Nervi d’acciaio: la prima volta che accadde

Da Stampalternativa

La prima volta che mi successe avevo compiuto 18 anni da cinque giorni. La scuola aveva programmato una settimana bianca in Trentino e c’era una grande trepidazione. Circa un mese prima avevo iniziato ad avvicinarmi a temi mistici e filosofici. Discutevo molto spesso con i miei professori e i miei compagni di classe. Ascoltavo musica per ore e ore. A volte sempre la stessa canzone, per tutta la giornata. Di solito “Giovanna d’Arco” di Fabrizio De André.

La sera, quando andavo a letto, il mio pensiero, come impazzito, si interrogava sulla vita, sulla morte, sul finito e l’infinito. Ero come risucchiato da un vortice che mi stava tirando sempre più verso il fondo; ero come saltato da un aereo a diecimila metri di quota senza il paracadute e stavo sempre più avvicinandomi al punto in cui mi sarei schiantato, come un bicchiere di cristallo vuoto, su un pavimento di granito. In quei giorni mi appassionavo a tutte le domande che non hanno risposta, come il perché della vita sospesa tra un passato in cui non esistevo e un futuro in cui non ci sarò più o il fatto che da ogni fenomeno, con una serie di domande, è possibile risalire fino a un principio che si è dedotto dall’osservazione.

Ad esempio: “L’elettrone tende a stare sempre nell’orbitae a energia più bassa”, oppure “Il calore passa sempre da un corpo più caldo a uno più freddo”. Questi princìpi sono così perché sono stati dimostrati matematicamente o sono stati osservati. Un altro esempio è quello del perché un corpo cade per terra, quando si lascia. È la forza di gravità che lo fa cadere, d’accordo, ma non si sa perché ci sia questa forza. Si è osservato che c’è.
Stavo cercando l’infinito nel finito, Dio in terra. Io stesso ormai ero diventato una domanda senza risposta, non sapevo più chi ero e che cosa volevo; come travolto da un fiume in piena, trascinato nella corrente, cercavo di aggrapparmi a qualcosa che non poteva sostenere il mio peso. Stavo scendendo lungo il ciclone fino al suo occhio dove lo spazio più tranquillo, la gita scolastica lontano da casa, ha fatto esplodere la bomba che era in me. Ripensandoci, adottai il comportamento di certi gatti che quando stanno per morire o sono feriti si isolano, lontano dal loro habitat quotidiano.


Nervi d’acciaio - Toccata e fuga dal disturbo bipolare di Carlo Castelli
Collana Eretica
104 pagine
ISBN: 978-88-6222-134-4