L’aprirono, insieme.

Nero. Prendilo tu, gli disse il padre.

[… continua …]