Nessi: il (non)sense della vita per Alessandro Bergonzoni

Creato il 02 dicembre 2014 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

In principio è il buio, anzi al buio. Come la vita, come la morte. Un uomo dà indicazioni ad un altro riguardo un quadro elettrico da trovare (ma che non trova). Un quadro elettrico con su scritto ON e OFF, ovvero la vita, ovvero la morte. Poi il sipario si apre e la platea viene inondata da un mare di fumo, quel fumo che impediva ad uno dei due di trovare il quadro elettrico. E Alessandro Bergonzoni esce dal fumo, scortato da luci verdastre, come uno scienziato pazzo (in questo i capelli arruffati lo aiutano), un creatore, un’entità divina e/o extraterrestre. Le sue mani inserite un’abbozzata e squadrata incubatrice deambulante.

È che così che Alessandro Bergonzoni inizia a ricercare i Nessi tra la vita e la morte, incastonando tra annessi e connessi i legami esistenti (e non) tra parole, modi di dire, proverbi, pure trovate d’ingegno. Tirando i fili di ciò che riguarda il vivere e il morire, i padri e i figli, i parenti e le generazioni, credenti e praticanti, volenti o nolenti, ciò che abbiamo e ciò che ci manca in punto di morte come in punta di vita, ne deriva un’ora e mezza che va giù tutta d’un fiato, che passa in un lampo, ipnotizzati e guardinghi sui funambolici passaggi tra un nesso e l’altro. Bergonzoni cammina sui suoi nessi come un acrobata esperto, che si esibisce sul filo del non-sense senza rete e senza imbracatura. Ancor più che nel precedente Urge, Bergonzoni è funambolo della parola, della semantica, del sentimento. Provare a ricordarsi una manciata delle sue battute è praticamente impossibile, un po’ come ricordare tutti gli eventi e i fili tesi dall’Ariosto nello smisurato Orlando Furioso. Stavolta è l’Alessandro Furioso, che stordisce dalle risate e dalla genialità. Ma oltre alla pancia, Bergonzoni colpisce anche la testa e il cuore. Lo fa in quei momenti in cui passa dal misunderstanding più giocoso e pindarico a stoccate di teatro d’impegno civile, sociale, citando con garbo Falcone e Borsellino. Ed è lì che la riflessione trova un robusto spiraglio nell’attenzione del pubblico. E allora si sfiora la standing ovation.

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